L’accusa
a carico degli operai è volutamente circostanziata. Stando a quanto
si legge, pare che “nelle insalate in busta, destinate ai migliori
supermercati, le dipendenti infedeli avrebbero deliberatamente
inserito le peggiori schifezze: schegge di legno, pezzi di plastica,
di cartone e di metallo, fili di ferro, biglie, mozziconi di
sigaretta, ciocche di capelli, ma anche animaletti come lumache,
cavallette,
falene, rane, tagliaforbici, bruchi, coleotteri, gechi, ragni, vermi e millepiedi”. Gli operai avrebbero sabotato la produzione “gettando i corpi estranei nei macchinari per il lavaggio e il taglio delle verdure o prelevando manualmente gli scarti eliminati dalle selezionatrici ottiche per poi infilarli tra i prodotti scelti per la distribuzione”. Un’accusa che ha lo scopo di sollevare lo sdegno dei “consumatori”. Però, finché gli stessi consumatori sono avvelenati veramente dai produttori di alimenti che usano in serie materie prime marce, allora è tutto regolare!
L’installazione (autorizzata dal Pm) di apposite microcamere nascoste, all’interno della ditta e lungo la catena di produzione, si legge, “ha permesso di svelare la malafede delle lavoratrici”. Inoltre, sempre a quanto si legge, pare che “alcune dipendenti sarebbero state filmate mentre prelevavano alimenti e succhi di frutta per portarli a casa senza autorizzazione facendo così scattare anche il reato di furto”. Il furto di un succo di frutta e di un po’ di insalata rende ridicola la stessa parola “furto”!
Per tutti i 25 operai, che erano stati licenziati per giusta causa e denunciati, l’accusa formale è “quella a vario titolo di adulterazione di cibi, furto di piatti pronti, succhi di frutta, verdure e turbativa dell’esercizio dell’industria e del commercio”.
falene, rane, tagliaforbici, bruchi, coleotteri, gechi, ragni, vermi e millepiedi”. Gli operai avrebbero sabotato la produzione “gettando i corpi estranei nei macchinari per il lavaggio e il taglio delle verdure o prelevando manualmente gli scarti eliminati dalle selezionatrici ottiche per poi infilarli tra i prodotti scelti per la distribuzione”. Un’accusa che ha lo scopo di sollevare lo sdegno dei “consumatori”. Però, finché gli stessi consumatori sono avvelenati veramente dai produttori di alimenti che usano in serie materie prime marce, allora è tutto regolare!
L’installazione (autorizzata dal Pm) di apposite microcamere nascoste, all’interno della ditta e lungo la catena di produzione, si legge, “ha permesso di svelare la malafede delle lavoratrici”. Inoltre, sempre a quanto si legge, pare che “alcune dipendenti sarebbero state filmate mentre prelevavano alimenti e succhi di frutta per portarli a casa senza autorizzazione facendo così scattare anche il reato di furto”. Il furto di un succo di frutta e di un po’ di insalata rende ridicola la stessa parola “furto”!
Per tutti i 25 operai, che erano stati licenziati per giusta causa e denunciati, l’accusa formale è “quella a vario titolo di adulterazione di cibi, furto di piatti pronti, succhi di frutta, verdure e turbativa dell’esercizio dell’industria e del commercio”.
stralci da operai contro
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