(Da Il Manifesto) - "La Louisiana ha votato per vietare il
diritto all’aborto dopo il rilevamento del cosiddetto battito cardiaco
fetale, vale a dire già a sei settimane di gravidanza. Nessuna eccezione
ammessa, nemmeno per i casi di stupro o di incesto.
Votando questa legge la Louisiana si è unita a Mississippi, Ohio, Georgia, Kentucky e Missouri, che, insieme al divieto quasi totale di abortire votato in Alabama, hanno formato un compatto fronte restrittivo, parte di una spinta conservatrice che a livello nazionale vuole riportare di fronte alla Corte suprema la storica sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati uniti. La misura della Louisiana verrà firmata dal governatore John Bel Edwards, unico democratico ad avallare questo ritorno al passato dei diritti civili delle donne americane.
...se un aborto avverrà in presenza di battito cardiaco, gli operatori saranno puniti con mille dollari di multa o fino a due anni di carcere... A nulla sono valse le precisazioni di medici che hanno più volte spiegato che alla sesta settimana di gravidanza l’organo cardiaco non è formato, quindi non si può parlare del battito di un organo che non c’è..."
Votando questa legge la Louisiana si è unita a Mississippi, Ohio, Georgia, Kentucky e Missouri, che, insieme al divieto quasi totale di abortire votato in Alabama, hanno formato un compatto fronte restrittivo, parte di una spinta conservatrice che a livello nazionale vuole riportare di fronte alla Corte suprema la storica sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati uniti. La misura della Louisiana verrà firmata dal governatore John Bel Edwards, unico democratico ad avallare questo ritorno al passato dei diritti civili delle donne americane.
...se un aborto avverrà in presenza di battito cardiaco, gli operatori saranno puniti con mille dollari di multa o fino a due anni di carcere... A nulla sono valse le precisazioni di medici che hanno più volte spiegato che alla sesta settimana di gravidanza l’organo cardiaco non è formato, quindi non si può parlare del battito di un organo che non c’è..."
(Dall'opuscolo del MFPR: "Diritto d'aborto Perchè sì")
SULL'ABORTO SI SCONTRANO
UNA VISIONE MATERIALISTICO DIALETTICA E UNA VISIONE ASCENTIFICA,
CATTOLICA
In generale le obiezioni
che vengono fatte sul diritto d'aborto e la libertà di scelta della
donna di portare avanti o meno una gravidanza, sono sostanzialmente
due:
Una che dice che l'aborto
uccide un essere umano, una persona, che non ha possibilità di
decidere; l'altra, non certo separata dalla prima ma che parte dalla
concezione religiosa, dice che è contro l'aborto perchè “sono
cattolica”.
Entrambe queste obiezioni
sono ascientifiche.
Sulla prima. Il feto è
una potenzialità di vita di una persona, ma non è ancora persona.
L'essere umano ancora non c'è. Quindi, non è vero che l'aborto
uccide una persona, dato che essa ancora non è tale. Pensiamo anche
al parto. Il parto è un momento di rottura da una situazione
esistente a una nuova, diversa qualitativamente;
prima c'è un
embrione, un feto, solo con la nascita c'è una persona. La futura
persona matura nella fase precedente ma ad un certo punto si produce
un salto; se non c'è quella rottura, salto, non c'è la persona, la
potenzialità non diventa realtà.
I processi che si
sviluppano nei nove mesi di gravidanza sono processi propri del corpo
della donna. L'ovulo, l'embrione, il feto sono costituiti da cellule
vive, ma non hanno la possibilità di un'esistenza indipendente, una
vita separata dalla vita della donna. L'embrione non è in grado di
alimentarsi, né eliminare le sue scorie, né tantomeno di respirare.
E la sua crescita e sviluppo è inseparabile dalle altre cellule che
costituiscono l'utero della donna, il suo sistema ormonale, quello
dell'alimentazione, delle respirazione, ecc. E', quindi, una parte
del corpo della donna per tutta la durata della gravidanza.
Ma la vera questione è
cosa si intende per “persona”, per “essere umano”. Una
persona per essere definita tale, è capace di vivere autonomamente,
di nutrirsi. Vi sono miriadi forme di vita. Cosa rende differente la
vita umana? La capacità di essere autonoma, di pensare, di
trasformare la realtà.
Quando si dice che con
l'aborto si uccide un bambino che non ha la possibilità di decidere,
si conferma, senza volerlo, il contrario di quello che si vuole
affermare: se non può decidere è perchè non è già un bambino; è
come dire che una parte del corpo della donna può decidere
indipendentemente, come se fosse separato dall'essere umano donna.
La questione dell'aborto,
quindi, ha a che fare con una lotta anche nel campo delle concezioni
filosofiche, su cosa e come si deve intendere l'essere umano. Su
questo ci viene in aiuto la concezione materialistico dialettica del
rapporto tra uomo e natura. Secondo questa concezione, l'uomo diventa
uomo, dando così inizio al suo continuo processo storico di
ominazione, quando con il lavoro si sgancia dall'immediato rapporto
con la natura. Prima dell'avvio di tale dinamica, la relazione tra
uomo e natura, non essendo mediata da nulla, a rigor di termine non
può essere considerata nemmeno una relazione. Non c'è relazione tra
due cose completamente assorbite l'una nell'altra e pienamente
identificabili. Se al posto della “natura” mettiamo la donna e al
posto dell'”uomo” mettiamo l'embrione, allora possiamo dire:
Embrione/potenzialità di essere umano e donna sono anch'essi
completamente assorbiti l'uno nell'altra e pienamente identificabili.
Non sono due soggetti distinti; l'embrione è assorbito nel corpo
della donna e pienamente identificabile con esso nei 9 mesi; mangia,
respira essendo parte del corpo della donna; finchè l'embrione non
si stacca dal corpo della donna non si può quindi considerarlo
bambino. Con la nascita, l'uomo
(l'embrione) inizia il suo separarsi e distinguersi dalla natura
(dalla donna).
Ancora, per farci aiutare sempre dal paragone:
rapporto uomo-natura. Il rapporto tra l'uomo è la natura risulta non
un rapporto meramente naturale ma storico e sociale dal momento
stesso in cui l'uomo è uomo e quindi non più, o almeno non solo,
natura.
Sulla seconda obiezione,
la concezione cattolica.
Qui non è in discussione
(o, per dirla chiara, non è trattabile ora e soltanto rispetto
all'aborto, anche se in un certo senso la posizione sull'aborto in
termini ideologici è un summa esemplare della concezione cattolica)
la fede religiosa, né il rispetto verso coloro che dicono “io sono
cattolica”, ma il fatto che occorre riconoscere, e lo dovrebbe fare
anche chi lo afferma, che far discendere il No all'aborto dal fatto
di essere cattolica, è un'argomentazione che non ha nulla di
scientifico, ma è appunto solo ideologica. E' come dire: io sono
cattolica e quindi penso che il mondo è stato creato da Dio. Il
problema è che questa concezione, che non ha nulla di scientifico,
ha delle conseguenze sociali, politiche molto concrete. Di fatto si
opera un rovesciamento delle questioni. Mentre all'embrione viene
conferito il titolo di persona e dunque anche tutto il diritto a non
essere abortito; alla donna, negandole ogni possibilità decisionale,
si nega il diritto di persona che può decidere!
Vale a dire, si cancella
l'idea stessa che le donne possano essere un soggetto autonomo, che
possano scegliere e decidere della loro vita. L'embrione diventa
persona e la donna diventa embrione. E' lo Stato che si arroga il
diritto di decidere e legiferare. Le donne sono considerate
“contenitori biologici” di embrioni che assumono più dignità
delle stesse madri. Questo non solo è antiscientifico, è inumano!
Altra conseguenza è la colpevolizzazione delle donne di operare
contro i valori fondamentali della vita. E su questo si torna sempre
al cuore della concezione cattolica: la donna è “Eva”; quella
che si ribella, che in nome della “conoscenza” viola le leggi e
fa sgretolare “il paradiso terrestre” e il potere dell'uomo. La
donna che mette in discussione la concezione cristiana di “tutela
della vita umana”, che invece di procreare abortisce, che non si
mette al servizio della “sacra famiglia”, sta di fatto minando
alla radice una parte importante dei “valori” su cui poggia la
società borghese. Ma, c'è da dire che questo da un pesante attacco
diventa di fatto un riconoscimento della donna
come portatrice di una concezione e possibile prassi sociale di
trasformazione radicale e complessiva di questo “mondo”. E non è
poco...
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