21 GIUGNO a Bergamo, allo spazio 'LA
PIRALIDE', in occasione della presentazione del libro di Paola Staccioli 'Sebben
che siamo donne', si è parlato contro il carcere, repressione, 41 bis, per la
solidarietà e difesa dei detenuti politici, dello sciopero della fame all'Aquila,
di come le storie delle 10 rivoluzionarie ricordate nel libro possano servirci
per l'oggi, di come facciano parte della nostra lotta, del nostro passato
recente, della lotta attuale per una società senza classi e senza
sfruttamento...
Riportiamo alcune brevi parti degli interventi di presentazione e di
Silvia Baraldini
Dormi sorella su queste
barricate
perché uomini e donne
intoneranno ancora
la lotta e la canzone
dormi tra le rose e il pane
noi cammineremo
a pugni chiusi
con il tuo cuore.
Dale Zaccaria, Nel suo
amore.
Dalla presentazione
"...Con questi libri abbiamo
l’obiettivo di ricordare dei rivoluzionari, in questo caso soltanto
rivoluzionarie, in secondo luogo siccome ci riteniamo dei militanti politici
non degli scrittori, capire cosa di queste storie può servirci per l’oggi,
perché noi riteniamo che queste storie, queste vite comunque fanno parte della
nostra lotta, del nostro passato recente, della lotta attuale per una società senza
più classi e senza sfruttamento.
In questo caso sono donne che a
questa lotta hanno dato un’importanza così elevata da arrivare a rischiare e
poi comunque a perdere la propria vita...".
"... nel commando c'era anche una donna, titolavano spesso i giornali, qualche decennio fa. Anche. A sottolineare l'eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta.
Nel sentire
comune una donna prende
le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze, mai per
decisione autonoma.
Al genere
femminile spetta un ruolo rassicurante... nel libro si racconta la storia di 10
donne ELENA ANGELONI, MARGHERITA CAGOL, ANNAMARIA MANTINI, BARBARA AZZARONI,
MARIA ANTONIETTA BERNA, ANNAMARIA LUDMAN, LAURA BARTOLINI, WILMA MONACO, MARIA
SOLEDAD ROSAS, DIABA BLEFARI, che dagli anni 70 all'inizio del nuovo millennio,
in Italia, hanno impugnato le armi o hanno effettuato azioni illegali
all'interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria,
sacrificando la vita per il loro impegno..."
Da Silvia Baraldini: "...Ogni
volta che presentiamo i nostri libri solleviamo 2 questioni. Ci sono ancora
circa 25 compagni che sono in carcere dagli anni 80. Hanno preso la posizione
che non vogliono alcun negoziato con il potere e lo stato, e si rifiutano di
chiedere qualsiasi cosa. In questo momento lo stato italiano chiede che venga
firmata una lettera per poter uscire dal carcere. Perché è così grave questa
lettera? Perché trasforma un atto politico a cui queste persone hanno
partecipato come membri di una organizzazione politica in un crimine
individuale di cui prendersi la colpa e scusarsi con i parenti delle vittime
trasformando completamente la loro posizione politica. Una cosa impossibile. I
compagni hanno chiesto che non si facciano campagne politiche per loro. Per noi
non significa che debbano essere dimenticati e che non si possa includere la
loro presenza, in modo che non restino estranei al movimento e ne vengano
rappresentati. Altra cosa è il 41 bis. È un momento critico, sono stati
iniziati degli scioperi della fame, Silvia e Anna, si sta allargando, oggi
anche la compagna Natasha è stata trasferita da Rebibbia all’Aquila, oltre a
Nadia Lioce. In più sappiamo che da lunedì fanno una battitura dalle 12.00 alle
12.30 e alcuni uomini sotto il 41 bis stanno partecipando. E c’è la questione
del dottore a cui non è ancora stato permesso di entrare. Io sono stata
all’ultima manifestazione all’Aquila, è stato importante, vedere quel carcere,
vedere la struttura è stata una testimonianza visibile di quello che
rappresenta il 41 bis. Non si vedevano nemmeno le finestre, talmente coperte,
simbolo dell’isolamento che è il 41.bis. È stato importante perché un compagno
di Rovereto ha chiarito la posizione sul 41 bis: noi siamo contrari al 41 bis
senza se e senza ma, e non dipende chi è la persona, il 41 bis come regime di
tortura deve essere eliminato. E’ importante dirlo perché pensiamo che a
sinistra ci siano stati molti equivoci, che molti non capiscano cosa sia
effettivamente il 41 bis e cosa rappresenti nelle carceri ma anche nella nostra
società..."
"...È molto importante
ricordare le vite di queste militanti e discutere dei temi collegati alle loro
scelte. Anche se non è facile. Anche perché i fatti di cui parliamo sono
recenti, hanno lasciato profonde lacerazioni. Dare e ricevere sofferenza. Per
nessuno è semplice, donna o uomo che sia, e certo non lo è per chi lotta per un
mondo senza più oppressione. Comunisti, anarchici, antifascisti, ricorrono alla
lotta armata quando lo ritengono inevitabile per mutare radicalmente le cose,
in senso rivoluzionario. E fra gli anni Sessanta e Settanta, gli anni delle
stragi, della strategia della tensione, in molti hanno ritenuto la violenza
politica una necessità storica. Migliaia di persone in Italia hanno preso le
armi, decine di migliaia hanno in qualche modo sostenuto questa scelta, mentre
centinaia di migliaia hanno effettuato azioni politiche illegali.
Insomma, credo sia del tutto
legittimo non condividere le scelte di queste donne, ma non si può negare che
queste militanti, e chi come loro ha impugnato le armi nell’ambito di una lotta
tra le classi, è parte di quella collettività ideale che nel mondo si è battuta
e ancora oggi si batte per una società senza più sfruttamento. È parte di
quella collettività che in Italia ha visto partigiani combattere per la
liberazione dal nazifascismo, operai battersi per migliori condizioni di vita e
di lavoro, braccianti, detenuti, soldati e molti altri lottare per i propri
diritti. E queste donne, nonostante la loro scelta politica radicale, comunque
hanno combattuto e dato la loro vita per amore. Amore per la giustizia sociale,
per la libertà di popoli e individui. Amore per la rivoluzione".
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