La
battaglia per lo sciopero delle donne entra nei sindacati di base.
Una battaglia, non scontata, necessaria delle donne, lavoratrici nel movimento sindacale e nei sindacati di base.
Una battaglia, non scontata, necessaria delle donne, lavoratrici nel movimento sindacale e nei sindacati di base.
Parte
del protagonismo in tutti gli ambiti soprattutto delle donne proletarie.
Il
MFPR ha posto da subito questa battaglia; l'hanno presa in mano in particolare
le lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe che hanno affermato,
e reso pratica viva, che il ruolo delle donne e delle lavoratrici nel sindacato
non è una quota, non è un aggiungere le questioni delle lavoratrici in una
piattaforma, ma è un principio costitutivo e costante di un sindacato di classe
in cui le donne sono protagoniste e dirigenti, una ricchezza, una doppia
ragione di lotta che corrisponde a un doppio sfruttamento, una doppia
oppressione - questo ha portato al fatto che lo Slai cobas sc fin dal 2013 ha proclamato e
contribuito attivamente allo sciopero delle donne.
Una
battaglia che ha visto lotte anche tra i lavoratori contro maschilismo, sessismo,
come verso i sindacati di base contro atteggiamenti di sottovalutazione o di
"paternalismo" (a volte presenti anche tra le stesse lavoratrici).
Per
questo, siamo molto contente che ora questa battaglia si apra anche nel
Si.cobas.
MFPR
Diamo
un resoconto della recente importante esperienza delle compagne lavoratrici del
Si.cobas - che noi invitiamo a generalizzare da parte di tutte le compagne, le
lavoratrici in tutti i sindacati di base.
Già
nel coordinamento nazionale del Si.Cobas a Bologna tenutosi a dicembre, le
donne non si sono accontentate del riferimento nella relazione alla condizione
delle donne, per cui in base alla situazione politica attuale "non è
possibile ignorare il movimento delle donne e quindi il Si Cobas farà la sua parte
e proclamerà lo sciopero per l'8 marzo", ma hanno preteso di più, un
cambiamento.
Le operaie dell'Italpizza, che hanno raccontato un modo
diverso di lottare rispetto ai modi normali del Si.cobas, hanno preteso che i
compagni che le sostenevano davanti ai cancelli durante la lotta non
fischiassero e si rivolgessero con rispetto verso le donne che entravano, quasi
tutte musulmane. E' stato il ruolo delle operaie che ha fatto sì che il fronte
fuori, giorno dopo giorno, si popolasse piano piano e che anche chi entrava in
qualche modo facesse la sua parte per creare difficoltà al padrone. Una sorta
di complicità fra donne che ha permesso di raggiungere dei risultati che lo
stesso sindacato aveva qualche dubbio di essere in grado di raggiungere.
Altri interventi, in particolare quello di una compagna
delle Poste di Milano, facente parte anche del Mfpr, sono andati subito al
nocciolo della questione, parlando della manifestazione delle donne del 24
novembre, dell'opposizione e della lotta delle donne contro questo sistema
sempre più fascista, dell'impegno continuo e costante per rigettare il decreto
Pillon e il decreto sicurezza; ha detto di essere contenta che finalmente il
Si.cobas si getti nella mischia, visto che, come ha fatto l'Mfpr, ogni anno
sono state invitate le compagne del Si.Cobas a partecipare al movimento di
lotta delle donne, perchè abbiamo sempre pensato quanto sia importante
allargare il fronte delle donne proletarie, perché rispetto al fronte del
femminismo borghese le donne proletarie hanno bisogno di rivoluzione e non di
riforme.
Ma il punto più cruciale - è stato sottolineato a
proposito dell'8 marzo - è che la decisione vera e i contenuti di intervento
spettino alle donne, che, da parte loro, devono smetterla di pensare che la
discussione possa avvenire in modo paritario, lì dove, in realtà, non esiste
nessuna parità, dove non è possibile non vedere come spesso le donne siano
sopraffatte da atteggiamenti maschilisti e patriarcali.
Se è vero che "l'aria deve cambiare",
bisogna rispedire al mittente questi comportamenti che sono abbastanza
contrari a chi si definisce comunista e si dice interessato alla lotta
proletaria. Questo intervento ha incoraggiato le donne che si sono spostate nei
posti nella prima fila, hanno fatto domande, hanno ignorato i mormorii, e alla
fine hanno deciso di rivedersi, non escludendo la presenza dei compagni che
volessero partecipare per parlare con le donne. Questo, in effetti, è avvenuto
qualche settimana dopo.
Alcune compagne e compagni del Si.Cobas di Milano e
Genova si sono riunite per parlare e scambiarsi idee e opinioni sulla questione
femminile e sull'indizione e partecipazione allo sciopero delle donne del 8
marzo.
La questione femminile - è stato detto - è fondamentale
nella lotta al sistema capitalistico, dove il controllo è totale sia sulla
forza lavoro, e ancor di più, sulla riproduzione della specie (aborto,
fecondazione assistita, sono gli esempi più immediati).
In questo sistema le donne vivono un doppio sfruttamento:
nella società e in famiglia. Già da anni le donne hanno ricominciato a
mobilitarsi, dopo i grandi movimenti degli anni '70. Lo sciopero delle donne
esiste dal 2013 (lanciato da Mfpr e dalle lavoratrici Slai cobas per il
sindacato di classe - ndr) e da allora l'adesione ha continuato a crescere.
Ora anche il Si.Cobas si è posto il problema di
partecipare ed intervenire nella lotta delle donne. Ha deciso di indire lo
sciopero e di esserci con le proprie caratteristiche, ma senza porle in contrasto,
e senza porsi l'obbiettivo di voler capeggiare un movimento che esiste, con
diverse anime ben definite, come NUDM, che pur organizzando anche settori del
femminismo borghese, in questo momento storico anch'essi subiscono sfruttamento,
violenza e maltrattamenti.
Per cui c'è molta convergenza di problemi e di
obbiettivi, e molti possono essere i percorsi di lotta comuni anche se bisogna
rimanere sempre vigili per evitare di scivolare in qualche riformismo da parte
di frange femministe borghesi.
Si è quindi parlato della manifestazione del 24 novembre
a Roma organizzata da NUDM, di come è stata partecipata, gli slogan contro il
decreto Pillon e il decreto Sicurezza, ma anche di altre iniziative come per
esempio a Verona o a Ventimiglia e tutte ci fanno capire che su molti argomenti
siamo in sintonia e anche le parole d'ordine non sono differenti.
In questo quadro generale - è stato detto - è importante
la presenza e l'impegno delle lavoratrici perché si sviluppi e si affermi il
punto di vista delle donne proletarie per l'avanzamento della lotta di classe.
Oggi sembra che si sia scatenata una vera e propria
crociata contro le donne, non passa giorno senza una notizia che racconti
quanto stia peggiorando la condizione femminile.
Inoltre questo governo ha sdoganato le destre più
estreme, molto ricche e potenti, che unite con la forza espressa dal Vaticano,
vogliono realizzare un controllo totale su tutta la società, e assoggettare in
particolare le donne e i minori in modo da realizzare al meglio il loro disegno
di potere assoluto.
Nella riunione inoltre si è analizzato anche il clima
interno al Si.cobas, dove non mancano atteggiamenti sessisti, comportamenti
maschilisti e patriarcali, che non hanno ragione di esistere in una organizzazione
che è per la lotta di classe.
Ci impegneremo al massimo - hanno detto le compagne - per
far sì che, in maniera collettiva, si cerchi di superare ed eliminare tali
comportamenti.
Un passo importante da fare in questo senso è che le
donne del Si Cobas devono sforzarsi di essere più presenti e protagoniste,
tornare in sede e discutere insieme, e far diventare la sede un luogo
d'incontro delle donne iscritte.
Si è parlato anche delle donne immigrate, di come
coinvolgerle, di creare delle iniziative che permettano di avvicinarle, es. corsi
d'italiano, ma si è giunti alla conclusione che non serve trasformarsi in
assistenti, ciò che serve è capire come lottare insieme.
Le lotte le donne del Italpizza o della Montello
(quest'ultima sostenuta da una vasta campagna di solidarietà nazionale lanciata
e portata avanti dal Mfpr, che ha molto contribuito al suo momentaneo risultato
positivo - ndr) sono un esempio di come le donne immigrate sono in prima fila
nella lotta nei posti di lavoro, dove ci sono tutti i tipi di problemi
(mancanza di sicurezza, d'igiene, condizioni salariali ai minimi termini,
sfruttamento sfrenato, giorni di malattia non riconosciuti, pause non
riconosciute, sessismo, discriminazioni, ecc.). Crediamo - è stato detto - che
non abbiamo nulla da insegnare a queste donne, invece dobbiamo saper cogliere
le vicinanze e creare occasioni per crescere insieme.
Queste donne immigrate, che hanno doppie e triple catene,
hanno vinto delle battaglie, che, anche se non del tutto concluse, fanno ben sperare
di arricchire lo sciopero delle donne della prospettiva di classe.
In questo percorso, si è pensato, di coinvolgere sulla
questione femminile i lavoratori immigrati iscritti al Si.cobas, chiedendogli
di rendersi disponibili alla discussione per raggiungere e coinvolgere le loro
mogli, le loro figlie, le loro madri, per creare un dibattito interno che ci
porti tutti alla conquista dei nostri diritti.
Le compagne, infine, si sono date un nuovo appuntamento
per la metà di febbraio per organizzare un assemblea pubblica, in cui fare
anche con tutti i compagni e con tutte le realtà di donne in lotta un bilancio
in vista dello sciopero dell’8 marzo.
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