Chiusa in cassone, arrestato imprenditore
E' successo a Sommacampagna, nel
Veneto. Arrestato un imprenditore di Bolzano, accusato anche di tortura.
Le portava bottiglie d'acqua e talvolta del cibo. La vittima è una donna
polacca di 44 anni
Una
donna polacca di 44 anni è rimasta chiusa per due settimane in un cassone per
la frutta, profondo poco più di un metro. E' successo a Sommacampagna, nel
Veronese. Sarebbe stato il suo datore di lavoro, con il quale aveva avuto una
relazione, a segregarla lì il 14 agosto. Per sopravvivenza, le ha portato
bottiglie d'acqua e, ogni tanto, del cibo.
L'incubo è durato fino a martedì mattina, quando gli operai che stavano tagliando l'erba ai lati dell'autostrada Brescia-Padova hanno sentito un lamento provenire da i filari di meli oltre il reticolato.
L'incubo è durato fino a martedì mattina, quando gli operai che stavano tagliando l'erba ai lati dell'autostrada Brescia-Padova hanno sentito un lamento provenire da i filari di meli oltre il reticolato.
In
fondo a uno di essi, c'era una pila di casse di plastica accatastate, di quelle
usate per contenere le mele e grandi circa un metro cubo ciascuna. L'ultima,
quella più in basso, si muoveva. Quando sono arrivati gli agenti della Stradale
di Verona Sud e i carabinieri di Villafranca, hanno trovato la donna,
rannicchiata e terrorizzata.
La storia è riportata dal Corriere del Veneto. La 44enne, madre di due figli, da anni faceva la spola tra Varsavia e Verona per lavorare nell'azienda agricola di un imprenditore italiano, T.R., originario di Bolzano. Sarebbe stato lui, secondo il racconto della donna, ad averla rinchiusa nel cassone dopo un litigio. Il telefonino e la borsa della "prigioniera" sono state ritrovati a casa del bolzanino, che è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona e tortura. La donna, nella sua testimonianza, ha parlato anche di un collaboratore dell'imprenditore, che lo avrebbe aiutato a imprigionarla.
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