Riceviamo e pubblichiamo, da Nudm Roma
Ciao a tutt*,
come tutt* sapete gli spazi delle donne a Roma vivono una condizione di estremo
pericolo e per questo negli ultimi mesi sono stati costruiti molti momenti
di piazza e di ragionamento per rivendicare l’esistenza e la resistenza di
questi luoghi.
Sappiamo che
tanti altri luoghi sul territorio nazionale vivono le nostre stesse drammatiche
condizioni, d’altra parte la forza del movimento ha favorito la nascita di
nuovi spazi e nuove energie. Per questo abbiamo sentito l’urgenza di convocare
un incontro nazionale di tutti gli spazi femministi e transfemministi che
preceda l’assemblea nazionale di ottobre.
Incolliamo qui
sotto la lettera di convocazione che stiamo lanciando pubblicamente. Speriamo
di vedervi tutt* presto!
Carissime compagne,
Abbiamo conosciuto il tempo di agire, aprendo i luoghi da
cui oggi vi scriviamo e che ci uniscono nella rete di relazioni a cui facciamo
appello per la costruzione di un incontro delle case delle donne e degli
spazi femministi, preliminare all’assemblea nazionale di Nudm di ottobre.
A Roma, alla Casa delle Donne Lucha y Siesta il 22 settembre dalle ore 13.
Troppo poche sono state le soste e spesso troppo brevi le
riprese per superare l'urgenza, tanto che ora vogliamo fermarci per guardare al
futuro, cercando un’unione fra prospettive capace di connettere le nostre
storie e di cogliere il tempo, secondo noi maturo, di una reazione forte e
condivisa. Non partiamo da zero, no, tutte conosciamo quanto è stato già
costruito a livello locale e il lavoro di connessione operato negli ultimi due
anni da Nonunadimeno, e tutte sentiamo la voglia di esplodere in una nuova
ondata di indignazione e presa di parola pubblica, oltre la festa e i riti
dell’autunno.
Abbiamo pensato molto a tutte voi correndo dietro alle
urgenze dell’autogestione di uno spazio femminista e alle emergenze scatenate
dalla violenza maschile e patriarcale che colpisce tutti gli ambiti delle
nostre vite, abbiamo pensato molto ai racconti fatti dalle sorelle in giro per
l’Italia, quando abbiamo vissuto con difficoltà l'apertura di un nuovo centro
antiviolenza o la gestione di una casa di semi autonomia. Molto abbiamo
pensato prima di chiamarci a raccolta oggi perché sappiamo che all’estate
seguirà un anno di lotta e non possiamo più aspettare.
Il clima in cui il paese sta calando porta con sé un
grave attacco alle persone più vulnerabili e con sprezzanti provocazioni si
lascia che la paura monti e che alle richieste di welfare e diritti si risponda
con diffidenza o addirittura non si risponda affatto.
Giorno dopo giorno sentiamo che gli sforzi compiuti per
affermare i principi dell’autodeterminazione, dell’autonomia e della
solidarietà, che sono il nostro terreno di crescita e costituiscono i valori
fondanti della nostra politica di donne, devono oggi misurarsi con i proclami
anti migranti e gli attacchi alle libertà civili acquisite.
Siamo di fronte a politiche reazionarie che tentano di
distogliere l'attenzione pubblica dai problemi che veramente travolgono le
nostre esistenze - primi fra tutti l'impoverimento economico e culturale e
l'indebolimento dei nessi della solidarietà sociale - per agitare spauracchi
utili a costruire un popolo spaventato e governabile, dove la dignità si
conferisce per decreto e si revoca per urgenza.
Le resistenze che negli ultimi anni hanno costruito e
attraversato l'alternativa di un’Italia possibile vengono demonizzate nel
tentativo fascista di neutralizzare le opposizioni sociali per livellare in
basso il paese e alimentare lo scontro tra vari settori all’interno delle
stesse classi sociali impoverite, in uno scontro prepolitico dove a vincere è
il caos delle coscienze e il naufragio dei diritti e delle libertà.
Riteniamo che nessun luogo e nessuna realtà possano
sentirsi al sicuro rispetto ai danni di questa ondata, i cui effetti ricadranno
pesantemente su tutte e tutti. Riteniamo ancora di più che nessun luogo delle
donne possa sentirsi al riparo dal tentativo di manipolazione della realtà,
perché è sui nostri corpi, contro i nostri spazi e a discapito delle nostre
storie che si costruisce la narrazione tossica e pesticida del presente.
Quando l’antirazzismo è degradato a buonismo e si vuole
far scadere l’antifascismo in feticcio storico, il femminismo rischia di
rimanere biografia autoreferenziale e l’antifemminismo diventa una minaccia
ancora più pericolosa, se possibile, del maschilismo patriarcale.
Forti di quanto le piazze degli ultimi anni - costruite
assieme con fatica e passione -ci hanno lasciato come riserva per i tempi duri,
vogliamo guardarci negli occhi fra quelle che hanno generato e rigenerato
potenza nella costruzione di spazi femministi e transfemministi, camminando
sulla china di un futuro incerto, di scadenze per bandi a perdere e di
convenzioni politicamente scorrette.
Noi, artigiane e costruttrici di case, sappiamo che
questi luoghi non sono centri servizi al femminile o start up per il terzo
settore femminilizzato, ma luoghi di autodeterminazione, ricostruzione di
vissuti e di relazioni, e presidi a tutela della dignità di tutte quelle
che la società patriarcale ha maltrattato e marginalizzato in contesti
domestici e ghetti professionali, spazi di trasformazione dell’esistente e
delle vite di molte.
L’attacco ai nostri luoghi e la precarietà in cui si
intende lasciarli sono fisici e sono simbolici. Si vogliono spazzare via luoghi
che, costruiti sulla solidarietà e il mutuo aiuto femminista, possono
contrastare l’emergere delle forze autoritarie e reazionarie; contro gli
assessori comunali accusati di stalking; contro i senatori leghisti che
vorrebbero mettere mano alla legge 194; contro le mercificazioni delle miss a
seno nudo a godimento del branco testosteronico; contro le amministrazioni
pavide delle concessioni a mezza bocca; contro le incertezze sul futuro di 14
posti di accoglienza per donne che scelgono di uscire dalla violenza; contro le
stipule delle convenzioni non rinnovate in tempi idonei per una progettualità
di lungo periodo; contro l’arroganza di una istituzione che monetizza il
patrimonio storico, politico e sociale dei nostri percorsi di libertà e
organizzazione; contro la violazione dei diritti umani da parte del personale
sanitario pubblico che obietta; contro i licenziamenti in gravidanza, lo sfruttamento
delle migranti nei campi di pomodori e nelle case degli anziani; contro la
violenza maschile fra le mura di casa.
Nel difendere le nostre esperienze difendiamo il diritto
al dissenso. Non vogliamo essere rinchiuse nel ruolo “naturale” di madri,
vogliamo essere libere di scegliere se e quando esserlo. Rifiutiamo ogni
lettura che ci vuole come corpi da difendere, resistiamo e ci dichiariamo
ancora tutte con orgoglio femministe e antifasciste e lo facciamo a partire dai
luoghi che abbiamo conquistato con anni di lotta e di organizzazione e per i
quali adesso è tempo di rivendicare riconoscimento nell’autonomia e stabilità
nell’indipendenza.
Carissime compagne abbiamo voglia di Utopia.
Speriamo di vederci in tant* a Roma il 22 settembre -
presso la Casa delle donne Lucha y Siesta, in Via Lucio Sestio 10 Metro A - per un
incontro pensato anche come propedeutico all’assemblea nazionale di Nudm di
ottobre, per costruire ragionamenti, strategie e campagne da portare e
condividere con tutt*.
Gli spazi femministi - Nudm Roma
Nessun commento:
Posta un commento