DIFENDIAMOCI DAI DIFENSORI!
Venerdì 17 gennaio alla fine di una serata passata al Pratello con alcuni amici, tre compagne sono state fermate da presunti digossini che non si sono identificati. Erano le tre di notte e dopo qualche spintone e l'allontanamento di un loro amico dal gruppo, sono accorse tre volanti della polizia. Accerchiate da quindici poliziotti, le compagne sono state insultate, maltrattate, palleggiate e caricate di forza nelle macchine, per raggiungere la questura, ree di avere chiesto alla digos di identificarsi per poter poi mostrar loro i propri documenti. In questura, non si sono risparmiati gli insulti sessisti e volgari (puttana, suca etc.), le provocazioni, le umiliazioni e perfino una perquisizione corporale con flessioni nel cesso sotto la supervisione di una sbirra fiera di dirsi "asessuata", di affermarsi "non donna" e di rivendicarsi pure "le palle", mentre un piccolo presidio di solidali ogni venti minuti andava dentro a chiedere notizie. Usciranno dopo 3 ore, alle 6 del mattino, con una sfilza di pesanti denunce: resistenza, oltraggio, rifiuto di dare le proprie generalità e minacce a pubblico ufficiale.
Evidentemente la digos e gli sbirri in questa città si sentono ormai liberi di compiere gesti di tale violenza, si sono presi le strade e qui dominano con aggressioni verbali e fisiche. In questo caso si sono permessi addirittura di fare una scelta di genere, decidendo di sfogare le loro puntuali frustrazioni solo sulle donne presenti. La violenza sessista di questi vigliacchi è totalmente legata alla loro funzione repressiva e al loro ruolo di difensori di questo sistema di dominio, capitalista e patriarcale, che non impone soltanto la supremazia di alcuni su tanti e tante, ma a questa aggiunge la prevaricazione dell'uomo sulla donna. Non isolabile né separata, la violenza sessista è strutturale al potere e all'apparato statale e utile per il suo mantenimento.
Isolabili invece sono le donne, nel momento in cui le aggressioni delle teste vuote in divisa vengono lasciate nel dimenticatoio. Pensiamo a tutte le donne che sono state ricattate all'ufficio immigrazioni della questura di Bologna, e obbligate a favori sessuali per potere ricevere il permesso di soggiorno. Oppure alla ragazza dell'Aquila, “Rosa”, stuprata brutalmente da un gruppo di militari dell'operazione Strade Sicure che l'hanno lasciata in fin di vita per la strada, era il febbraio 2012. O ancora alla compagna di Firenze, recentemente aggredita da un gruppo di fascisti e poi finita alla mercé degli sbirri non meno violenti.
Donne! Basta sopportare silenti! Usiamo le armi di cui disponiamo in nostra difesa, ma anche in attacco: la solidarietà, per cominciare. Reagiamo insieme compatte e determinate a questo ennesimo e inaccettabile sopruso. Anche un graffio a una di noi da parte dei testosteroni in divisa è uno di troppo. Smettiamola di digerire nei nostri cessi le mille violenze che ci vengono sferrate, vomitiamole fuori e inondiamo la strada!
Evidentemente la digos e gli sbirri in questa città si sentono ormai liberi di compiere gesti di tale violenza, si sono presi le strade e qui dominano con aggressioni verbali e fisiche. In questo caso si sono permessi addirittura di fare una scelta di genere, decidendo di sfogare le loro puntuali frustrazioni solo sulle donne presenti. La violenza sessista di questi vigliacchi è totalmente legata alla loro funzione repressiva e al loro ruolo di difensori di questo sistema di dominio, capitalista e patriarcale, che non impone soltanto la supremazia di alcuni su tanti e tante, ma a questa aggiunge la prevaricazione dell'uomo sulla donna. Non isolabile né separata, la violenza sessista è strutturale al potere e all'apparato statale e utile per il suo mantenimento.
Isolabili invece sono le donne, nel momento in cui le aggressioni delle teste vuote in divisa vengono lasciate nel dimenticatoio. Pensiamo a tutte le donne che sono state ricattate all'ufficio immigrazioni della questura di Bologna, e obbligate a favori sessuali per potere ricevere il permesso di soggiorno. Oppure alla ragazza dell'Aquila, “Rosa”, stuprata brutalmente da un gruppo di militari dell'operazione Strade Sicure che l'hanno lasciata in fin di vita per la strada, era il febbraio 2012. O ancora alla compagna di Firenze, recentemente aggredita da un gruppo di fascisti e poi finita alla mercé degli sbirri non meno violenti.
Donne! Basta sopportare silenti! Usiamo le armi di cui disponiamo in nostra difesa, ma anche in attacco: la solidarietà, per cominciare. Reagiamo insieme compatte e determinate a questo ennesimo e inaccettabile sopruso. Anche un graffio a una di noi da parte dei testosteroni in divisa è uno di troppo. Smettiamola di digerire nei nostri cessi le mille violenze che ci vengono sferrate, vomitiamole fuori e inondiamo la strada!
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