STRALCI DALLA PRESENTAZIONE A BOLOGNA DEL LIBRO DI
ANURADHA GHANDY: "Tendenze filosofiche nel movimento femminista" -
fatta il 29 marzo presso "Armonie"
Anuradha
Ghandy era, come dice Arundathy Roy , “differente”. Anuradha Ghandy
nasce in una famiglia progressista e già nell’università diventa una leader
delle lotte; subito dopo fa l’insegnante e diventa una delle principali
attiviste per i diritti umani nel paese. Dopo comincia il suo periodo di lunga
clandestinità perchè sceglie di fare appunto una vita “differente”, da
comunista, militante. Nel primo periodo fa un lavoro tra gli operai, in
particolare tra gli edili, ne organizza molte lotte. Per tre anni sta nelle
zone dove opera l’Esercito guerrigliero di liberazione popolare. E' l’unica
donna che è stata, finché non è morta, nel Comitato centrale del Partito
Comunista dell’India (Maoista) che dirige la guerra popolare in India.
Anuradha
Ghandy già da vari anni soffriva di una sclerosi multipla ma a questa si
aggiunge la malaria. Lei andò in un ospedale per accertamenti ma poiché era
clandestina non diede il suo vero nome. Quando i medici si accorsero che questa
malaria era molto avanzata che le distruggeva via via tutti gli organi vitali,
non poterono avvisarla e morì il 12 aprile 2008.
Ma
questa compagna fino all’ultimo giorno, con tutte le sofferenze, non si è mai
fermata un momento; dalla mattina alla sera girava, andava nelle zone dove è in
atto la guerra popolare, e per lungo tempo portò avanti un lavoro per
organizzare le donne riuscendo ad organizzare il più grosso movimento delle
donne adivasi (adivasi significa “popolazione originaria”), trattati dallo
Stato e governo indiano con la politica dei massacri, repressione, che per le
donne riserva insieme alle uccisioni, stupri, terribili violenze sessuali. Il
movimento delle donne adivasi organizzato da Anuradha Ghandy contava almeno
90mila donne.
Arundathy
Roy fa l’introduzione di questo libro, e dice ad un certo punto: io non ho mai
avuto la
fortuna di incontrare direttamente Anuradha Ghandy, ma
andai al suo funerale. La cosa che un po' mi sorprese e sentii fu che tutte le
persone che la conoscevano parlavano di lei come di "una persona che
aveva fatto tanti sacrifici”, e poi aggiunge “Per me comunque con
Anuradha Ghandy ci si imbatte come in qualcuno che felicemente ha
barattato noia e banalità per seguire il suo sogno. Non era santa o
missionaria. Ha vissuto una vita esilarante che è stata dura, ma appagante”.
Questo
era Anuradha Ghandy e questo è stata dall'inizio alla fine.
Anuradha
Ghandy non era un intellettuale nel senso classico della parola, era prima di
tutto una militante, per cui la teoria era strettamente legata alla pratica,
non faceva teoria limitandola alla conoscenza, divulgazione; faceva teoria come
se fosse un'arma, un “fucile in spalla” contro lo Stato, il governo.
In
India, uno dei più grandi continenti - per cui ciò che accade in questo
continente acquista una dimensione e rilevanza grandissima – gli stupri e le
uccisioni delle donne che sono i più numerosi nel mondo sono di tre tipi. Sono
uccisioni, stupri fatti per l'esistenza della realtà semifeudale, frutto del
patriarcalismo tribale, per cui gli stessi capi dei villaggi sono parte
integrante dell'azione di violenze fatti dai maschi; a questo si unisce la
violenza “moderna” dell'imperialismo nelle città che in India sono immense che
porta all'abbrutimento delle persone, e di cui le donne sono le principali
vittime. Ma c'è un terzo aspetto, forse quello più terribile: gli stupri e
uccisioni vengono usati come arma di guerra. L'esercito quando va a “liberare”
per conto delle multinazionali intere zone usa gli stupri e le violenze
sessuali verso le donne; nelle carceri, le donne e le compagne sono torturate
nella maniera più terribile, ad una donna vennero infilate delle pietre nella
vagina.
Ma
c'è l'altra faccia della medaglia, proprio in India. Perchè in India è in atto
una guerra di popolo da vari anni in cui le donne sono il 60% dell'Esercito
popolare, in cui le donne sia negli organismi di massa che nel Partito sono
spesso la maggioranza, sono nella direzione, sono coloro che portano avanti la
“rivoluzione nella rivoluzione” mentre fanno la guerra di popolo.
Chiaramente
questo non è che sia ben visto dalla stampa e mass media in generale, anche per
questo si “parla poco dell'India”, come molti dicono.
Anuradha
Ghandy in una intervista dice che cosa ha significato la guerra popolare, la
lotta armata per le donne. La lotta armata ha significato emancipazione,
passare da una situazione di estrema oppressione, tripla oppressione alla
possibilità di decidere, di essere determinanti nella vita delle donne,
dell'intera popolazione. Anuradha Ghandy diceva: "la guerra popolare ha
mandato in frantumi le esitazioni delle donne, ha raddoppiato la loro forza per
ribellarsi, ha mostrato il cammino per la liberazione della donna".
Un
esempio di questo l'abbiamo avuto anche noi: le partigiane che fino al giorno
prima erano spesso donne che facevano una vita normalissima, anche se non certo
esaltante, nella Resistenza, nell'essere protagoniste della guerra di popolo,
come di fatto fu la Resistenza antifascista e antinazista, si trasformarono da
un giorno all'altro; diventano protagoniste non solo della propria vita, ma
della società. Ecco cosa significa per le donne la guerra di popolo.
Anuradha
Ghandy diceva che la guerra di popolo è quella più adeguata alla battaglia
delle donne, perchè le donne hanno una battaglia molto lunga da fare, e quindi
la guerra popolare di lunga durata è ciò che le consente di fare un percorso
che abbracci tutti gli aspetti, non solo quello militare di lotta contro il
governo, lo Stato, l'imperialismo, ma anche quello di distruzione via via di
tutte le sovrastrutture, di tutte le oppressioni.
Il
libro di Anuradha Ghandy ha una particolarità che può sembrare strana: è fatto
da una compagna indiana ma parla delle tendenze filosofiche nel femminismo
occidentale. Come mai? Lei lo spiega nell'introduzione. Dice che queste tendenze
hanno avuto molta influenza anche nel movimento delle donne in India e quindi
era necessario andare alle “origini”, fare questa analisi critica delle
tendenze andandole a prenderle dalle loro prime teoriche. E questo è giusto,
perchè quando una teoria, una tendenza si diffonde, penetra in altre realtà,
chiaramente un po' cambia, però il problema è di andare ad intaccarne il
fulcro, da dove è nata, come si espressa, le concezioni, ecc., per far
chiarezza o piazza pulita. Questo fa Anuradha Ghandy.
E' un
libro diverso da altri. Qui sempre Arundathy Roy ad un certo punto nel
descrivere lo stile di scrittura di Anuradha Ghandy dice che è come se buttasse
delle “bombe” quando analizza quelle tendenze. Dice: “alcune delle
sue affermazioni esplodono fuori dalla pagina come bombe a mano e le rende
molto più personali. Leggendole si intravede la mente di qualcuno che avrebbe
potuto essere un serio studioso, accademico, ma fu sopraffatto dalla sua
coscienza e trovò impossibile sedersi e teorizzare semplicemente le terribili
ingiustizie che vedeva attorno a lei. Questi scritti rivelano una persona che
sta facendo tutto il possibile per collegare teoria e pratica, azione e
pensiero”.
Anche
la maniera con cui in questo testo vengono analizzate le tendenze è abbastanza
diversa. Anuradha Ghandy prende tendenza per tendenza. Prima dà una visione
storica d'insieme del movimento delle donne in occidente, dai primi movimenti
in America, Inghilterra, ecc. Su questo c'è una questione importante. Anuradha
Ghandy dà molto valore al movimento femminista, anche se poi ne vede i limiti.
Ma dice che senza il movimento femminista non ci sarebbe stato né un vasto
movimento delle donne, né una presa di coscienza in generale su cosa è la società,
sul patriarcalismo, femminismo, ecc. Lei dice: “Il movimento ha costretto
uomini e donne a guardare in modo critico i loro atteggiamenti e pensieri, le
loro azioni, le loro parole riguardo alle donne. Il movimento sfidò vari
atteggiamenti patriarcali e anti-donna che contaminarono anche i movimenti
progressisti e rivoluzionari e influenzarono la partecipazione delle donne in
essi. Nonostante le confusioni e le debolezze teoriche il movimento femminista
ha contribuito in modo significativo alla nostra comprensione della questione
delle donne nel mondo attuale. Il movimento mondiale per la democrazia e il
socialismo è stato arricchito dal movimento delle donne”.
Questo
è importante. Questa affermazione non è, anche tuttora, affatto scontata in
alcuni movimenti, organizzazioni, partiti che sono comunisti, rivoluzionari,
anche marxisti-leninisti-maoisti, che però rispetto al movimento femminista, al
movimento delle donne hanno come una cesura.
Anuradha
Ghandy invece rovescia la questione. Lei che era comunista, che è stata nel CC
del PCI(M), dice che il movimento femminista è una ricchezza.
Tornando
al testo. Anuradha Ghandy fa un'analisi delle varie tendenze: femminismo
liberale, femminismo radicale, l'anarco-femminismo, l'eco-femminismo, il
femminismo socialista, post modernismo e femminismo.
Per
ogni tendenza, prima fa un'analisi e ne spiega i nuclei teorici, poi fa una
critica a questi nuclei e poi fa una sintesi delle debolezze e aspetti
negativi.
Questo
metodo fa sì che anche se lei affronta questioni teoriche abbastanza complesse,
le rende abbastanza semplici e chiare, perchè restino le questioni principali.
Un'altra cosa che viene fuori è che vengono affrontate non solo le tendenze
principali ma, poiché in ognuna di esse ci sono altre “sottotendenze”, anche le
tendenze derivanti dalle principali o che se ne sono distinte. L'esempio più
emblematico è la parte sul femminismo radicale.
Qui
Anuradha Ghandy affronta anche tematiche molto attuali, per esempio il
separatismo.
Noi
siamo “separatiste” nel senso che riteniamo assolutamente necessario che le
donne si diano una propria organizzazione, per costruirsi le proprie armi,
essere così più forti per portare questa forza all'interno del movimento
proletario più generale. Senza questa propria organizzazione, non è vero che le
donne pesano. Quindi “separata” non nel senso strategico, ma come necessità di
unità, di forza delle donne.
Anuradha
Ghandy, lei che ha organizzato 90mila donne, questo lo affronta. Ma dice: il
femminismo radicale, questa tendenza a teorizzare il separatismo, a cosa poi
porta? Porta a non vedere qual'è la contraddizione principale, il nemico
principale, Rende principale la contraddizione uomo-donna e quindi nasconde la
contraddizione principale: il sistema borghese, imperialista. Questo femminismo
può apparire più rivoluzionario ma la conseguenza è il rischio di scadere nel
riformismo, perchè tu non lotti per rovesciare una società che inevitabilmente
perpetua la contraddizione maschilista, sessista, bensì riduci la lotta alla
contraddizione di genere. In questo modo questo “separatismo” va bene al gruppo
ma non è in sintonia con la grande realtà delle donne più oppresse e sfruttate
da questo sistema borghese.
Altro
esempio di attualità è la critica all'eco-femminismo. Anuradha Ghandy dice che
questa tendenza denuncia che lo sviluppo capitalista è uno sviluppo che
distrugge l'ambiente. Che è vero. Però qual'è la risposta? La risposta è:
torniamo all'economia precedente, all'economia agricola, ecc. Quindi questa
tendenza diventa una sorta di teorizzazione dell'andare indietro, rispetto allo
sviluppo dei rapporti di produzione. Ma non è che prima era tutto bello per le
donne. Nelle campagne, e lo vediamo benissimo anche ora in particolare con le
migranti, ma non solo, le donne venivano trattate da schiave. Quindi, tutta
questa bellezza non c'era. Questa tendenza, quindi, alla fine porta ad una
posizione arretrata, conservatrice.
In un
altra parte del testo troviamo la critica alla teoria della “differenza
sessuale” che anche da noi era molto in voga qualche anno fa. Questa tendenza
partiva da un'affermazione che si poteva anche condividere ma alla fine portava
a dire che la differenza tra uomo e donna, i valori di cui le donne erano
portatrici (dalla non violenza, alla cura dell'altro, ecc.) erano da
rivendicare, anzi da farne la propria identità, contro...
Anche
questo viene analizzato. Anuradha Ghandy dice che in realtà vengono dette le
stesse cose che afferma il potere borghese per giustificare la differenza delle
donne; la borghesia afferma che i neri sono così perchè sono neri, le donne
sono così perchè sono donne... Quindi si dà spazio a quella che è un'azione
della borghesia volta a mantenere lo status quo per mantenere l'oppressione.
Anuradha
Ghandy analizza le varie tendenze legandole allo sviluppo della società. Per
esempio, all'inizio fa l'analisi del femminismo liberale e lo lega agli inizi
della società borghese. Poi dice, questo movimento liberale viene meno non
tanto perchè vi è stata una critica ma perchè il sistema va avanti e le stesse
tendenze cambiano, e quindi si passa dal femminismo liberale al femminismo
radicale; da un femminismo che chiedeva allo Stato di attuare delle leggi,
degli interventi per i diritti delle donne, a un femminismo che pensa che non
questo Stato possa dare i diritti ma che questo Stato si debba quanto meno
trasformare.
Nel
femminismo socialista, Anuradha Ghandy dice che non è riducibile a “uno”;
"c'è anche un ampio spettro tra loro. A un'estremità dello spettro c'è
una sezione chaimata femministe marxiste.. all'altro estremo ci sono quelle che
si sono concentrate su come l'identità di genere viene creata attraverso le
pratiche dell'educazione dei figli".
Scrive
che il femminismo socialista ha cercato di avvicinarsi alle concezioni storico
materialistiche. Ma aggiunge: queste femministe hanno colto da Marx l'analisi
per cui alla base c'è la produzione e la riproduzione, però poi se ne sono
allontanate, cogliendo solo l'aspetto della riproduzione, e hanno criticato il
marxismo perchè avrebbe colto solo la questione delle basi economiche, quindi
la lotta di classe e non la lotta di genere. Poi mettendo al centro l'aspetto
della riproduzione vedono storicamente solo l'aspetto della divisione del
lavoro. Ma Anuradha Ghandy dice che la divisione del lavoro in sé non era già
subordinazione. Nel periodo del matriarcato la divisione del lavoro era una
divisione naturale e le donne, proprio perchè avevano un ruolo più sociale, una
sorta di “cape” della comunità, erano molto considerate. Una divisione, quindi,
che non metteva l'uomo in una posizione di potere. Quando succede questo? Con
la proprietà privata. Nel momento in cui vi è uno sviluppo degli strumenti, si
passa dalle attività fatte a mano ai primi attrezzi usati dall'uomo, e quindi
vi è una produzione maggiore di quella che bastava alla famiglia, vi è una
sorta di accumulo di beni, qui comincia ad esserci quella proprietà privata.
Proprietà privata in cui la prima divisione del lavoro avviene tra uomo e
donne. Le donne perdono quel potere che avevano, e qui vi è la base storico
materialistica che dà origine al ruolo di subordinazione, all'oppressione delle
donne. Anuradha Ghandy scrive che vedere solo la divisione del lavoro si resta
ad un livello primordiale, anche tra gli animali vi è una sorta di divisione del
lavoro.
Mettendo
al centro e vedendo solo l'aspetto della riproduzione, che è riproduzione della
forza-lavoro e della sua assistenza che permette di fornire al capitale
forza-lavoro, la contraddizione ridiventa uomo-donna e l'aspetto del sistema di
produzione viene “lasciato in pace”.
Anuradha
Ghandy analizza anche la tendenza a vedere come centrale l'intervento nel campo
delle idee, dell'educazione, solo nel campo sovrastrutturale. Da qui,
l'importanza dell'educazione nelle scuole, nella società, ecc. Certo, tutto
serve. Ma se tu metti da parte i rapporti di produzione, il sistema del
capitale, è come se tu pensassi di svuotare il mare con un cucchiaio; tu cerchi
di fare un'educazione diversa e il governo fa leggi che fanno della scuola un
luogo di propaganda del pensiero più reazionario, fascista, sessista... Quindi,
devi distruggere la causa.
Altra
questione è la denuncia del patriarcalismo. In India c'è un sistema semifeudale
e quindi il patriarcalismo corrisponde al sistema. In un paese imperialista
come il nostro, in cui il patriarcalismo non può reggersi su una base feudale o
semifeudalesimo, il sistema capitalista, pur nella sua fase più avanzata, ha
interesse ad usare tutte le armi, e quindi anche il patriarcalismo, ma occorre
lottare contro questo sistema che non è arretrato, bensì avanzato.
In
conclusione, questo libro di Anuradha Ghandy è importante perchè parla a noi,
parla delle tendenze che troviamo anche in Italia., quindi ci dà strumenti per
analizzarle. E' una sorta di “manuale” che noi possiamo non solo leggere, ma
usare.
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