18/05/19

Perché il licenziamento della maestra antifascista non va sui mass media?




Tutta la nostra solidarietà alla Professoressa Rosa Maria Dell’Aria di Palermo per l'assurda e illegittima sospensione per chi giustamente difende il pensiero critico degli studenti che altrettanto giustamente hanno fatto il paragone tra il fascismo di ieri e il moderno fascismo di Salvini e del governo fascio-populista-razzista.
La solidarietà l'abbiamo espressa non solo a parole ma nei fatti, partecipando e intervenendo alla manifestazionedi ieri a Palermo

Ma la vicenda del licenziamento della maestra antifascista Lavinia Cassaro di Torino è anche peggio: non solo è in piedi una denuncia penale, qui l'insegnante ha perso addirittura il lavoro - come e perchè lo racconta lei stessa nella lettera che segue - ma, in sintesi: per aver in una manifestazione antifascista (al di fuori dell'orario di lavoro) protestato, denunciato con forza il comportamento della polizia che lasciava piena libertà di manifestazione ai fascisti di Casapound, a cui anzi, riservava protezione, mentre caricava invece brutalmente i giovani, i lavoratori, le donne, i migranti che manifestavano a Torino in difesa dei valori antifascisti, della Resistenza partigiana.

Ma, a differenza della vicenda di Dell'Aria, non ne parlano i grandi mass media e questo gravissimo provvedimento - che ricorda, effettivamente, i licenziamenti politici ai tempi del fascismo, rischia di andare nel dimenticatoio. Perchè?
Eppure anche qui ci troviamo di fronte ad un provvedimento politico, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione; ad una sentenza che dice che il comportamento di Lavinia di protesta verso la polizia sarebbe "in grave contrasto con i doveri inerenti alla funzione... anche se tenuti al di fuori delle mansioni e dell’orario di lavoro...; in contrasto con i doveri educativi connaturati alla sua funzione di docente di scuola primaria...; che si tratterebbe di un'attività dolosa che ha portato grave pregiudizio alla scuola, alla pubblica amministrazione, agli alunni, alle famiglie...".
Quindi, si dice che le maestre antifasciste sono un danno per la scuola, non un esempio!

Ciò che evidentemente è la colpa di Lavinia - e fa la differenza - è che questa maestra ha osato protestare contro la Polizia - non è un caso che sempre la sentenza scriva che il comportamento di Lavinia poteva diffondere un "senso di disprezzo per lo Stato e i suoi componenti".
Quindi, lo Stato, le sue forze di polizia che permettono, e oggi sempre più, una violazione aperta della Costituzione che vieta propaganda e ricostituzione di organizzazioni fasciste, non si toccano, non si possono denunciare!
Questa è la vera "colpa" di Lavinia.

NON PERMETTIAMO QUESTO LICENZIAMENTO POLITICO!
NON PERMETTIAMO CHE LA VICENDA DI LAVINIA CADA NEL SILENZIO!
FACCIAMOCI SENTIRE, MOBILITIAMOCI SENZA DISTINZIONI!

Firmate in tantissime, tantissimi l'appello - nel link di seguito segnalato - e inviatelo ai mass media e dovunque potete!


Lettera di Lavinia Cassaro:




Sono stata un’insegnante precaria (diplomata magistrale, II fascia di Istituto), negli ultimi anni della mia vita. Più di un decennio, ormai.
Ho cominciato a lavorare nelle scuole primarie statali nell’Anno Scolastico 2006/07, nella provincia di Bologna. Dall’A.S. 2011/12 ho trasferito il mio servizio presso la provincia di Torino. Ho lavorato con continuità, cambiando ogni anno scuola e mansione fino al 2016/17, anno nel quale sono stata immessa in ruolo.
Ho sostenuto l’Anno di Prova presso l’Istituto Comprensivo di Montanaro (To). Ho superato la Commissione di Valutazione finale e ho ottenuto il “posto fisso” (qualcuno direbbe…); io ero contenta perché finalmente, dopo anni di precariato, potevo vantare la “privilegiata” condizione di lavoratrice a tempo indeterminato! Che tra l’altro nel caso specifico, nel caso cioè della categoria professionale dell’insegnamento, sarebbe o dovrebbe (ahinoi!), essere cosa non soltanto scontata, ma tangibile ed effettiva… La continuità è connaturata al mestiere dell’insegnamento. Esso non può essere reso, ridotto, nei fatti, ad un ammortizzatore sociale, atto a convogliare in questa sorta di “Limbo Occupazionale” migliaia di persone… In tutto il Paese. Scuola per Scuola. Istituto per Istituto… In questa interminabile (e delirante!) attesa del posto fisso… Appunto! Da anni… Per anni.
Per l’A.S. successivo (2017/2018), chiedo ed ottengo (in avvicinamento alla mia città di residenza), il trasferimento all’I.C. Leonardo Da Vinci/Pablo Neruda, di Torino.

Il 22 febbraio del 2018, in città (To), era previsto (in vista delle elezioni governative del 4 marzo) un comizio elettorale. Candidato premier: Simone di Stefano, esponente del gruppo di estrema destra casapound, apertamente afferente al fascismo e parecchio nostalgico del Ventennio Mussoliniano.

Io, quella stessa sera, sarei dovuta partire, insieme al altre centinaia di mie colleghe, maestre elementari, (con diploma di Istituto superiore Magistrale), alla volta della Capitale, Roma.
Era indetto per il 23 febbraio 2018 un grosso sciopero nazionale di comparto (scuola).
Forti tiravano i venti della Protesta tra la categoria, anche a causa di una vertenza che riguardava (e riguarda ancora!) migliaia di lavoratrici/tori/ in merito alla regolarizzazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori (maestre/i/ con diploma Magistrale).
Ad ogni modo, saputo solo qualche sera prima che questo indecente personaggio, Simone di Stefano, sarebbe venuto nella mia città a vomitare politiche di odio, chiedendo voti, atti a permettergli di penetrare le fondamenta portanti della nostra Repubblica, mi sono sentita in dovere (il mio spirito Antifascista me lo imponeva) di rimanere.
I fatti successivi li conosciamo tristemente tutti… Non mi dilungo.
Ad ogni modo a parer mio: sia la mia persona, che la città di Torino tutta, ridotta quella sera (ad un corteo Antifascista indetto all’indomani della strage di Macerata, strage di stampo xenofobo, per mano di un affiliato di casapound, nonché candidato consigliere, alle comunali del suo paese, con la LegaSalvini) a meno di un migliaio di persone, abbiamo fornito alla Campagna Elettorale ottimi spunti di propaganda:
il male assoluto di questo paese è l’ANTIFASCISMO! Ad oggi ne vediamo le conseguenze…
A seguito di quella manifestazione io vengo denunciata e viene fatto dal Ministero della Pubblica Istruzione un decreto di destituzione

Sulla sentenza di Primo Grado di Giudizio, pronunciata dal Tribunale di Torino (sez. Lavoro), nella persona del giudice Mauro Mollo, riguardante il ricorso avverso il decreto di destituzione inflittomi dal ministero della pubblica istruzione, che io avevo mosso nel dicembre scorso, davvero ho ancora difficoltà a credere che sia potuta andare cosi: il giudice rigetta il mio ricorso sostenendo che la pena inflitta dal datore di lavoro è non soltanto legittima (secondo un’interpretazione molto fantasiosa e creativa della norme vigenti!), ma congrua e proporzionata.
Ivi si sostiene che:
io non soltanto mi sono macchiata di una “colpa” assoluta ed irreversibile, quella di perdere il controllo del mio stato emozionale, mostrando un lato (umano e non professionale) che contraddice il “MODELLO FIDUCIARIO” che ogni maestra dovrebbe interpretare e perpetrare…In ogni istante della sua vita. Compresi quelli dedicati a se stessa, ai propri percorsi individuali e collettivi, al proprio TEMPO VITA….; ma l’ho fatto pure in presenza di vari giornalisti, telecamere e, dunque io avrei, secondo il giudice, dovuto e potuto prevenire ed attendermi la GOGNA MEDIATICA che ne è seguita le settimane successive e che, di fatto, rappresenta il REALE MOTIVO per il quale mi hanno licenziata.

Non ho voglia di arrendermi e sono ancora molto arrabbiata per tutto questo. Penso sia il caso di andare avanti nella battaglia giudiziaria. Ci sono concreti spiragli di opposizione. Questa sentenza può e deve essere ridiscussa!
Vorrei, soprattutto, non farlo da sola. Ho bisogno di sostegno concreto.
Di potere credere (e di poterlo vedere, “toccarlo con mano”) che questa diventi una GRANDE CAUSA collettiva. Che possa portarci, vento in poppa e nuova brezza, verso orizzonti migliori.

Lavinia Flavia Cassaro

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