25/06/19

LE DONNE, LA LOTTA ARMATA... OGGI LA LOTTA CONTRO IL CARCERE TORTURA/41BIS



21 GIUGNO a Bergamo, allo spazio 'LA PIRALIDE', in occasione della presentazione del libro di Paola Staccioli 'Sebben che siamo donne', si è parlato contro il carcere, repressione, 41 bis, per la solidarietà e difesa dei detenuti politici, dello sciopero della fame all'Aquila, di come le storie delle 10 rivoluzionarie ricordate nel libro possano servirci per l'oggi, di come facciano parte della nostra lotta, del nostro passato recente, della lotta attuale per una società senza classi e senza sfruttamento...


Riportiamo alcune brevi parti degli interventi di presentazione e di Silvia Baraldini

Dormi sorella su queste barricate
perché uomini e donne
intoneranno ancora
la lotta e la canzone
dormi tra le rose e il pane
noi cammineremo
a pugni chiusi
con il tuo cuore.

Dale Zaccaria, Nel suo amore.


Dalla presentazione

"...Con questi libri abbiamo l’obiettivo di ricordare dei rivoluzionari, in questo caso soltanto rivoluzionarie, in secondo luogo siccome ci riteniamo dei militanti politici non degli scrittori, capire cosa di queste storie può servirci per l’oggi, perché noi riteniamo che queste storie, queste vite comunque fanno parte della nostra lotta, del nostro passato recente, della lotta attuale per una società senza più classi e senza sfruttamento.
In questo caso sono donne che a questa lotta hanno dato un’importanza così elevata da arrivare a rischiare e poi comunque a perdere la propria vita...".

"... nel commando c'era anche una donna, titolavano spesso i giornali, qualche decennio fa. Anche. A sottolineare l'eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta.
Nel sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze, mai per decisione autonoma.
Al genere femminile spetta un ruolo rassicurante... nel libro si racconta la storia di 10 donne ELENA ANGELONI, MARGHERITA CAGOL, ANNAMARIA MANTINI, BARBARA AZZARONI, MARIA ANTONIETTA BERNA, ANNAMARIA LUDMAN, LAURA BARTOLINI, WILMA MONACO, MARIA SOLEDAD ROSAS, DIABA BLEFARI, che dagli anni 70 all'inizio del nuovo millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o hanno effettuato azioni illegali all'interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno..."

Da Silvia Baraldini: "...Ogni volta che presentiamo i nostri libri solleviamo 2 questioni. Ci sono ancora circa 25 compagni che sono in carcere dagli anni 80. Hanno preso la posizione che non vogliono alcun negoziato con il potere e lo stato, e si rifiutano di chiedere qualsiasi cosa. In questo momento lo stato italiano chiede che venga firmata una lettera per poter uscire dal carcere. Perché è così grave questa lettera? Perché trasforma un atto politico a cui queste persone hanno partecipato come membri di una organizzazione politica in un crimine individuale di cui prendersi la colpa e scusarsi con i parenti delle vittime trasformando completamente la loro posizione politica. Una cosa impossibile. I compagni hanno chiesto che non si facciano campagne politiche per loro. Per noi non significa che debbano essere dimenticati e che non si possa includere la loro presenza, in modo che non restino estranei al movimento e ne vengano rappresentati. Altra cosa è il 41 bis. È un momento critico, sono stati iniziati degli scioperi della fame, Silvia e Anna, si sta allargando, oggi anche la compagna Natasha è stata trasferita da Rebibbia all’Aquila, oltre a Nadia Lioce. In più sappiamo che da lunedì fanno una battitura dalle 12.00 alle 12.30 e alcuni uomini sotto il 41 bis stanno partecipando. E c’è la questione del dottore a cui non è ancora stato permesso di entrare. Io sono stata all’ultima manifestazione all’Aquila, è stato importante, vedere quel carcere, vedere la struttura è stata una testimonianza visibile di quello che rappresenta il 41 bis. Non si vedevano nemmeno le finestre, talmente coperte, simbolo dell’isolamento che è il 41.bis. È stato importante perché un compagno di Rovereto ha chiarito la posizione sul 41 bis: noi siamo contrari al 41 bis senza se e senza ma, e non dipende chi è la persona, il 41 bis come regime di tortura deve essere eliminato. E’ importante dirlo perché pensiamo che a sinistra ci siano stati molti equivoci, che molti non capiscano cosa sia effettivamente il 41 bis e cosa rappresenti nelle carceri ma anche nella nostra società..."

"...È molto importante ricordare le vite di queste militanti e discutere dei temi collegati alle loro scelte. Anche se non è facile. Anche perché i fatti di cui parliamo sono recenti, hanno lasciato profonde lacerazioni. Dare e ricevere sofferenza. Per nessuno è semplice, donna o uomo che sia, e certo non lo è per chi lotta per un mondo senza più oppressione. Comunisti, anarchici, antifascisti, ricorrono alla lotta armata quando lo ritengono inevitabile per mutare radicalmente le cose, in senso rivoluzionario. E fra gli anni Sessanta e Settanta, gli anni delle stragi, della strategia della tensione, in molti hanno ritenuto la violenza politica una necessità storica. Migliaia di persone in Italia hanno preso le armi, decine di migliaia hanno in qualche modo sostenuto questa scelta, mentre centinaia di migliaia hanno effettuato azioni politiche illegali.
Insomma, credo sia del tutto legittimo non condividere le scelte di queste donne, ma non si può negare che queste militanti, e chi come loro ha impugnato le armi nell’ambito di una lotta tra le classi, è parte di quella collettività ideale che nel mondo si è battuta e ancora oggi si batte per una società senza più sfruttamento. È parte di quella collettività che in Italia ha visto partigiani combattere per la liberazione dal nazifascismo, operai battersi per migliori condizioni di vita e di lavoro, braccianti, detenuti, soldati e molti altri lottare per i propri diritti. E queste donne, nonostante la loro scelta politica radicale, comunque hanno combattuto e dato la loro vita per amore. Amore per la giustizia sociale, per la libertà di popoli e individui. Amore per la rivoluzione".

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