Per la compagna Nicoletta
Dosio - con due parole sulla sua lettera, rivolte a tutto il
movimento No Tav
Abbiamo letto le vibranti
parole che Nicoletta Dosio ha rivolto ai suoi compagni di lotta del
movimento No Tav in occasione della riunione di Bussoleno del 15
febbraio. Il suo rimarcare il carattere “non negoziabile” degli
obiettivi del movimento e la necessità di non fare passi indietro,
nonostante la repressione dello stato, sono di lezione per tutti. E
cogliamo l'occasione per rinnovarle la nostra fraterna solidarietà,
il nostro impegno a raccogliere il suo spirito militante e rinnovare
la denuncia contro il suo arresto e la sua detenzione.
Qualche parola, ora, sulla sua
proposta in materia di lotta alla repressione condensata in alcuni
passaggi della sua lettera: “I decreti e le leggi-sicurezza –
afferma Nicoletta - devono essere prontamente aboliti, e la
mobilitazione per la loro cancellazione deve andare di pari passo con
la richiesta della cosiddetta 'amnistia sociale': senza l'abolizione
degli uni, l'altra non sarebbe che un palliativo temporaneo”. E più
avanti: “L'amnistia, lungi dal segnare un punto di arrivo con un
patto di pacificazione, deve essere un punto di
partenza, la chiave
che apre i ceppi concreti e metaforici che bloccano le tante
esperienze, intelligenze, generosità prigioniere”. L'amnistia
“sociale”, dunque, va intesa “come riconoscimento delle
resistenze collettive contro le 'grandi male opere', le guerre e gli
armamenti, lo sfruttamento dei lavoratori e le 'fabbriche della
morte', per il diritto alla casa, alla salute, ad un lavoro
dignitoso, contro fascismi e schiavismi, per una cultura di pace e di
liberazione”.
Sottoscriviamo
in pieno l'importanza della battaglia contro i decreti-sicurezza, non
solo quelli targati Salvini-Cinquestelle, anche quelli targati
Minniti-Pd, e altrettanto la necessità di farsi carico in modo
unitario della lotta contro la repressione statale che ha colpito in
questi anni tutte le forme del conflitto di classe. Per questa
ragione torniamo a riproporre al movimento No Tav di coordinare
concretamente
e realmente
le nostre forze vincendo la forza d'inerzia che negli ultimi anni ci
ha visti certamente solidali gli uni con gli altri, ma su
un piano prevalentemente ideale.
Davanti all'incrudirsi degli attacchi e delle misure repressive tanto
padronali che statali, che stanno colpendo di continuo le nostre
attività, è indispensabile un passo
in avanti.
Allarghiamo
lo sguardo all'insieme di questo processo, e coordiniamoci al più
presto per iniziative comuni, in modo da arrivare più forti agli
ulteriori passaggi repressivi per poterli respingere. Ci sembrano
queste le due priorità. E se, come ci auguriamo, c'è piena
concordanza di vedute su di esse, allora non resta che stringere
senza ulteriori ritardi quel “patto di azione” che abbiamo
proposto nell'assemblea dell'8 febbraio a Roma, insieme ad altri
organismi della opposizione di classe.
Quanto alla cosidetta
“amnistia sociale”, ci pare decisivo il chiarimento di Nicoletta:
la rivendicazione non può assolutamente avere il senso di un “patto
di pacificazione”, perché – siamo tenuti a ricordarlo – nella
storia recente della lotta di classe altre volte tale rivendicazione
si è accompagnata proprio a quel tipo di patto. Se così è, allora
il “riconoscimento” del valore liberatorio delle lotte che
abbiamo condotto e conduciamo, va chiesto anzitutto all'insieme dei
lavoratori e dei giovani nati senza privilegi ai quali dobbiamo far
arrivare il nostro messaggio facendo leva sulle loro esperienze
quotidiane di sfruttamento e oppressione.
È
chiaro: sia
la cancellazione reale,
totale
dei decreti-sicurezza - non le insignificanti correzioni di cui si
sta discutendo nel governo, sia un provvedimento di “amnistia
sociale” (noi preferiamo parlare di depenalizzazione dei reati
connessi alle lotte sindacali, sociali, politiche), non sono a
portata di mano. Sicché al momento la nostra è un'iniziativa di
propaganda e di agitazione che serve per allargare l'adesione attiva
a questi nostri obiettivi, ad accumulare forze per arrivare a imporli
all'asse
padronato-governo
sulla base di un rovesciamento dei rapporti di forza che richiede una
vasta e determinata ripresa dello scontro di classe e dei movimenti
sociali e territoriali contro il brutale saccheggio della natura.
Lavoriamo insieme, spalla a
spalla, per questa comune prospettiva di liberazione!
20 febbraio
SI Cobas nazionale
partenza, la chiave che apre i ceppi concreti e metaforici che bloccano le tante esperienze, intelligenze, generosità prigioniere”. L'amnistia “sociale”, dunque, va intesa “come riconoscimento delle resistenze collettive contro le 'grandi male opere', le guerre e gli armamenti, lo sfruttamento dei lavoratori e le 'fabbriche della morte', per il diritto alla casa, alla salute, ad un lavoro dignitoso, contro fascismi e schiavismi, per una cultura di pace e di liberazione”.
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