12/01/19

La battaglia per lo sciopero delle donne entra nei sindacati di base



La battaglia per lo sciopero delle donne entra nei sindacati di base.
Una battaglia, non scontata, necessaria delle donne, lavoratrici nel movimento sindacale e nei sindacati di base.
Parte del protagonismo in tutti gli ambiti soprattutto delle donne proletarie.
Il MFPR ha posto da subito questa battaglia; l'hanno presa in mano in particolare le lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe che hanno affermato, e reso pratica viva, che il ruolo delle donne e delle lavoratrici nel sindacato non è una quota, non è un aggiungere le questioni delle lavoratrici in una piattaforma, ma è un principio costitutivo e costante di un sindacato di classe in cui le donne sono protagoniste e dirigenti, una ricchezza, una doppia ragione di lotta che corrisponde a un doppio sfruttamento, una doppia oppressione - questo ha portato al fatto che lo Slai cobas sc fin dal 2013 ha proclamato e contribuito attivamente allo sciopero delle donne.
Una battaglia che ha visto lotte anche tra i lavoratori contro maschilismo, sessismo, come verso i sindacati di base contro atteggiamenti di sottovalutazione o di "paternalismo" (a volte presenti anche tra le stesse lavoratrici).
Per questo, siamo molto contente che ora questa battaglia si apra anche nel Si.cobas.

MFPR

Diamo un resoconto della recente importante esperienza delle compagne lavoratrici del Si.cobas - che noi invitiamo a generalizzare da parte di tutte le compagne, le lavoratrici in tutti i sindacati di base.


Già nel coordinamento nazionale del Si.Cobas a Bologna tenutosi a dicembre, le donne non si sono accontentate del riferimento nella relazione alla condizione delle donne, per cui in base alla situazione politica attuale "non è possibile ignorare il movimento delle donne e quindi il Si Cobas farà la sua parte e proclamerà lo sciopero per l'8 marzo", ma hanno preteso di più, un cambiamento.

Le operaie dell'Italpizza, che hanno raccontato un modo diverso di lottare rispetto ai modi normali del Si.cobas, hanno preteso che i compagni che le sostenevano davanti ai cancelli durante la lotta non fischiassero e si rivolgessero con rispetto verso le donne che entravano, quasi tutte musulmane. E' stato il ruolo delle operaie che ha fatto sì che il fronte fuori, giorno dopo giorno, si popolasse piano piano e che anche chi entrava in qualche modo facesse la sua parte per creare difficoltà al padrone. Una sorta di complicità fra donne che ha permesso di raggiungere dei risultati che lo stesso sindacato aveva qualche dubbio di essere in grado di raggiungere.

Altri interventi, in particolare quello di una compagna delle Poste di Milano, facente parte anche del Mfpr, sono andati subito al nocciolo della questione, parlando della manifestazione delle donne del 24 novembre, dell'opposizione e della lotta delle donne contro questo sistema sempre più fascista, dell'impegno continuo e costante per rigettare il decreto Pillon e il decreto sicurezza; ha detto di essere contenta che finalmente il Si.cobas si getti nella mischia, visto che, come ha fatto l'Mfpr, ogni anno sono state invitate le compagne del Si.Cobas a partecipare al movimento di lotta delle donne, perchè abbiamo sempre pensato quanto sia importante allargare il fronte delle donne proletarie, perché rispetto al fronte del femminismo borghese le donne proletarie hanno bisogno di rivoluzione e non di riforme.

Ma il punto più cruciale - è stato sottolineato a proposito dell'8 marzo - è che la decisione vera e i contenuti di intervento spettino alle donne, che, da parte loro, devono smetterla di pensare che la discussione possa avvenire in modo paritario, lì dove, in realtà, non esiste nessuna parità, dove non è possibile non vedere come spesso le donne siano sopraffatte da atteggiamenti maschilisti e patriarcali.

Se è vero che "l'aria deve cambiare", bisogna  rispedire al mittente questi comportamenti che sono abbastanza contrari a chi si definisce comunista e si dice interessato alla lotta proletaria. Questo intervento ha incoraggiato le donne che si sono spostate nei posti nella prima fila, hanno fatto domande, hanno ignorato i mormorii, e alla fine hanno deciso di rivedersi, non escludendo la presenza dei compagni che volessero partecipare per parlare con le donne. Questo, in effetti, è avvenuto qualche settimana dopo.

Alcune compagne e compagni del Si.Cobas di Milano e Genova si sono riunite per parlare e scambiarsi idee e opinioni sulla questione femminile e sull'indizione e partecipazione allo sciopero delle donne del 8 marzo.
La questione femminile - è stato detto - è fondamentale nella lotta al sistema capitalistico, dove il controllo è totale sia sulla forza lavoro, e ancor di più, sulla riproduzione della specie (aborto, fecondazione assistita, sono gli esempi più immediati).
In questo sistema le donne vivono un doppio sfruttamento: nella società e in famiglia. Già da anni le donne hanno ricominciato a mobilitarsi, dopo i grandi movimenti degli anni '70. Lo sciopero delle donne esiste dal 2013 (lanciato da Mfpr e dalle lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe - ndr) e da allora l'adesione ha continuato a crescere.

Ora anche il Si.Cobas si è posto il problema di partecipare ed intervenire nella lotta delle donne. Ha deciso di indire lo sciopero e di esserci con le proprie caratteristiche, ma senza porle in contrasto, e senza porsi l'obbiettivo di voler capeggiare un movimento che esiste, con diverse anime ben definite, come NUDM, che pur organizzando anche settori del femminismo borghese, in questo momento storico anch'essi subiscono sfruttamento, violenza e maltrattamenti.
Per cui c'è molta convergenza di problemi e di obbiettivi, e molti possono essere i percorsi di lotta comuni anche se bisogna rimanere sempre vigili per evitare di scivolare in qualche riformismo da parte di frange femministe borghesi.

Si è quindi parlato della manifestazione del 24 novembre a Roma organizzata da NUDM, di come è stata partecipata, gli slogan contro il decreto Pillon e il decreto Sicurezza, ma anche di altre iniziative come per esempio a Verona o a Ventimiglia e tutte ci fanno capire che su molti argomenti siamo in sintonia e anche le parole d'ordine non sono differenti.

In questo quadro generale - è stato detto - è importante la presenza e l'impegno delle lavoratrici perché si sviluppi e si affermi il punto di vista delle donne proletarie per l'avanzamento della lotta di classe.
Oggi sembra che si sia scatenata una vera e propria crociata contro le donne, non passa giorno senza una notizia che racconti quanto stia peggiorando la condizione femminile.

Inoltre questo governo ha sdoganato le destre più estreme, molto ricche e potenti, che unite con la forza espressa dal Vaticano, vogliono realizzare un controllo totale su tutta la società, e assoggettare in particolare le donne e i minori in modo da realizzare al meglio il loro disegno di potere assoluto.
Nella riunione inoltre si è analizzato anche il clima interno al Si.cobas, dove non mancano atteggiamenti sessisti, comportamenti maschilisti e patriarcali, che non hanno ragione di esistere in una organizzazione che è per la lotta di classe.

Ci impegneremo al massimo - hanno detto le compagne - per far sì che, in maniera collettiva, si cerchi di superare ed eliminare tali comportamenti.
Un passo importante da fare in questo senso è che le donne del Si Cobas devono sforzarsi di essere più presenti e protagoniste, tornare in sede e discutere insieme, e far diventare la sede un luogo d'incontro delle donne iscritte.
Si è parlato anche delle donne immigrate, di come coinvolgerle, di creare delle iniziative che permettano di avvicinarle, es. corsi d'italiano, ma si è giunti alla conclusione che non serve trasformarsi in assistenti, ciò che serve è capire come lottare insieme.

Le lotte le donne del Italpizza o della Montello (quest'ultima sostenuta da una vasta campagna di solidarietà nazionale lanciata e portata avanti dal Mfpr, che ha molto contribuito al suo momentaneo risultato positivo - ndr) sono un esempio di come le donne immigrate sono in prima fila nella lotta nei posti di lavoro, dove ci sono tutti i tipi di problemi (mancanza di sicurezza, d'igiene, condizioni salariali ai minimi termini, sfruttamento sfrenato, giorni di malattia non riconosciuti, pause non riconosciute, sessismo, discriminazioni, ecc.). Crediamo - è stato detto - che non abbiamo nulla da insegnare a queste donne, invece dobbiamo saper cogliere le vicinanze e creare occasioni per crescere insieme.

Queste donne immigrate, che hanno doppie e triple catene, hanno vinto delle battaglie, che, anche se non del tutto concluse, fanno ben sperare di arricchire lo sciopero delle donne della prospettiva di classe.
In questo percorso, si è pensato, di coinvolgere sulla questione femminile i lavoratori immigrati iscritti al Si.cobas, chiedendogli di rendersi disponibili alla discussione per raggiungere e coinvolgere le loro mogli, le loro figlie, le loro madri, per creare un dibattito interno che ci porti tutti alla conquista dei nostri diritti.

Le compagne, infine, si sono date un nuovo appuntamento per la metà di febbraio per organizzare un assemblea pubblica, in cui fare anche con tutti i compagni e con tutte le realtà di donne in lotta un bilancio in vista dello sciopero dell’8 marzo.
   

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