La questione delle
donne/lavoratrici viene trattata in questi giorni all'interno del dibattito
che si è sviluppato tra i rappresentanti
del G-20 riunitisi a Mosca per parlare della crisi e della “guerra delle
valute”.
In particolare in questa
discussione viene presa di mira la Germania perché è al centro degli squilibri
globali, ma anche europei e, nel parere di molti, non sta facendo abbastanza
per trainare le altre economie fuori dalla recessione. Insomma la Germania
subisce anch'essa la crisi ma attualmente è più ricca degli altri paesi europei
perché riesce ancora ad esportare bene le proprie merci ma non investe questi
soldi all'interno del proprio paese per rilanciare la produzione rifiutandosi
di fare da “locomotiva”.
Ma tra i rimproveri alla Germania
vi è anche quello con cui l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico) chiede al governo
tedesco la rimozione degli ostacoli
all'impiego a tempo pieno della manodopera femminile. In Germania molte donne
lavorano, ma per un numero limitato di ore nel caso delle madri e delle donne
sposate.
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Mentre il mercato capitalistico
in Germania vuole "richiamare"
le donne al lavoro, ponendosi il problema di come "rimuovere gli
ostacoli", riferendosi nella
sostanza a quelle tutele che riguardano le donne in caso di maternità – cura
dei figli ecc, in un paese come il nostro, invece, nella realtà quotidiana le
ricaccia sempre più tra le pareti domestiche - migliaia di operaie,
lavoratrici, precarie hanno perso il lavoro
dalle fabbriche ai call center alla scuola ecc.
Ma è il sistema capitalistico che così funziona
… fino a quando sono utili al cosiddetto
mercato le donne sono una forza-lavoro necessaria alla crescita/ripresa
economica, e in molteplici casi anche più remunerative perché a basso costo
rispetto agli uomini, basti pensare nel nostro paese ai cosiddetti sgravi e agevolazioni
fiscali "regalati" dai governi ai padroni per assumerle come
"soggetti svantaggiati" in cambio di mezzi lavori, mezzi salari e
mezzi diritti (vedi l'uso dei contratti
part-time, di inserimento ecc), diversi "nuovi" aspiranti alle
prossime elezioni se ne riempiono la bocca in questi giorni nei loro comizi/programmi; fino a quando sono
utili al cosiddetto mercato le donne, le proletarie in particolare, sono nuova
carne fresca da sfruttare per i padroni per aumentare al massimo i profitti,
mentre contemporaneamente si caricano della cura dei lavoratori attuali
(mariti, fratelli…) e devono mettere al mondo figli, produttrici di altro profitto per i padroni e
riproduttrici di nuove braccia per il sistema.
Ma è questo stesso sistema che
poi spietatamente le butta in strada quando esse non servono più alla
produzione in crisi, trasformandole in
sempre più ammortizzatori sociali viventi che devono sopperire quasi in toto,
al posto di questo Stato borghese, a tutto quello che concerne la cura dei figli, della famiglia, perpetuando
per le donne una condizione di doppia oppressione e sfruttamento.
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Contro questa condizione in
diverse assemblee, non ultima quella nazionale del 10 Marzo scorso a Palermo,
nelle iniziative di lotta con le lavoratrici, le precarie, le disoccupate ecc,
in alcuni documenti abbiamo
detto/scritto “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite
spezziamo”, “contro il doppio
sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, lanciando la parola d'ordine
" per uno sciopero delle donne, delle lavoratrici, delle operaie, delle
precarie, delle disoccupate, delle giovani..", una parola d'ordine
appunto ma che auspichiamo si possa
trasformare prima o poi in un fatto
concreto e reale da parte della
maggioranza delle donne come una risposta di lotta che pur partendo dalle ragioni concrete di
attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni sia espressione e si carichi
della condizione generale delle donne contro questo sistema capitalistico.
Mfpr
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