Rosa Luxemburg, una rosa rossa di
rivoluzione
Rosa
Luxemburg nasce il 5 marzo 1871
a Zamość, una cittadina dell’odierna Polonia, ai tempi
parte dell’Impero di Russia, governato dal potere dispotico degli Zar. Fin da
adolescente è impegnata in attività antizariste. A 18 anni, per evitare
l’arresto, è costretta a fuggire in Svizzera, dove studia legge ed economia.
Avvicinatasi al marxismo, è tra i fondatori del Partito Socialdemocratico
Polacco. La Luxemburg è però convinta che il socialismo debba svilupparsi su
scala internazionale, senza aderire alle spinte nazionaliste dei singoli Stati.
Ottenuta
la cittadinanza tedesca grazie a un matrimonio di comodo, si trasferisce a
Berlino. Qui collabora con il Partito socialdemocratico tedesco, l’SPD. Presto
si mette in luce per le dure critiche ai vertici del Partito, accusati di avere
rinunciato all’ideale marxista della rivoluzione. Nel 1905, partecipa a
Varsavia ai moti rivoluzionari che scuotono l’impero russo: la rivolta è
soffocata dalle truppe dello Zar, e la Luxembourg viene arrestata. Al rilascio
torna a Berlino, dove insegna alla scuola di formazione dell’SPD. La Luxembourg
sostiene la necessità di una mobilitazione dal basso, che coinvolga masse
operaie e contadini attraverso scioperi e manifestazioni.
Sono
gli anni che precedono la Prima guerra mondiale: la Luxemburg critica
l’atteggiamento aggressivo del governo tedesco, e afferma a più riprese che i
lavoratori devono protestare duramente contro l’ipotesi di una guerra. Allo
scoppio del conflitto, l’SPD appoggia lo sforzo bellico del governo tedesco. La
Luxemburg invece vi si oppone, e insieme ad altri militanti, tra cui Karl
Liebknecht, fonda la Lega di Spartaco, il cui nome si ispira a una rivolta
antischiavista dell’antica Roma.
Nuovamente
arrestata, la Luxemburg torna in libertà nel novembre 1918, dopo la disfatta
tedesca nel conflitto. La Germania è un Paese in crisi, retto da un governo
provvisorio sostenuto anche dall’SPD. Insieme a Liebknecht e agli spartachisti,
la Luxembourg svolge un’intensa attività di propaganda, nel tentativo di creare
i presupposti per una rivoluzione simile a quella russa. Nonostante forti
divergenze con Lenin sulla visione del partito comunista, la sua intelligenza,
il suo impegno teorico le varranno l'appellativo di "Aquila".
Rosa
Luxemburg sostenne l'impossibilità di realizzare il socialismo attraverso
azioni riformiste e affermò invece la necessità di superare e sovvertire
definitivamente i rapporti sociali esistenti.
Nel
dicembre 1918, contribuisce a fondare il Partito Comunista tedesco. Il progetto
della rivoluzione è il fulcro dell’attività del Partito e alle porte del 1919
viene tentata un’insurrezione armata, la “Rivolta di gennaio”.
Il 15
gennaio 1919 Rosa Luxemburg viene rapita, torturata e brutalmente assassinata
dai soldati del Freikorps, gruppi paramilitari che agiscono per ordine del
socialdemocratico Ebert. Il suo corpo sarà gettato in un fiume e ritrovato dopo
alcuni mesi, per essere sepolto nel cimitero centrale di Berlino.
Bertolt
Brecht le dedicherà l’Epitaffio: "Ora è sparita anche la Rosa rossa. Dov’è
sepolta non si sa. Siccome disse ai poveri la verità, i ricchi l’hanno spedita
nell’aldilà".
Ma
l'odio dei ricchi nei confronti di Rosa, la rossa rivoluzionaria, continuò ad
infierire su di lei anche dopo morta: nel 1935 il cimitero fu raso al suolo dai
nazisti, e i suoi resti andarono dispersi.
Con
Clara Zetkin, nel 1907, Rosa Luxemburg, convocò la prima conferenza
internazionale della donna. L’anno dopo si verificò la terribile tragedia
dell’opificio “Cottons” di Chicago: in tale occasione persero la vita 129
operaie tessili, ree di attuare uno sciopero contro le misere condizioni di
lavoro imposte dal padrone, Mr. Johnson.
Determinate
a divulgare le conoscenze sull’accaduto e ad offrire solidarietà alle compagne
operaie, Rosa e Clara individuarono l’8 marzo come Giornata delle Donne
Lavoratrici.
Come scrive Nicoletta Dosio, nel post di seguito
riportato, ricordare degnamente Rosa Luxemburg vuol dire lottare sempre, lottare ancora, anche se
“l'ordine regna a Berlino”
Film di Margarethe Von
Trotta
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