La violenza che colpisce le
native canadesi è da anni tristemente nota: le vittime vivono nella northern
British Columbia, aree attraversate dall'autostrada 16 e
La violenza che colpisce le donne
native canadesi è un caso da anni tristemente noto, e purtroppo irrisolto. Da
troppo tempo la Royal Canadian Mounted Police (RCMP) non riesce a proteggerle.
Anche perché ne sottovaluta le segnalazioni, o si macchia essa stessa di abusi
di varia natura. Lo denuncia il recentissimo rapporto 2013 di Human Right Watch
"Those who take us away", riportando l'attenzione sullo sterminio
senza fine delle abitanti della northern British Columbia che vivono nelle aree
attraversate dall'autostrada 16 e 97, meglio note come "autostrade del
dolore". In queste zone le donne, principalmente native, si trovano
strette "tra la minaccia della violenza domestica ed occasionale da un
lato, e gli abusi dagli agenti della polizia canadese dall'altro",
condizioni che le precipitano in un "costante stato di insicurezza. Dove
possono mai chiedere aiuto se la polizia è nota tanto per la propria inerzia,
quanto, in alcuni casi, per i propri soprusi?"
Sin dagli anni sessanta si
contano a centinaia le donne e le giovani donne vittime di femminicidio o
scomparse in quella zona: per la maggior parte donne native, i cui casi, per la
maggior parte, sono tuttora irrisolti. "Il Governo canadese dovrebbe
istituire una commissione d'inchiesta" sui numerosissimi casi di
femminicidio e di scomparsa sinora verificatisi, dichiara HRW, valutando anche
quale incidenza abbiano avuto i comportamenti indifferenti e/o gli abusi delle
forze di polizia locali sulla sovraesposizione delle donne al dilagante
fenomeno della violenza. Le vittime di violenza domestica hanno infatti più
volte dichiarato di essere state colpevolizzate dalla polizia quando cercavano
si sporgere denuncia, o di essere state a propria volta accusate per essersi
difese. Sono giunte anche segnalazioni di donne che dalla polizia sono state
malmenate, stordite con scariche elettriche dei teaser, aggredite o stuprate.
Su questi abusi lo scorso
settembre HRW ha inviato una relazione informativa alla sede centrale della
RCMP, senza includere il dettaglio dei singoli casi, per proteggere le donne
che avevano testimoniato, preoccupate di poter essere rese riconoscibili agli
occhi dei propri aggressori. L'assemblea legislativa della British Columbia,
inoltre, ha di recente istituito un organismo investigativo civile indipendente
(IIO) cui affidare le "indagini penali sui casi di morte o lesioni gravi
che vedono coinvolte forze di polizia" ma HRW ritiene che la definizione
di "lesioni gravi" tenderebbe a far escludere automaticamente tutti i
casi in cui le forze di polizia siano state chiamate in causa per stupro o per
altre forme di violenza sessuale, veicolando fortemente il messaggio che
"gli abusi contro le donne e le ragazze non sono una questione importante".
L'assenza di un meccanismo
investigativo indipendente ed affidabile per accertare la veridicità delle
accuse mosse alle forze di polizia non rende giustizia a nessuna delle parti
coinvolte, afferma HRW , "né agli agenti coscienziosi, né alle comunità
che meritano di poter avere fiducia nelle proprie forze dell'ordine. Né, in
special modo, alle donne ed alle ragazze native, la cui sicurezza è in
gioco."
A seguito delle ripetute critiche
ricevute dalle Nazioni Unite negli ultimi anni il Canada ha intrapreso alcuni
passi, rivelatisi peraltro nei fatti insufficienti ed inefficaci. "Gli
occhi del mondo sono puntati sul Canada per vedere quante altre vittime ancora
dovranno cadere prima che il Governo decida di affrontare la questione in maniera
esaustiva e coordinata".
(Traduzione di Eva Panitteri)
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