25/02/20

SULL'ENNESIMO "NO" DELLA CGIL ALLO SCIOPERO DELLE DONNE - note e volantino lavoratrice Policlinico Palermo

IN CALCE IL COMUNICATO DELLA SEGR. CGIL

Anche quest'anno la CGIL non aderisce allo sciopero NUDM, tra l'altro come ho letto sul Manifesto, con una nota ufficiale a firma di Landini.
Io lavoro al Centro Sperimentale di Cinematografica (Fondazione privata ma con finanziamenti pubblici, contratto Federculture) e sono iscritta alla CGIL. Per tre anni ho chiesto e nessuno mi ha mai risposto dal sindacato, se non che, se volevamo, potevamo organizzare azioni come cgil, ma comunque senza l'adesione allo sciopero.
Sono molto arrabbiata, credo sia una scelta insensata che calpesta i corpi e le menti non solo delle donne iscritte ma di tutte noi. Che non prende nella giusta considerazione un movimento che coinvolge migliaia di donne in tutta Italia.
La mia prima reazione è stata: "basta, esco dalla CGIL" !
Ora sto pensando e vi chiedo: Quante in NUDM sono iscritte alla CGIL?
Se ce ne andassimo tutte insieme dal sindacato per esprimere il nostro dissenso forse servirebbe?
Trovarsi a marzo con un centinaio di tessere in meno forse sarebbe un segnale forte per chi finora non ci ha considerato?
Non so, forse non serve a nulla, ma sono molto stanca di questo atteggiamento... e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Maria

Siamo d'accordo che ci vuole un segnale pubblico di rottura - sarebbe bene che le lavoratrici iscritte lo facessero tutte insieme proprio l'8/9 marzo. Fermo restando che il segnale migliore è lo sciopero delle donne il 9 marzo delle lavoratrici iscritte alla Cgil e ai sindacati confederali, e l'azione delle delegate anche prima (organizzare assemblee, iniziative senza il benestare del vertice cgil).
Detto questo, come abbiamo già scritto, per la fattibilità, legittimità dello sciopero, TUTTE, anche le iscritte alla Cgil o altri sindacati confederali lo possono fare.
Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe

Anch'io sono iscritta Flc-CGIL. Come te sto pensando di rinunciare alla tessera. Stare in un luogo dove non ti senti più a casa e dove una parte di iscritti fiom vota Lega...
Se fossimo in tante a disdire l'iscrizione... che bella lezione!
Dany

Capisco e condivido profondamente. La sola cosa che mi sentirei di lanciare come idea è che tutte le iscritte CGIL vengano in piazza con la tessera CGIL bene in vista. O di farsi una foto cn la tessera in mano e la scritta “ io sciopero”. Non è possibile fare sempre passare tutto, e comprendo la stanchezza arrabbiata.
Roberta

Se io fossi un'iscritta a CIGL sarei già andata sul palco in una delle loro assemblee e gli avrei strappato la tessera in faccia invitando le altre donne a farlo.
Ma non sono della CIGL proprio perché sono per l'azione diretta. Comunque la tua idea è buona
Elena

Si potrebbe fare proprio in data 8.3? Che dite? Quante siamo?
Daniela

Io sono iscritta alla Cgil,e ho votato il documento "Riprendiamoci tutto", prima firmataria Eliana Como. Non credo sia utile uscire dalla Cgil,non farebbe impressione al/ai gruppo/i dirigenti. Eliana ha promosso un appello di protesta firmato da molte iscritte alla Cgil. Io l'ho firmato. Certo, ora c'è la responsabile femminile in Cgil!
Imma

Io sono iscritta alla CGIL e sono ben intenzionata a lasciarla, trovo che questa posizione sia inaccettabile. Organizziamoci per farlo assieme, io farei una lettera comune che firmiamo tutte in cui annunciamo il nostro abbandono del sindacato entro il mese di marzo, solo perché credo sia complicato che la data di disiscrizione combaci perfettamente per tutte. Credo sarebbe un segnale difficile da ignorare.
Elisa.

Da espulsa dalla Cgil, circa 7 anni fa, credo che invece bisogna conservarle le tessere e pretendere che la Cgil aderisca a questo importante sciopero. Oltre a fare quello che deve fare per i lavoratori tutti. Loro non hanno più bisogno di rappresentanza, hanno gli enti bilaterali, cioè i padroni, che gli danno i soldi. E nonostante l'assottigliarsi delle deleghe, loro continuano a comandare sulle nostre vite.
Maria Elena

Restituita 5 giorni fa. Senza esitazioni né rimpianti.
Albalisa

Non sono iscritta Cgil, lo sono stata, ma poi il maschilismo imperante presente nella struttura mi ha fatto prendere le distanze. Capisco che un'azione all'unisono sarebbe più incisiva. Ma non è meno incisivo vedere che singole donne si tolgono continuamente, inesorabilmente con un'azione ragionata e cosciente.
Nadia

Sto portando ovunque posso questa questione in Cgil, subendo anche attacchi vari, come immaginerete, soprattutto dopo la bruttissima nota del segretario generale in cui dice ‘non aderiamo’... ma fa niente, lo sciopero ce lo faremo anche senza la Cgil! come sempre...
Eliana Como

Grazie a tutte,
per le reazioni e le riflessioni.
Ringrazio di cuore Eliana Cuomo, per il suo impegno all'interno della CGIL, per far sentire le nostre voci. Mi rincuora pensare che donne iscritte e attive si stanno muovendo, stanno reagendo.
Però continuo a trovare assurdo che dopo quattro anni stiamo ancora a questo punto. Che ancora singole donne o anche gruppi di donne all'interno della CGIL debbano essere una minoranza su una questione che è allarmante a dire poco.
Su questo argomento, per come la vedo io o come la vedevo quando mi sono iscritta, la CGIL avrebbe dovuto mettersi in prima linea tra i sindacati a sostenere lo sciopero di Non Una Di Meno. Senza farsi problemi perché non indetto in prima persona. I diritti civili si sostengono sempre e comunque.
Ad ogni modo, tanto per essere più chiara, è ovvio che sciopererò, come tutti gli altri anni, grazie ai sindacati che hanno aderito.
Il mio non era un dubbio sullo sciopero, ma proprio la sensazione di sconforto, rabbia e stanchezza, il tentativo di far sentire di più e pubblicamente le nostre voci.
Sinceramente, anche se non ci organizziamo con una uscita di gruppo tipo class action, non credo che rimarrò iscritta, sono stanca di dover combattere o reclamare diritti anche "giocando in casa". So che ci sono persone molto belle e davvero motivate nella CGIL, ma non riesco più a sopportare il maschilismo e la gerarchia che prevalgono.
Buona lotta e buono sciopero a tutte!
Maria


SUL COMUNICATO SEGRETERIA CGIL – DA IL MANIFESTO
Risponde negativamente la Segreteria della Cgil alla lettera aperta di Non Una Di Meno in cui si chiedeva ai sindacati un’adesione formale allo sciopero femminista convocato, per il quarto anno consecutivo, in occasione dell’8 marzo. Quest’anno la giornata di sciopero avverrà il 9, lunedì, mentre l’8 sono in cantiere azioni e piazze tematiche sui temi della salute, scuola, lavoro e consumo. Con una lettera a tutte le strutture, firmata dal segretario Maurizio Landini, si comunica la decisione della direzione: «La Cgil riconferma la scelta sia di non aderire a tali iniziative, sia di non proclamare un’iniziativa di sciopero a carattere generale» è scritto nella nota. Nel testo non si fa accenno alle ragioni che hanno portato a questa scelta, viene ribadita invece nella conclusione l’autonomia delle strutture territoriali nel valutare eventuali forme di partecipazione. Nessuna menzione nemmeno al soggetto che ha convocato la mobilitazione, la rete Non Una Di Meno, mentre viene citato lo sciopero annunciato dai sindacati di base. «È una nota brutta» commenta Eliana Como, portavoce della minoranza Cgil “Riconquistiamo tutto”. «Un testo in cui scompaiono del tutto le donne, sia quelle del sindacato che quelle del movimento che ha lanciato l’appello. Inoltre è la prima volta che si dice esplicitamente che non si aderirà, l’anno scorso si era posto l’accento sulla possibilità di partecipare per le singole strutture. Questa decisione arriva dall’alto, mi dispiace che sia mancata la discussione larga e approfondita che un tema come questo meriterebbe» aggiunge la delegata. Diverse le voci dissidenti anche interne al mondo sindacale. Barbara Pettine ex sindacalista Fiom scrive dalla sua pagina Facebook «Il movimento femminista è largo, articolato in decine di territori, impegnato a difendere i diritti e la dignità delle donne, non riconoscerlo, non interloquire con le sue battaglie non rende il sindacato più forte, ma solo più povero, più burocratico, più maschile».


SULL’ENNESIMO “NO” DELLA CGIL - SEMPRE PIU’ ASSERVITA AL PADRONATO E ALLA BORGHESIA- ALL’ADESIONE ALLO SCIOPERO DELLE DONNE DEL 9 MARZO PROSSIMO

10-100-1000 SCIOPERI GENERALI RIVOLUZIONARI DELLE DONNE!

Da quanto si è appreso nei giorni scorsi, la cgil ha risposto con un ennesimo secco “NO” alla richiesta di adesione allo sciopero delle donne del 9 marzo p.v., avanzata con una lettera aperta dalla direzione di NUM.
Ovviamente, la cosa non ci sorprende affatto, anche perché già lo scorso anno, malgrado i feroci attacchi sferrati principalmente alle donne dal fascio-sessista-razzista Salvini e dal governo Nero Lega/M5S, Landini si guardò bene dal fare un “torto” a quest’ultimo e a stato e padroni. Figurarsi oggi, con il “governo amico”… .
Del resto non ci si può aspettare altrimenti da un’organizzazione sindacale sempre più asservita ai padroni, alla borghesia e al sistema del capitale.
Non dimentichiamo che la cgil- storicamente cinghia di trasmissione” del PCI- a partire dagli anni ’70, in nome del “compromesso storico”, frutto della svolta revisionista e riformista del Partito Comunista Italiano, ha collaborato attivamente al massacro dei diritti dei lavoratori, a cominciare da quelli della classe operaia ridotta sempre più a schiavitù salariata, nonché delle operaie e lavoratrici, sempre più sfruttate, ricattate, umiliate, sottopagate e le prime ad essere licenziate.
E’ storia che senza il pieno sostegno della cgil, che da sempre detiene il maggior peso all’interno della classe operaia e della classe lavoratrice più in generale, tale massacro non sarebbe stato possibile.
Ricordiamo che nel secondo “biennio rosso” – 1968-1969- le lotte e la radicalità della classe operaia erano riuscite a modificare i rapporti di forza all’interno delle fabbriche costringendo i padroni a cedere a rivendicazioni rivoluzionarie per l’epoca, sia sul piano salariale che sulle condizioni di lavoro e i diritti sindacali.
Poi, negli anni ’70, in seguito alla crisi economica, la borghesia cercò di riprendersi con gli interessi, attraverso la politica dell’Austerity e più feroci attacchi alla classe operaia e al proletariato, tutto quello che era stata costretta a mollare precedentemente.

La cgil insieme al PCI di Berlinguer, come anzidetto, fu subito pronta a dare man forte alla borghesia e al padronato, all’insegna del rilancio dell’economia capitalistica e dei profitti, sulla pelle, in primis, degli operai.

La classe operaia, unitamente al movimento studentesco e rivoluzionario, rispose con una prolungata mobilitazione e una dura lotta. Anche i dirigenti sindacali della cgil venivano fischiati e inseguiti sistematicamente a suon di bulloni e di oggetti contundenti di vario tipo, tanto che erano costretti, durante i tentativi di comizio, a ripararsi dietro scudi di plexiglas e a farsi scortare/difendere dalle forze dell’ordine. La notoria cacciata di Lama dalla Sapienza di Roma del ’77 è solo uno dei tantissimi significati episodi contro il collaborazionismo della cgil e del PCI.

E’ stata la svendita dei diritti dei lavoratori che ha portato negli anni ’80 alla nascita dei sindacati di base e alla coscienza della necessità di costruire il sindacato di classe.

Non vi è alcun dubbio che in tutti questi anni la cgil abbia continuato a supportare il fascismo padronale e le politiche moderno fasciste, antioperaie e antipopolari dei vari governi di turno, di centrodestra e di centrosinistra, facendosi portavoce e puntello degli interessi dei padroni e della borghesia, fungendo peraltro da pompiere del conflitto di classe, divenendo insieme agli altri sindacali confederali un vero e proprio apparato burocratizzato dello stato.

L’intensificazione bestiale dei ritmi e dello sfruttamento operaio, l’assenza di sicurezza e l’aumento dei morti sul lavoro; l’abolizione della scala mobile, il ripetuto attacco all’art. 18, il Pacchetto Treu, che ha legalizzato la precarietà, la riforma delle pensioni Dini, che ha introdotto il calcolo contributivo; la Legge Biagi, che ha estenso flessibilità e precarietà del lavoro e della vita, legandola alle esigenze padronali; e ancora, l’accordo interconfederale del 2011, che ha previsto l’acquisizione di un ruolo di primo piano della contrattazione decentrata a discapito di quella nazionale, con la facoltà di peggiorarlo, così come è di fatto accaduto; l’accordo sulla rappresentanza sindacale, firmato tra confederali e Confindustria, che ha sancito la dittatura sindacal/padronale, con l’attacco al diritto di sciopero, alla libertà democratica di organizzazione dei lavoratori e al dissenso dagli accordi/contratti truffa, per non parlare dell’introduzione dello sbarramento del 5% sulla rappresentatività, al fine del mantenimento del monopolio dei confederali, nonché dell’imposizione ai sindacati di base della sottoscrizione della legge sulla regolamentazione degli scioperi, pena l’impossibilità di poter proclamare lo sciopero. Inoltre, la sciagurata legge Fornero, che ha allungato l’età pensionabile colpendo principalmente le donne; il Jobs Act, che ha flessibilizzato al massimo il lavoro e che ha abolito l’art. 18 nel privato, eliminando il reintegro nel posto di lavoro, sostituito da un indennizzo economico. Infine vi è il decreto dignità, che normalizza ulteriormente la precarietà alimentando i licenziamenti facili. Tutto questo scempio, questa carneficina via via dei diritti dei lavoratori, sacrificati sull’altare dei profitti padronali e della borghesia, è stata inconfutabilmente permessa e accompagnata dalla collusione della cgi - oltreché di cisl e uil.

Da Lama a Pizzinato, da Trentin a Cofferati, da Epifani alla Camusso e a Landini - ex segretario generale della Fiom, è stato un crescendo dell’affossamento dei diritti e degli interessi della classe operaia (uno dei casi più eclatanti è l’ILVA di Taranto) e lavoratrice, tutta. Fatto che ha portato ancor via via ad una considerevole contrazione delle adesioni, maggiormente nella cgil (285 mila in meno tra il 2015 e il 207), con un calo del 70% al sud.

Il perché i vertici della cgil, così come quelli di cisl e uil, persistano nei loro misfatti malgrado la perdita di consenso e di iscritti, è più che palese: 1) per continuare a mantenere i propri privilegi concessi dai padroni e dallo stato; 2) oramai si sono arricchiti con stipendi e pensioni d’oro; 3) dopo il mandato sindacale passano o ritornano alla politica, nei palazzi del potere continuando ad arricchirsi, sempre sulla pelle dei lavoratori e delle masse proletarie e popolari.

Pertanto, di che parliamo!

A fronte di tutto quanto sopra, pensare e continuare a sperare che prima o poi la cgil si ravveda, è solo una pia illusione!

Perciò, a Maria e a tutte le altre lavoratrici, ma anche ai lavoratori, ancora iscritti alla predetta organizzazione sindacale, diciamo che se non ora, quando strapparne le tessere? Quando rompere con un sindacato che, come si è visto, è passato, armi e bagagli, alla borghesia, facendosi puntello del fascismo padronale e dei governi moderno fascisti che colpiscono maggiormente le lavoratrici/donne?

Altresì, quando darete una mano a costruire il sindacato di classe, che abbia al centro la classe operaia e la condizione di doppio sfruttamento, oppressione, discriminazione delle operaie/lavoratrici/donne?

Quando insieme costruiremo il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario e un nuovo Partito Comunista Rivoluzionario che abbia in prima fila e alla direzione le donne, per rovesciare ogni governo reazionario e il sistema del capitale, che proprio sulle donne si accanisce di più dispiegando tutta la sua barbarie?

Alla direzione di NUM invece chiediamo quando la smetterà di inseguire la cgil e di brontolare perché non se la fila per niente, anziché denunciarla pubblicamente perché correa del massacro dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori?

Quando si metterà in testa che senza una lotta rivoluzionaria, e non di certo riformista, delle lavoratrici e delle donne -innanzitutto proletarie, quelle più sfruttate e oppresse- non potrà mai esservi un alcun cambiamento dello stato di cose, soprattutto per le donne?

SCATENARE E ORGANIZZARE LA LOTTA E LA VIOLENZA RIVOLUZIONARIA DELLE DONNE, PERCHE’ TUTTA LA VITA POSSA REALMENTE CAMBIARE!



M.S.
per le lavoratrici SLAI Cobas sc ed MFPR -Policlinico Palermo 24.02.2019



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