Sono passati tredici giorni dall’annuncio dell’inizio dello sciopero della fame di Silvia e Anna, parecchie cose sono successe. A proprio modo ognuno ha fatto il suo, altri compagni detenuti si sono aggiunti al digiuno di protesta e la maggior parte di loro sta continuando al fianco di Silvia e Anna.
Nel carcere de L’Aquila le ragazze sono state convocate dall’ispettrice che ha consigliato loro vivamente di smettere lo sciopero, perché così si sarebbero arrecate danno alla salute. Questo tentativo di persuasione ha fortificato la tenacia e la determinazione nel continuare.
L’amministrazione carceraria ha, inoltre, risposto picche alla richiesta di Silvia e Anna di usufruire dell’ora di socialità prandiale nonostante il digiuno.
Fuori i messaggi di solidarietà continuano ad apparire giorno dopo giorno. La giornata di venerdì ha disseminato presidi davanti agli uffici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in giro per l’Italia, presidi che hanno avuto il merito di indicare i responsabili dell’organizzazione della sofferenza dei detenuti. A Bologna un gruppo di compagni e compagne ha interrotto il silenzio della biblioteca “Sala Borsa” dove era esposta una mostra dal titolo Ri#Belle sul tema donne e carcere. Sempre a Bologna, nel pomeriggio di lunedì 10 giugno c'è stato un presidio solidale con le le compagne e i compagni in sciopero della fame per la chiusura dell'as2 dell'aquila. Il presidio si è poi spostato, creando una presenza mobile in strada, unendosi per un tratto al corteo di denuncia per la morte di un rider travolto e ucciso da una volante di polizia, e proseguendo poi fino alla zona universitaria dove sono stati fatti alcuni interventi e appesi degli striscioni per dare voce allo sciopero delle compagne e dei compagni Nei giorni prima altri interventi hanno dato utili indicazioni, ci sono state scritte e imbrattamenti su negozi delle compagnie telefoniche che hanno in appalto la gestione del sistema di videoconferenza che “porta” i detenuti a processo, a Trento c’è stato un blocco stradale. Si è preso di mira chi porta il lavoro dentro le mura del carcere pagando due spicci i detenuti, differenziandoli e mettendoli in concorrenza... (Fonte: Macerie)
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