L’addio alla sarta della Resistenza che preparava la colla per i manifesti dei partigiani
A ottobre aveva festeggiato il 106° compleanno raccontando, con la consueta lucidità, gli episodi che avevano segnato la sua vita da partigiana. Martedì Emma Fighetti è morta nella sua casa milanese nel quartiere di Baggio. Una vita dedicata all’impegno politico, prima nella lotta di liberazione e poi per i diritti femminili e degli ultimi nell’Unione donne italiane e nelle file comuniste. Era nata a Premeno ma fin da piccola si era trasferita con i genitori a Torino e poi a Milano.
Durante la Resistenza il suo laboratorio da sarta, a Baggio, era diventato un luogo di copertura per le azioni contro il regime. Lei sempre in prima fila a preparare la colla e ad attaccare i manifesti a notte fonda, col rischio di essere scoperta e arrestata. Nella casa dove viveva col marito Lorenzo oltre a nascondere le armi, che poi finivano ai partigiani in prima linea, ha dato ospitalità a decine di ragazzi renitenti alla leva. Non aveva mai perso i contatti con la Resistenza verbanese e di tanto in tanto tornava sul Lago Maggiore.
Il 26 agosto del 1944 era Intra, nella casa vicino alla vecchia rimessa del tram che fungeva da quartier generale per i partigiani. Da lì aveva visto cadere sotto il fuoco nazifascista Mario Negroni, poco prima del ponte della strada che porta a Premeno. Il funerale è stato celebrato ieri a Milano; alla funzione era presente una delegazione dell’Anpi di Verbania, associazione con la quale Emma non aveva mai perso i contatti.
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