24/01/19

Madalina, l'attivista per la casa condannata a lasciare l'Italia: "Vogliono far paura ai migranti per non farli più lottare per i diritti"



Madalina ha ricevuto un provvedimento di allontanamento dal territorio italiano per cinque anni per motivi di pubblica sicurezza. Il decreto disposto dal Prefetto di Roma le intima di lasciare l'Italia entro 30 giorni per "mancanza di integrazione". Il provvedimento è motivato dalle denunce per adunata sediziosa e resistenza a pubblico ufficiale ricevute durante le manifestazioni per il diritto alla casa. Madalina vive a Roma da più di dieci anni, ha studiato e lavorato ed è incensurata: "Vogliono reprimere gli attivisti stranieri per spaventarli e non farli più combattere per i diritti".


Da Il Manifesto:

Vogliono espellere Madalina perché lotta per la casa: «Non sei integrata»

Roma. La donna è un’attivista dei movimenti per il diritto all’abitare, da anni si batte per le persone che non riescono a pagare un affitto. Per questo adesso rischia di doversene andare dal paese in cui si è costruita una vita

«Sono stata convocata dai carabinieri, mi sono presentata in caserma e ho ricevuto un provvedimento di allontanamento dal territorio italiano per cinque anni. Dicono che non sono integrata» afferma Madalina, cittadina europea nata in Romania e residente a Roma. La donna è un’attivista dei movimenti per il diritto all’abitare, da anni si batte per le persone che non riescono a pagare un affitto. Per questo adesso rischia di doversene andare dal paese in cui si è costruita una vita.
«Sono arrivata qui dieci anni fa – racconta – Mio padre era rom e mia madre romena. Siamo finiti a vivere in un campo. Quando ho deciso di rimanere in Italia mi sono iscritta a scuola per studiare la lingua e la storia di questo paese. Poi ho conosciuto i movimenti e sono riuscita a lasciare il campo, ambiente in cui non mi sentivo a mio agio».

MADALINA PRENDE LA LICENZA media e inizia a frequentare una scuola superiore per adulti, vuole diventare operatrice socio-sanitaria. «Non mi sono diplomata perché il giorno dell’esame c’è stato uno sgombero e ho scelto di stare vicino alle famiglie che stavano perdendo la casa. Per riprovarci avrei dovuto pagare, ma non avevo soldi perché ero disoccupata».

QUALCHE TEMPO DOPO viene assunta in una cooperativa che fa le pulizie nei supermercati. A febbraio dello scorso anno l’impresa chiude e tutti i lavoratori rimangono senza impiego. Il decreto che le intima di andarsene risale allo stesso mese, anche se rimane in standby fino al 15 gennaio di quest’anno. Emesso sotto il governo precedente, notificato con il nuovo: un’inquietante continuità. «Il provvedimento di allontanamento – spiega l’avvocato Francesco Romeo, che difende la donna – è basato su denunce mai tradotte in sentenze, né tantomeno in processi. Queste dimostrerebbero una mancanza di integrazione nella società italiana. Un ragionamento tautologico che nasconde un sostrato di violenza. La violenza non riguarda solo il processo penale, le condanne, gli arresti, ma anche queste misure amministrative che impongono la rottura di legami e relazioni costruite con fatica».

Madalina tiene a sottolineare che tutte le denunce ricevute riguardano la sua attività politica di difesa dei diritti delle persone senza casa. Nessun interesse individuale dietro quelle azioni. «Non è Madalina a essere messa sotto accusa, ma l’attivista. Vogliono spaventare tutti gli stranieri che lottano – afferma – Per questo è importante che la risposta sia di solidarietà e non di paura. Venerdì primo febbraio faremo un’assemblea nell’occupazione di via Casal Boccone 112».

ACCANTO A LEI siede Debora, una donna romana che la guarda e annuisce. «Sei anni fa venivo fuori da una separazione – dice senza riuscire a trattenere le lacrime – Ero finita per strada. Incontrai Madalina e le spiegai la situazione. Non ci conoscevamo, ma mi invitò a stare da lei. Da allora viviamo insieme, anche adesso che ho un nuovo fidanzato. Siamo grandi amiche». Integrazione è un concetto ambiguo. Dignità no.

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