24/07/21

Elisa Pomarelli, uccisa perché donna e lesbica, che ha avuto giustizia solo a metà


È stato condannato a 20 anni di carcere Massimo Sebastiani, l’uomo accusato di aver ucciso Elisa Pomarelli e poi di averne nascosto il corpo per circa 15 giorni in un bosco. La sentenza è arrivata 5 giorni fa, al termine di un processo con rito abbreviato. Elisa Pomarelli venne uccisa il 25 agosto 2019 nel pollaio dell’operaio a Campogrande di Carpaneto (Piacenza), Sebastiani fu arrestato dopo una breve fuga il 7 settembre. Elisa venne strozzata da quello che considerava un amico. Secondo la ricostruzione, la giovane donna sarebbe stata uccisa per la sua indisponibilità alle attenzioni di Sebastiani. 

La mamma di Elisa Pomarelli: "Per me meritava l'ergastolo"
Le prime parole dopo la lettura della sentenza sono state pronunciate dalla sorella di Elisa, Debora: "Non è stata fatta giustizia, non ho parole, sono davvero delusa". Il procuratore Grazia Pradella aveva chiesto 24 anni di carcere per l’imputato. “Per me meritava l’ergastolo, era giusto chiedere quello. Non può esserci alternativa”, le parole della mamma di Elisa Pomarelli. La famiglia della vittima si era costituita parte civile al processo.

"A Elisa non è stata riconosciuta la violenza subita in quanto lesbica"
Non una di meno Piacenza, che aveva organizzato un presidio davanti al Tribunale di Piacenza in attesa della sentenza, con un post sui social aveva spiegato l’iniziativa collegandola all’approvazione del Ddl Zan. “Perché è importante che il DDL ZAN sia approvato? Perché a Elisa non è stata riconosciuta la violenza subita in quanto lesbica vittima di odio da parte di chi l’ha uccisa. Le narrazioni di vittime di lesbicidio, come per Elisa Pomarelli, sono invisibilizzate perché l’orientamento sessuale non è conforme all’ordine patriarcale ed eteronormativo. Così come per le soggettività trans, intersex e non binarie.
L’omicidio di Elisa Pomarelli è un dramma maturato in una società lesbofoba, il cui primo atto è la rimozione, la dimenticanza collettiva della soggettività lesbica. È un lesbicidio, va riconosciuto e raccontato come tale. Radio Onda Rossa lo fa in questo servizio, insieme alle voci delle compagne e della sorella di Elisa:

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