20/05/19

Sono una cattiva maestra perché sono antifascista - Da NUDM Bologna

Esprimiamo massima solidarietà a Rosa Maria Dell’Aria, la docente di Palermo sospesa l'11 maggio 2019 per un video, realizzato dai suoi alunni, in cui si confrontano le leggi razziali con il decreto sicurezza.
Dopo la segnalazione di un militante di destra al ministro Bussetti e l'intervento mediatico della senatrice leghista Lucia Borgonzoni, l'Ufficio Scolastico Regionale siciliano recepisce le volontà del ministro della pubblica istruzione Bussetti e inizia un'indagine sulla questione, arrivando dopo pochi mesi a notificare una sospensione di due settimane alla docente di Palermo, con la motivazione di "non aver vigilato sugli studenti" che nell'ambito di una ricerca sulle persone migranti hanno accostato, attraverso due immagini, le leggi razziali del 1938 al Decreto Sicurezza del 2018. La polizia irrompe così nell'istituto per interrogare docenti e studenti solo perché in una classe si è avuto il coraggio di scrivere che il decreto sicurezza è di stampo fascista e razzista. Colpisce anche il ruolo dei social in questo clima, attraverso i quali la macchina governativa non solo denuncia e diffama con semplici tweet, ma espande il proprio controllo e censura grazie allo scrutinio dei "profili" di insegnanti, educatrici ed educatori. Se in passato servivano le spie di quartiere, oggi i sottosegretari e i ministri rispondono direttamente alle segnalazioni virtuali dei propri follower, i quali visitano le pagine Facebook di insegnanti, educatrici e educatori per denunciarne fantomatiche connivenze, che siano con la "sinistra" o con l'ideologia del gender.
Secondo la logica del provvedimento di sospensione, il compito dell'insegnante sarebbe quindi quello di censurare le critiche ai provvedimenti del governo. Lo strumento della sospensione è tuttavia un provvedimento raro ed estremo e dovrebbe essere utilizzato contro un'insegnate solo in casi di molestie, violenze o incitazione all'odio. Diamo al ministro Bussetti un consiglio: l'unico modo per fermare il proliferare di simili opinioni tra le/gli studenti sarebbe eliminare completamente l'insegnamento della storia, educare all'ignoranza e scoraggiare e punire il pensiero critico. Questo non può però essere il lavoro di un'insegnante. È invece il lavoro di questo governo, esercitato con modalità poliziesca attraverso la limitazione della libertà di espressione e di insegnamento. Il braccio delle istituzioni non è solo la burocrazia, ma anche la violenza materiale dei loro alleati neofascisti e neonazisti.
Possiamo solo abbozzare il lungo elenco di attacchi fascisti alla libertà d'insegnamento compiuti nell'ultimo anno e mezzo: a Torino una maestra licenziata per aver manifestato, a Ravenna insegnanti indagate per un'iniziativa degli studenti durante gli esami di maturità – una lettera contro i provvedimenti razzisti indirizzata al Presidente della Repubblica –, la censura di un progetto sulla parità di genere a Trento, gli attacchi ai 63 docenti di Bologna che hanno fatto lezioni sulla condizione migrante, gli attacchi fisici ai luoghi della formazione, dagli asili alle Università. Nel mirino di questi recenti attacchi sempre due questioni specifiche: la lotta al razzismo e la lotta alle discriminazioni di genere. In tanti anni di lotta femminista, come insegnanti e studenti con Non Una Di Meno, abbiamo già affermato che non si tratta di un caso. Si tratta di un progetto esplicito di ristrutturazione sociale, eversivo rispetto al patto sociale che una comunità deve necessariamente darsi, fondato sul rispetto, sull'antifascismo, sull'antirazzismo e sull'autodeterminazione delle donne e delle persone LBTQI+.
L'autodeterminazione di chi lavora o transita nei luoghi dell'educazione non può essere messa in pericolo, così come la libertà. Il nostro compito non è "vigilare sugli studenti". Il compito di un sistema educativo coerente con la costruzione della società che vogliamo è quello di fornire gli strumenti critici necessari per dare spazio ai saperi, contro chi usa l'ignoranza per diffondere violenza e paura.
Denunciamo le censure e gli attacchi alla libertà di insegnamento e di opinione, non un'insegnante liber* di meno nella scuola e nel mondo!

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