IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE TENUTOSI A VERONA
ALLA FINE DELLO SCORSO MESE DI MARZO,INDICE DELL’AVANZARE DEL MODERNO FASCISMO E
DEL CONSEGUENTE MODERNO MEDIOEVO SIA IN ITALIA CHE A LIVELLO INTERNAZIONALE, CONFERMA
COME LA FAMIGLIA BORGHESE SIA IL CAPOSALDO DEL SISTEMA, L’UNITA’ ECONOMICA DEL
CAPITALISMO, OLTRECHE’ LUOGO E STRUMENTO DI SFRUTTAMENTO,OPPRESSIONE,
SCHIAVITU’ E MORTE PER LE DONNE. ALTRO CHE SOCIETA’ NATURALE FONDATA
SULL’AMORE!
ORA E SEMPRE MORTE ALLA FAMIGLIA BORGHESE
MORTE AL SISTEMA
E AI GOVERNI DEL CAPITALE!
Malgrado l’aumento
esponenziale dei femminicidi e della violenza sulle donne in tutto il mondo,
consumatisi nella maggior parte dei casi proprio in ambito familiare, così come
accade anche in Italia, dal 29 al 31 marzo scorso, a Verona, le forze più
oscurantiste e reazionarie della borghesia imperialista italiana e
internazionale, grazie al pieno appoggio delle istituzioni italiane,hanno
organizzato il congresso mondiale in difesa della famiglia tradizionale. Il fine è stato quello dell’elaborazione a
tavolino di una strategia politica comune per affermare la famiglia “naturale”
come “la sola unità stabile e basilare della società”.
Lo slogan della
manifestazione, tenutasi guarda caso in vista delle elezioni europee, era: “Il
vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale profamily”.
Tra i
clerico-fascisti che hanno organizzato tale manifestazione, oltre a Tony Brandi
di ProVita, Massimo Gandolfini di “Difendiamo i nostri figli”, vi è stato anche
Brian Brown, amico di Donald Trump e presidente dell’organizzazione
internazionale per la famiglia. Inoltre, erano presenti la ministra ungherese
della famiglia Katalin Novak, il segretario francese del Rassemblement National
Nicolas Bay; poi, Maximilian Krah del partito tedesco Afd, l’arciprete
ortodosso russo Dimitri Smirnov,l’imprenditore russo Alexei Komonov, il
parlamentare della duma Viktor Zubarev e Ignacio Arsuaga, fondatore e
presidente di CitizenGo.
A questi si sono
aggiunti i movimenti e comitati prolife
nostrani unitamente agli integralisti cattolici, gli omofobi, Alleanza
cattolica e i Giuristi per la vita,i parlamentari della Lega, di Forza Italia,
di Fratelli d’Italia, del M5S, oltreché
amministratori locali, ministri, leader religiosi, imprenditori. E dulcis in fundo, i leghisti fascio-razzisti-sessisti
Salvini, Fontana, Pillon, e il movimento ultracattolico Militia Christi, legato
a FN, e i nazifascisti di CasaPound e
FN.
Tra i relatori del
congresso vi è stato anche l’americano Brian Brown, che dopo avere urlato alla
platea : “Alziamoci in piedi, battiamoci per la famiglia,noi siamo qui per
dirvi che non siete soli”, con fare altrettanto
esaltato ha sostenuto che “i prolife e i pro family sono come dei
“soldati morali che devono combattere una guerra contro i nemici della famiglia
“naturale”, e che perciò le famiglie di tutte le culture devono unirsi e
portare avanti questa guerra.
Ma uno di quelli
che, come fanno rilevare i giornali, ha
fatto maggiormente discutere è stato Ignacio Arsuaga, fondatore e presidente di
CitizenGo associazione spagnola di estremisti prolife, presente in 50 paesi del
mondo,compreso l’Italia; organizzazione avversa ai matrimoni gay, all’aborto,
considerato un assassinio e un genocidio di stato, e alla teoria del gender.
La stampa riporta
che Arsuaga abbia affermato che : “I
nemici della famiglia sono dappertutto, nelle istituzioni, nelle strutture di
potere. Controllano la stampa, i partiti di sinistra, ma anche i partiti di
destra, le fondazioni, gestiscono anche molte organizzazioni internazionali,
multilaterali come le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, L’unione europea”.
Inoltre ha
aggiunto che i nemici della famiglia sono gli eredi di Antonio Gramsci, nonché
le femministe radicali, l’aborto, i teorici del gender e finanche i liberali
che impedirebbero ai provita di avere un ruolo pubblico nella società.
Infine Arsuaga ha prospettato il piano ideologico,
politico e pratico articolato su cinque punti, per condurre una battaglia che,
a suo dire, “nei prossimi anni potrebbe ribaltare il tavolo” : 1) ogni organizzazione
deve lavorare non solo nella propria nazione, ma anche a livello globale;
2)fare rete proprio come è avvenuto al Congresso della famiglia; 3) avere una
strategia per le proprie campagne; 4) non rispettare i canoni del politicamente
corretto; 5) provare a rompere il sistema, senza distruggerlo.
In sintesi, questa
feccia dell’umanità insieme all’altra feccia che ha pilotato il congresso,
vorrebbe prendere il potere, dice attraverso le elezioni, entrando nei partiti
e nelle istituzioni (come se già non vi fosse), o influenzando e controllando
direttamente il potere e chi lo gestisce (come se già non lo facesse), al fine
di cambiare in peggio il sistema, rendendolo ancora più fascista, misogino e
barbaro. In pratica preme per
un’ulteriore accelerazione verso un regime totalitario e di moderno medioevo
per le donne.
A rafforzare le
tesi di Arsuaga è intervenuto Tony Brandi, mostrando finanche un libricino che
riportava tutta una serie di aberranti e spudorate menzogne sulla famiglia tradizionale,
smentite dai fatti quotidiani e di cronaca:
“Gli indicatori di benessere sono
correlati alla famiglia, da questi studi risulta che nelle famiglie tradizionali
ci sono meno violenze contro i bambini, migliori indicatori di salute, meno
problemi psicologici, meno disoccupazione, meno consumo di alcool e di droga,
meno criminalità…” .
A questo punto,
viene da sé chiedergli : “ma su quale pineta hai vissuto finora?”. Le famiglie
del “Mulino Bianco” esistono solo in tv! La verità, come spesso è stata
costretta a scrivere anche la stampa, è che in Italia, LA FAMIGLIA UCCIDE PIU’
DELLA MAFIA!!! Il 72% dei femminicdi e della violenza sulle donne si consuma
nel tanto osannato “focolare domestico tradizionale”, dove mariti, compagni,
fidanzati, ex, fanno scempio delle donne e spesso uccidono anche i propri
figli.
Altresì, riguardo
ai problemi psicologici, Brandi finge di non sapere che è proprio nelle
famiglie considerate “naturali”, a cominciare da quelle proletarie, quelle più
povere,che la gente va sempre più fuori di testa, e che la maggioranza delle
donne, grazie al doppio sfruttamento e alla doppia oppressione, soffre di
depressione oltreché di tutta una serie di patologie correlate, che ne
devastano la vita. Per non parlare dell’alcool e della droga, il cui consumo e
spaccio divengono sempre più la normalità in un numero sempre più crescente di
famiglie tradizionali. E della criminalità, che dire? Violentare, massacrare di
botte o uccidere la propria consorte, compagna, fidanzata, e spesso anche i
propri figli, non è forse un crimine? E poi, è risaputo che le carceri sono
affollate di gente proveniente da famiglie “naturali”e di certo non gay.
Infine, sulla disoccupazione,
è noto che essa investe la maggioranza delle famiglie, soprattutto quelle
proletarie, costrette ad una esistenza sempre più misera e avvilente. E si
potrebbe continuare all’infinito….
A plaudire alle
deliranti dichiarazioni di Brandi e dei vari relatori, non poteva naturalmente
mancare il ministro dell’interno Salvini, il “nuovo duce”, l’altra melma, che
ha rincarato la dose sostenendo addirittura che “la crisi più grande per
l’Italia sono le culle vuote”, esortando ancora una volta le donne italiane a
fare da incubatrici, a sfornare più figli, in concorrenza con le immigrate, in
nome del bisogno della nazione e della razza, proprio come fece Mussolini.
Del resto,il fatto
che questo convegno si sia tenuto in Italia e, guarda caso, proprio a Verona,
con il sostegno di governo,Comune,Provincia e Regione, non è stato di certo
causale. I feroci attacchi sferrati all’insieme dei diritti delle donne,a
cominciare dall’aborto, da parte del governo NERO Lega-M5S, e
soprattutto da Salvini, nonché dal ministro leghista della famiglia e da
Pillon, oltreché dalla Chiesa, hanno fatto del nostro Paese il luogo “ideale”
da cui rilanciare una più forte campagna di santificazione della cosiddetta
”famiglia naturale” e del ruolo riproduttivo e subalterno delle donne, in nome
della salvaguardia del sistema, di cui la famiglia costituisce la “cellula
base”.
Il perché la
famiglia, la sua unità e stabilità siano sempre stati così importanti per la
società capitalistica e la borghesia, soprattutto in tempi di crisi, non è affatto un mistero. Il
capitalismo attraverso la famiglia si assicura la riproduzione di forza lavoro,
di manovalanza a basso costo e del cosiddetto esercito di riserva. Riproduzione
non solo della specie, ma anche di tutta una serie di bisogni della vita
materiale e spirituale. Bisogni che vuol dire: consumo; il consumo necessario
all’economia capitalistica.
Inoltre,
l’istituzione familiare funge anche da ammortizzatore sociale; in effetti è su
di essa ed essenzialmente sulla donna, schiava del focolare domestico, che lo
stato scarica l’onere dei servizi sociali: sanità, assistenza, infanzia etc.,
oltreché le frustrazioni, soprattutto degli uomini proletari, abbrutiti sempre
più dalla condizione sociale in cui questo sistema di sfruttamento e miseria li relega. L’enorme
aumento, in famiglia, della violenza sulle donne e dei femminicidi, ne sono
ampia conferma.
In più la famiglia
ha il compito fondamentale di tramandare e perpetuare le idee, i valori e i
costumi della borghesia, della classe
dominante. Valori che, come si diceva
prima, inchiodano le donne alla subalternità, alla schiavitù familiare e
sociale.
A tal proposito,
K.Marx e F. Engels - supportati dalle decennali ricerche e dalle scoperte
dell’etnologo e antropologo statunitense Morgan- ci hanno svelato come non sia vero che
l’istituzione familiare sia sempre esistita, ma che essa nasce, si sviluppa e
si trasforma storicamente in base agli sviluppi e alle trasformazioni sociali.
Nella sostanza, essa è il riflesso della base economica di una determinata
epoca storica.
In particolare
Engels, nell’Origine della famiglia, della proprietà e dello stato, ci
insegna che la famiglia borghese è un
caposaldo del sistema capitalistico, l’unità economica della società
capitalistica. E come in tutte le società divise in classi il matrimonio è di
classe e di convenienza; esso è legato alle condizioni di classe degli
interessati, un matrimonio una unione in cui, sostanzialmente, prevalgono gli
interessi economici della coppia e della famiglia di provenienza.
Egli ci spiega
anche come la schiavitù e l’oppressione della donna nella famiglia e nella
società non siano esistite sempre, ma che esse coincidono con l’avvento della
famiglia moderna - fondata sul matrimonio monogamico- e che la schiavitù domestica della donna,
nasce e si sviluppa con l’avvento della proprietà
privata e della
divisioni in classi della società. Mentre la storia primitiva è stata
caratterizzata dalla famiglia di gruppo e di coppia e da un’amministrazione
domestica comunista.
Engels inoltre
aggiunge che : “L’origine della monogamia, così come possiamo seguirla nel popolo più
civile e di più alto sviluppo dell’antichità, non fu, in alcun modo, un frutto
dell’amore sessuale individuale, col quale non aveva assolutamente nulla a che
vedere, giacché i matrimoni, dopo come prima, rimasero matrimoni di
convenienza. Fu la prima forma di famiglia che non fosse fondata su condizioni
naturali, ma economiche,precisamente sulla vittoria della proprietà privata
sulla originaria e spontanea proprietà comune. La dominazione dell’uomo nella
famiglia e la procreazione di figli incontestabilmente suoi destinati ad
ereditare le sue ricchezze: ecco quali furono i soli ed esclusivi fini del
matrimonio monogamico”.
In seguito, lo
stesso sottolinea quanto segue: “La monogamia non appare in nessun modo, nella
storia, come la riconciliazione di uomo e donna, e tanto meno come la forma più elevata di questa riconciliazione. Al
contrario, essa appare come soggiogamento di un sesso da parte dell’altro, come
proclamazione di un conflitto tra i sessi sin qui sconosciuto in tutta la
preistoria. In un vecchio manoscritto inedito, elaborato da Marx e da me nel
1846, trovo scritto: “La prima divisione del lavoro è quella tra l’uomo e la
donna per la procreazione dei figli”. Ed oggi posso aggiungere: il primo
contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo
dell’antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico, e la prima
oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di
quello maschile”. “La moderna famiglia singola è fondata sulla schiavitù
domestica della donna, aperta o mascherata, e la società moderna è una massa
composta nella sua struttura molecolare da un complesso di famiglie singole.
…Nella famiglia l’uomo è il borghese, la donna rappresenta il proletario”.
Il tema della
famiglia, pertanto, non è affatto una questione neutrale, al di sopra delle
classi e delle parti. Nella società capitalistica la famiglia,
ripetiamo,cellula base del sistema, è divenuta via via negli anni sempre più
strumento e puntello dello sfruttamento,controllo e oppressione delle masse
femminili.
In tal senso, è
bene ricordare che, in Italia, fin dai tempi del fascismo di Mussolini,
l’istituzione familiare è stata posta al centro della politica sociale,
inchiodando le donne all’esclusivo ruolo
di incubatrice-madre-casalinga-moglie- serva del focolare domestico e della
società, esaltando il ruolo della maternità in funzione nazionalista ( fare i
figli per la patria).
Ricordiamo pure
che, al fine di incrementare le nascite, Mussolini, oltre ad elargire i famosi
premi di natalità, vietò per legge l’aborto e
l’uso degli anticoncezionali. Inoltre, durante il fascismo, la
donna poteva essere licenziata qualora
si sposasse o rimanesse incinta, e non
aveva accesso a tutte le professioni, alla carriera e alla parità salariale e
previdenziale. Altresì, negli uffici
pubblici il personale femminile non poteva superare il 10% di quello
complessivo. Anche all’intero della famiglia
la donna non aveva pari diritti nemmeno riguardo all’educazione dei
figli.
Per non parlare,
infine, della mostruosa legge sul
“delitto d’onore”, che condannava a pene ultra irrisorie (da 3 a 7 anni) chi uccidesse la
propria moglie o sorella, considerate libertine o fedifraghe, che mostra la
cruda e orrenda realtà subita dalle donne negli anni, in nome della “sacra
famiglia” e della sua funzione economica e sociale nel barbaro sistema del
capitale.
Ma non possiamo
neppure dimenticare che questo moderno medioevo fu ripreso e portato avanti
nella famosa era berlusconiana, iniziata negli anni ’90 e durata quasi un
ventennio, in cui cominciò la marcia verso un moderno fascismo, che riportò
indietro di cinquant’anni le masse femminili.
La restaurazione
del trinomio mussoliniano dio-patria-famiglia, l’istituzione del ministero
della famiglia e la politica
economico-sociale- culturale messa in
atto da Berlusconi e dal suo governo MODERNO FASCISTA FI-Lega Nord-AN, di estremo attacco alle
condizioni delle donne (a partire dall’attacco all’aborto, al divorzio, al
diritto di famiglia; mediante i licenziamenti facili da parte dei padroni, la precarietà permanente, il sottosalario, la disoccupazione, i tagli persistenti ai
servizi sociali e la spinta a restare o a tornare a casa, per occuparsi
esclusivamente della “sacra famiglia”; con appelli e incentivi a fare più figli
etc.) rimisero in discussione l’emancipazione delle donne e i diritti dalle
stesse conquistati con lunghi e duri anni
di lotta, a partire dalla gloriosa Resistenza, di cui furono protagoniste
decine di migliaia di donne.
La cosa
altrettanto grave è che tale processo reazionario non sia stato affatto
contrastato dalla “sinistra” istituzionale, anzi, esso è stato favorito e
pienamente sostenuto anche dai governi di centrosinistra che si sono succeduti,
i quali hanno rilanciato la “centralità della famiglia” e le conseguenti politiche misogine, partecipando e
supportando finanche le campagne oscurantiste, clerico-fasciste lanciate dalla
Chiesa periodicamente.
Non v’è dubbio che
oggi, il moderno fascismo venga incarnato ed accelerato ancor più da Salvini-Di
Maio, dall’ennesimo governo fascio-razzista-sessista del capitale, che sta di
fatto peggiorando massimamente l’esistenza, la vita delle donne in ogni ambito.
Alla luce di ciò e
di tutto quanto sopra, non si può che ribadire che non potrà mai esservi alcuna
reale liberazione delle donne, senza rivoluzione,senza che vengano meno le basi
economico-politico-sociali-culturali su cui si fonda e poggia la subalternità
delle donne; senza che i governi del capitale, come pure quello Lega-M5S, e il
sistema, che è alla base della barbarie verso le donne, siano rovesciati e
spazzati via. Perché come la storia ha
inconfutabilmente dimostrato,l’oppressione e la schiavitù delle donne non è
assolutamente risolvibile all’interno di
questo sistema capitalistico, di questa società borghese che ne è la causa
fondamentale.
Pertanto, la vera
soluzione dell’oppressione delle donne non può essere affatto data dalle
“ricette” propinate dalla borghesia
“illuminata” e dalle femministe borghesi e piccolo borghesi, come la parità giuridica (solo sulla carta) tra
donne e uomini, oppure una maggiore partecipazione “democratica” delle donne alla vita politica (quote rosa) e
sociale, o ancora, l’educazione dei maschi al rispetto delle donne etc. .
La concezione
marxista, materialistico-dialettica (che
ha scoperto l’origine, le vere cause materiali e storiche dell’oppressione
delle donne nella società capitalistica, che di certo non stanno “nell’egoismo
innato” dei maschi, che avrebbe portato al “patriarcato”, come sostiene
essenzialmente il femminismo idealista e reazionario, borghese e piccolo
borghese), come abbiamo detto prima, ha svelato che la sottomissione e la servitù delle donne
nasce nel corso dello sviluppo delle forze produttive che ad un dato livello
comporta il passaggio dal comunismo primitivo alla società classista.
Infatti, è con lo
sviluppo della produzione e dei mezzi di produzione, concentrati in mano
all’uomo, non solo poiché più forte fisicamente, ma soprattutto perché non dedito direttamente alla maternità
e alla cura dei figli, che il lavoro domestico perde la sua grande importanza,
e la posizione sociale della donna - precedentemente tenuta in altissima
considerazione, tanto che si parla di matriarcato- subisce un cambiamento radicale. “La stessa causa che un tempo, aveva
assicurato alla donna l’autorità nella famiglia, cioè la sua occupazione
esclusiva ai lavori inerenti all’economia domestica, assicurava ora la
prevalenza dell’uomo…”
In seguito, con
l’avvento e lo sviluppo della società capitalistica si è avuto l’inserimento
anche delle donne nella produzione, a cominciare dalle fabbriche. Ma questo, se
da un lato ha rappresentato e rappresenta
un progresso, un elemento di emancipazione per l’altra metà del cielo,
rispetto alle società classiste precapitalistiche, nello stesso tempo, però,
raffigura un ulteriore aspetto dell’oppressione femminile, mediante lo
sfruttamento anche da parte del capitale, dei padroni.
E’ sotto gli occhi
di tutti il fatto che, nel sistema attuale, la donna subisca un doppio sfruttamento,
oltreché una tripla oppressione: in famiglia, sul lavoro, nella società.
Questo fa sì che
la battaglia per la liberazione delle donne, sebbene sia parte integrante della battaglia più
generale contro il capitalismo, non può assolutamente essere considerata
un’appendice della lotta di classe. Essa
è e deve essere una “rivoluzione nella rivoluzione”, e perciò,non solo
economico-politica, bensì contemporaneamente anche
ideologica-culturale-sociale, affinché
la cultura e la pratica maschilista abbiano fine.
Già la lotta
dirompente del movimento femminista sviluppatosi nel 1968 e soprattutto negli anni ’70 (sulla scia della
Grande Rivoluzione Culturale cinese) che
fu il primo momento di feroce critica storica alla famiglia e alla
società capitalistica, mostrò la coscienza della necessità delle donne di
trasformare l’esistente, il cielo e la terra. Non a caso si trattò di una “rivolta nella rivolta”, che
ha visto scendere in piazza milioni di donne che hanno alzato il tiro, andando oltre l’emancipazionismo,
la rivendicazione di parità uomo-donna nella sfera economico-sociale-politica,
mettendo in discussione la società nel suo complesso, tutte le relazioni
sociali, a partire da quelle tra uomini e donne, all’interno e fuori la
famiglia.
La lotta delle
donne fu talmente lunga, dura ed incisiva che, oltre a dare vita a tutta una
serie di conquiste normative e giuridiche che modificarono in maniera
profonda anche la vita sociale (1970,
legge sul divorzio; 1975, istituzione consultori familiari; 1977, legge parità
sul lavoro; 1978, legge sull’aborto; 1981, abolizione del delitto d’onore), fu
anche una vera e propria rivoluzione culturale, che investì pure il movimento
rivoluzionario e i compagni di lotta.
Attraverso la
pratica dell’autocoscienza le femministe affermarono giustamente che “il
personale è politico” e rifiutarono di essere considerate “gli angeli del
ciclostile”, rivendicando il ruolo politico e decisivo delle donne e
l’autonomia del movimento e dei vari gruppi femministi costituitisi. Le
compagne portarono avanti una battaglia
strenua contro il maschilismo presente pure all’interno delle organizzazioni e
dei gruppi comunisti, e contro il
meccanicismo m-l che pone in secondo piano la questione femminile e sostiene
che la rivoluzione risolve di per sé,
automaticamente la questione della contraddizione sessuale e dell’oppressione delle donne, negando la
necessità della rivoluzione nella rivoluzione dell’altra metà del cielo, per
trasformare da cima a fondo lo stato di cose, per spezzare le doppie catene
delle donne e sradicare la cultura dell’oppressione e della violenza contro il
genere femminile.
Il maschilismo dei
compagni e il meccanicismo m-l contribuirono fortemente all’attecchimento nel movimento
delle donne dell’ideologia e prassi del femminismo borghese e piccolo borghese
(che sostanzialmente sostiene, mentendo sapendo di mentire, che la differenza
sessuale è l’origine della disuguaglianza,
sottomissione ed oppressione delle donne, e che, in ultima analisi, l’uomo è
oppressore per natura e pertanto, la
condizione della donna non potrà mai cambiare, se prima non cambiamo la testa
degli uomini, la cultura maschilista. Di qui la lotta principale alla
sovrastruttura, alle idee, rifiutando di
vedere l’intreccio della lotta di genere con quella di classe e la necessità
della rivoluzione, dell’abbattimento del sistema, della base materiale della
società che produce la cultura del maschilismo e dell’oppressione in ogni
ambito, delle donne), che cercò di cavalcare la tigre e deviare la lotta delle
donne verso il riformismo.
Femminismo
reazionario, al servizio del capitale, purtroppo ancora presente ed egemone nel
movimento delle donne, e attualmente incarnato dalla direzione di NUM che,
malgrado l’avanzare del moderno medioevo, non solo cerca di illudere le masse
femminili sulla loro possibile liberazione all’interno di questo stesso sistema
- che ne è di fatto il carnefice- ma
funge persino da pompiere, come
dimostrato pure nelle varie assemblee e manifestazioni nazionali del
movimento femminista, compresa quella di Verona della fine dello scorso mese di
marzo, come denunciato dalle compagne del MFPR.
Ciò non fa altro
che confermare come non basti essere
donne per stare tutte dalla stessa parte. Come ha posto in rilievo
magistralmente Mariatequi, il primo
dirigente del partito comunista peruviano,
“nella società classista la classe distingue più del sesso e pertanto,
anche le donne, così come gli uomini, sono reazionarie, centriste o
rivoluzionarie, e di conseguenza non possono combattere la stessa battaglia”.
Contro
l’ideologia, teoria e prassi del
femminismo borghese e piccolo borghese,ripetiamo, riformista e reazionaria, l’MFPR,
forte del marxismo-leninismo-maoismo,
fin dalla propria costituzione, avvenuta nel 1995 in seguito all’avvento
del moderno fascismo del governo Berlusconi, ha posto una netta linea di
demarcazione, chiamando le donne, le operaie, le lavoratrici, le precarie, le
disoccupate,le giovani,le immigrate, ad appoggiare e costruire insieme, con una
lotta a 360 gradi, il movimento femminista proletario rivoluzionario, con lo
scopo di fare delle donne, soprattutto di quelle proletarie - italiane e
immigrate- le più sfruttate e oppresse, forza poderosa della rivoluzione e
della rivoluzione nella rivoluzione, per liberare una volta e per sempre
l’altra metà del cielo dalla schiavitù familiare, dallo sfruttamento e
dall’oppressione in tutte le sue forme sociali.
Il grandioso e
storico SCIOPERO DELLE DONNE organizzato nel 2013 dal MFPR - che ha visto la
partecipazione a livello nazionale di 20 mila donne, tra operaie, lavoratrici
del privato e del pubblico impiego, precarie, disoccupate,giovani- e gli altri
scioperi delle donne che sono seguiti, compreso quello dell’8 marzo scorso, che
hanno visto crescere di volta in volta la partecipazione, dimostrano
indiscutibilmente che quando le donne prendono coscienza di sé e di classe,
nessuno le può fermare.
Le donne,
principalmente quelle proletarie, non hanno proprio nulla da riformare e
conservare di questo sistema, ma hanno, invece, le doppie catene da spezzare e
un mondo da conquistare!
Un mondo dove non
vi sia più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della borghesia sul proletariato,
dell’uomo sulla donna. Una società nuova dove la guerra del genere maschile
contro quello femminile non esista più; dove i rapporti uomo-donna, così come
quelli genitori-figli e interpersonali non siano più basati sull’interesse
economico, sull’ereditarietà della proprietà privata, ma sull’amore, quello
vero, sulla solidarietà, l’aiuto e il rispetto reciproco. Una società senza
omofobia e razzismo, perché l’amore, così come i diritti, non hanno sesso, età,
colore, patria.
Pertanto
continuiamo a fare appello - ancor più a fronte dell’avanzare del moderno
fascismo e del moderno medioevo- perché
la scintilla della rivoluzione, che è stata riaccesa nel 2013 dalle
lavoratrici-donne del MFPR e dello SLAI Cobas sc, possa essere impugnata e
fatta brillare ancora di più dall’intero movimento delle donne, per “incendiare la prateria”, per rovesciare
questa società di merda, perché tutta la vita delle donne possa realmente
cambiare, altro che riforme!
LOTTARE PER ROVESCIARE IL GOVERNO
FASCIO-RAZZISTA-SESSISTA LEGA-M5S
E OGNI ALTRO GOVERNO DEL CAPITALE!
COMBATTERE E CACCIARE DAL MOVIMENTO DELLE DONNE
IL FEMMINISMO
RIFORMISTA E REAZIONARIO!
CONTRO IL MODERNO MEDIOEVO E LA TRIPLA OPPRESSIONE,
DONNE IN LOTTA
PER LA RIVOLUZIONE!
Lavoratrici MFPR e
SLAI Cobas sc –Policlinico Palermo
11.04.2019
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