Le donne hanno una doppia
ragione di lottare e portano nelle lotte una doppia determinazione, una
doppia ribellione. Questo nasce dalla nostra condizione: di essere
doppiamente sfruttate sul lavoro e in casa, dal fatto che oltre ad essere
sfruttata devo essere discriminata, devo subire mille
forme di oppressione, molestie sessuali, devo subire violenze e uccisioni in famiglia ("Il nemico ha le chiavi di casa" dice uno slogan) dal fatto che i pochi diritti conquistati, la stessa dignità delle donne viene messa in discussione, e ciò non solo quando c'era Berlusconi, ma anche con Monti/Fornero e il governo che verrà.
Da tutto questo nasce il fatto che le lotte, quando le fanno le donne, sono diverse.
Le donne "sono le masse", nel senso che quando lottano portano una condizione, una ricchezza generale, una denuncia di tutta la realtà che opprime in generale le masse popolari; perché portano non solo il lavoro ma anche la condizione nella famiglia, la condizione culturale, la condizione
generale di questo sistema sociale capitalista, fatto sempre più di sacrifici, barbarie sociale, "miseria"...
La partecipazione delle donne alla lotta cambia anche la situazione nelle famiglie o in meglio o in peggio, ci sono state per esempio in alcune lotte significative (vedi alla Fiat di Melfi, nella lotte delle lavoratrici di Taranto, ecc.) perché le donne quella lotta la riportano dentro la famiglia e lottano anche dentro la famiglia se vengono osteggiate o al contrario riescono poi a coinvolgere altri familiari nella lotta.
E' necessario rendere visibile questa forza che è generale e mette in discussione tutta la condizione di classe e di genere.
Le stesse statistiche borghesi mettono in luce come le donne, la maggioranza delle donne proletarie sono il cuore e la cartina di tornasole del grado di inciviltà di questo sistema; una condizione di ritorno all'indietro, che, per le donne, alimenta e diffonde un clima/humus reazionario, maschilista,
sessista, fascista, di odio. Una sorta di violenza preventiva a fronte della volontà delle donne di emanciparsi, voler decidere della propria vita, ribellarsi.
Quando diciamo "Moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione" significa che per le donne a maggior ragione qualsiasi riforma, qualsiasi tentativo di aggiustare non solo non sono la soluzione, ma sono controproducenti. Vediamo per esempio la questione della riforma Fornero, le politiche di conciliazione per tenere insieme lavoro e famiglie - appoggiate
dalla Camusso - che vogliono dire per le donne non riduzione del lavoro casalingo ma più lavoro in casa e meno lavoro fuori retribuito, attraverso il part time, la flessibilità, il telelavoro, ecc., come vogliono dire portare gli asili in fabbrica così la famiglia ce la portiamo anche in fabbrica...
Il riformismo è incompatibile con la soluzione dell'intera condizione delle donne, in questo senso "tutta la vita deve cambiare".
Quando diciamo "sciopero delle donne", nasce da tutto questo.
Pensiamo se riuscissimo a farlo! Prendendo a prestito uno slogan dello sciopero degli immigrati "provate voi a stare un giorno senza le donne", pensiamo ad uno sciopero che parta soprattutto dai posti di lavoro ma che poi può investire anche i quartieri, ecc. E' come se tutto il sistema si bloccasse.
forme di oppressione, molestie sessuali, devo subire violenze e uccisioni in famiglia ("Il nemico ha le chiavi di casa" dice uno slogan) dal fatto che i pochi diritti conquistati, la stessa dignità delle donne viene messa in discussione, e ciò non solo quando c'era Berlusconi, ma anche con Monti/Fornero e il governo che verrà.
Da tutto questo nasce il fatto che le lotte, quando le fanno le donne, sono diverse.
Le donne "sono le masse", nel senso che quando lottano portano una condizione, una ricchezza generale, una denuncia di tutta la realtà che opprime in generale le masse popolari; perché portano non solo il lavoro ma anche la condizione nella famiglia, la condizione culturale, la condizione
generale di questo sistema sociale capitalista, fatto sempre più di sacrifici, barbarie sociale, "miseria"...
La partecipazione delle donne alla lotta cambia anche la situazione nelle famiglie o in meglio o in peggio, ci sono state per esempio in alcune lotte significative (vedi alla Fiat di Melfi, nella lotte delle lavoratrici di Taranto, ecc.) perché le donne quella lotta la riportano dentro la famiglia e lottano anche dentro la famiglia se vengono osteggiate o al contrario riescono poi a coinvolgere altri familiari nella lotta.
E' necessario rendere visibile questa forza che è generale e mette in discussione tutta la condizione di classe e di genere.
Le stesse statistiche borghesi mettono in luce come le donne, la maggioranza delle donne proletarie sono il cuore e la cartina di tornasole del grado di inciviltà di questo sistema; una condizione di ritorno all'indietro, che, per le donne, alimenta e diffonde un clima/humus reazionario, maschilista,
sessista, fascista, di odio. Una sorta di violenza preventiva a fronte della volontà delle donne di emanciparsi, voler decidere della propria vita, ribellarsi.
Quando diciamo "Moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione" significa che per le donne a maggior ragione qualsiasi riforma, qualsiasi tentativo di aggiustare non solo non sono la soluzione, ma sono controproducenti. Vediamo per esempio la questione della riforma Fornero, le politiche di conciliazione per tenere insieme lavoro e famiglie - appoggiate
dalla Camusso - che vogliono dire per le donne non riduzione del lavoro casalingo ma più lavoro in casa e meno lavoro fuori retribuito, attraverso il part time, la flessibilità, il telelavoro, ecc., come vogliono dire portare gli asili in fabbrica così la famiglia ce la portiamo anche in fabbrica...
Il riformismo è incompatibile con la soluzione dell'intera condizione delle donne, in questo senso "tutta la vita deve cambiare".
Quando diciamo "sciopero delle donne", nasce da tutto questo.
Pensiamo se riuscissimo a farlo! Prendendo a prestito uno slogan dello sciopero degli immigrati "provate voi a stare un giorno senza le donne", pensiamo ad uno sciopero che parta soprattutto dai posti di lavoro ma che poi può investire anche i quartieri, ecc. E' come se tutto il sistema si bloccasse.
Lo sciopero delle donne, nei fatti non è solo uno sciopero
sindacale, anche se chiaramente ha delle rivendicazioni, ma è come un sasso
buttato in uno stagno anche verso i lavoratori, il movimento sindacale,
anche quello di base, che su questo fa orecchi da mercante.
Creiamo una rete tra le realtà di lotta delle donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, ma non solo; utilizziamo per questo tutti gli strumenti anche mediatici, informatici, che ci possono aiutare , costruiamo insieme una sorta di "mappa" del paese delle lotte delle donne proletarie.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com
20.2.13
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