Ho intrapreso questo lungo viaggio, da Taranto a L'Aquila, per dare un sostegno a Rosa e alla sua famiglia nella speranza che venisse fatta piena giustizia.
Appena siamo arrivate abbiamo messo subito striscioni, locandine e volantinato.
Devo dire che eravamo in tante e vi assicuro che c'era tanta tensione e rabbia.
Le ore passavano e tutto taceva. Alle 12,00, siccome nessuno si degnava di uscire dall'aula per informarci di cosa stava accadendo, abbiamo deciso di andarci di megafono e andare sotto la finestra adiacente all'aula dove si svolgeva il processo "infame" e scandire slogan per rassicurare Rosa che fuori, da Palermo a Roma, da Teramo a Bologna, da Viterbo a Taranto eravamo lì, noi tutte per lei. Questo ha molto infastidito il giudice che subito ha minacciato di sospendere il processo. Noi intanto avevamo raggiunto il nostro obiettivo, e cioè far sentire a Rosa che non era sola.
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Rosa aveva chiesto di non essere ripresa, tutte le abbiamo fatto da scudo, ma per poco, perché poi siamo state costrette ad indietreggiare, neanche in questo Rosa è stata rispettata.
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Ora il giudice parla ed emette la condanna di otto anni, io personalmente mi sono fermata a "Condanno il Tuccia ad otto anni" il resto non l'ho sentito.
Tutte ci guardavamo con aria attonita, con rabbia negli occhi e la bava alla bocca. Subito siamo corse fuori a gridare agli avvocati "Vergogna! Vergogna!".
Fuori c'era un'aria che non saprei descrivere, chi si abbracciava e piangeva, chi implorava, chi si mordeva le labbra. Siamo state lì, in quell'aula con tante sagome come un gregge di pecore. Non c'è umanità.
Questa per me è stata un'esperienza terrificante ma anche una leva per ribellarmi e insieme a me tutte le donne unite in una lotta rivoluzionaria.
Basta con l'oppressione, basta con violenze sessuali, basta uccisioni.
"Rivoluzione è l'unica soluzione"
Concetta - Taranto
2.2.13
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