Dalle corrispondenze del blog tunisieresistant
Il ruolo delle
donne emerge sempre più forte nelle lotte in corso nei paesi dell'Africa
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Tunisia - Ancora una
volta il sangue delle contadine macchia le strade delle campagne tunisine.
Costrette a lavorare per salari da fame, a sottostare alle regole di assunzione
dei caporali in cui non mancano neanche gli abusi sessuali, migliaia di
contadine tunisine si recano al lavoro all’alba per tornare la sera. Vengono
caricate come delle bestie su dei pick-up che sfrecciano per le strade
provinciali del paese per portarle nei campi e, come sempre più frequentemente
accade, trovano la morte in incidenti stradali.
Negli ultimi 4 anni, 40 contadine sono
morte in questo modo, l’ultimo incidente è avvenuto lo scorso 27 aprile nella
regione agricola di Sidi Bouzid, proprio la regione che diede inizio alla
rivolta tunisina nel 2010, due pick up si sono scontrati frontalmente
provocando la morte di 12 lavoratrici e lavoratori (7 donne e 5 uomini).
La rabbia e lo sdegno si sono diffuse nel
Paese saputa la notizia… Sempre più frequenti sono questi incidenti e la
risposta delle istituzioni sono le solite lacrime di coccodrillo senza
realmente impegnarsi nella risoluzione dei problemi dei contadini e, in
particolare delle contadine.
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La prima risposta popolare è stato uno
sciopero generale nella regione di Sidi Bouzid ieri 29 aprile, i contadini e
altri lavoratori hanno bloccato l’omonimo capoluogo della regione e tutte le
arterie principali della regione stessa.
Caso più unico che raro in Tunisia, ma
anche negli altri paesi arabi come in Algeria, i manifestanti non sono scesi in
piazza con la bandiera nazionale bensi hanno issato come propria bandiera dei
foulard, gli stessi usati dalle contadine nel lavoro dei campi. Un simbolo
forte che denuncia la responsabilità di queste vere e proprie stragi da parte
dello Stato e della borghesia compradora al servizio dell’imperialismo.
Il corteo del Primo Maggio di quest’anno
caratterizzato dal rifiuto dell’Aleca per la sovranità alimentare del Paese ha
visto una delegazione di contadine di Sidi Bouzid.
Algeria - Le ragazze e le
donne, organizzate qui in collettivi femministi, sono un soggetto importante
della rivolta algerina. Fin dai primi giorni in prima linea, riversano in
piazza la loro rabbia dovuta alla doppia oppressione subita in quanto donne,
rivendicando apertamente il cambiamento radicale della società avanzando parole
d’ordine quali la parità tra uomo e donna e l’abrogazione del Codice della
Famiglia che prevede l’applicazione della charia (legge islamica n.d.a.) in alcuni settori del diritto
privato, ad esempio è legale la poligamia anche se poco praticata grazie alla
strenua opposizione delle donne.
Non a caso le ragazze e donne
organizzate, dopo aver proclamato un sit-in permanente ogni venerdì di fronte
l’ingresso dell’università, sono state oggetto di attacchi verbali e fisici da
parte di manifestanti stessi e in seguito da probabili poliziotti infiltrati
nel corteo. Ciò la dice lunga sull’importanza strategica delle rivendicazioni
femminili e del pericolo percepito in esse da parte della borghesia compradora
algerina e dei reazionari in generale.
Inoltre questo movimento ha colpito nel
segno per via della sua ironia e originalità dei cartelli e slogan ma anche
della cura della “propria immagine” lanciano una campagna parallela di pulizia
del paese e delle città, in particolare alla fine dei cortei in cui gruppi di
giovani ripuliscono, a dire la verità la poca sporcizia, creata inevitabilmente
dai manifestanti.
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