06/05/19

Donne in Sudan, Algeria, Tunisia



Dalle corrispondenze del blog tunisieresistant


Il ruolo delle donne emerge sempre più forte nelle lotte in corso nei paesi dell'Africa

Sudan - Il regime di Omar Bashir era al potere da quasi 30 anni, le masse popolari si sono opposte alla sua ennesima ricandidatura e all’annunciato aumento del prezzo del pane e sono scese in piazza.
La presenza e il ruolo d’avanguardia delle donne è stato determinante nello sviluppo della rivolta popolare sudanese, nella caduta del regime di Omar Bashir e sicuramente lo sarà nei prossimi sviluppi di tale rivolta. Come mostrano i video e le foto provenienti dal Paese, le donne guidano ampi settori dei manifestanti sudanesi, organizzano e svolgono il ruolo di agitatrici. Recentemente una ragazza di 24 anni, Alaa Salah, è divenuta il simbolo della protesta in un video che la mostra sopra il tetto di un’automobile circondata da una marea di manifestanti, mentre recita una poesia rivoluzionaria intervallata dai cori a tempo dei manifestanti che ad ogni fine verso gridano “thaura” (“Rivoluzione” in arabo n.d.a.); l’immagine della ragazza è stata riprodotta sotto forma di manifesto stilizzato in cui il classico detto islamico che recita che la voce della donna deve essere sommessa è stato modificato in “la voce della donna è Rivoluzione”.

Tunisia - Ancora una volta il sangue delle contadine macchia le strade delle campagne tunisine. Costrette a lavorare per salari da fame, a sottostare alle regole di assunzione dei caporali in cui non mancano neanche gli abusi sessuali, migliaia di contadine tunisine si recano al lavoro all’alba per tornare la sera. Vengono caricate come delle bestie su dei pick-up che sfrecciano per le strade provinciali del paese per portarle nei campi e, come sempre più frequentemente accade, trovano la morte in incidenti stradali.
Negli ultimi 4 anni, 40 contadine sono morte in questo modo, l’ultimo incidente è avvenuto lo scorso 27 aprile nella regione agricola di Sidi Bouzid, proprio la regione che diede inizio alla rivolta tunisina nel 2010, due pick up si sono scontrati frontalmente provocando la morte di 12 lavoratrici e lavoratori (7 donne e 5 uomini).


La rabbia e lo sdegno si sono diffuse nel Paese saputa la notizia… Sempre più frequenti sono questi incidenti e la risposta delle istituzioni sono le solite lacrime di coccodrillo senza realmente impegnarsi nella risoluzione dei problemi dei contadini e, in particolare delle contadine.
Al contrario, in questi giorni i partiti politici parlamentari e istituzionali sono impegnati nella campagna elettorale (il prossimo novembre sono previste le elezioni legislative) e il governo ha recentemente firmato un nuovo accordo di libero scambio con l’Unione Europea (ALECA) che tra le altre cose avrà come effetto negativo la subalternità della produzione agricola nazionale alle importazioni europee con l’ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro dei contadini e della produzione agricola nazionale in generale.
La prima risposta popolare è stato uno sciopero generale nella regione di Sidi Bouzid ieri 29 aprile, i contadini e altri lavoratori hanno bloccato l’omonimo capoluogo della regione e tutte le arterie principali della regione stessa.

Caso più unico che raro in Tunisia, ma anche negli altri paesi arabi come in Algeria, i manifestanti non sono scesi in piazza con la bandiera nazionale bensi hanno issato come propria bandiera dei foulard, gli stessi usati dalle contadine nel lavoro dei campi. Un simbolo forte che denuncia la responsabilità di queste vere e proprie stragi da parte dello Stato e della borghesia compradora al servizio dell’imperialismo.


Il corteo del Primo Maggio di quest’anno caratterizzato dal rifiuto dell’Aleca per la sovranità alimentare del Paese ha visto una delegazione di contadine di Sidi Bouzid.

Algeria - Le ragazze e le donne, organizzate qui in collettivi femministi, sono un soggetto importante della rivolta algerina. Fin dai primi giorni in prima linea, riversano in piazza la loro rabbia dovuta alla doppia oppressione subita in quanto donne, rivendicando apertamente il cambiamento radicale della società avanzando parole d’ordine quali la parità tra uomo e donna e l’abrogazione del Codice della Famiglia che prevede l’applicazione della charia (legge islamica n.d.a.) in alcuni settori del diritto privato, ad esempio è legale la poligamia anche se poco praticata grazie alla strenua opposizione delle donne.



Non a caso le ragazze e donne organizzate, dopo aver proclamato un sit-in permanente ogni venerdì di fronte l’ingresso dell’università, sono state oggetto di attacchi verbali e fisici da parte di manifestanti stessi e in seguito da probabili poliziotti infiltrati nel corteo. Ciò la dice lunga sull’importanza strategica delle rivendicazioni femminili e del pericolo percepito in esse da parte della borghesia compradora algerina e dei reazionari in generale.
Inoltre questo movimento ha colpito nel segno per via della sua ironia e originalità dei cartelli e slogan ma anche della cura della “propria immagine” lanciano una campagna parallela di pulizia del paese e delle città, in particolare alla fine dei cortei in cui gruppi di giovani ripuliscono, a dire la verità la poca sporcizia, creata inevitabilmente dai manifestanti.

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