26/05/24

Il DDL sicurezza non deve passare - dal blog proletari comunisti


Era fermo da sei mesi, alla Camera, il ddl Sicurezza. Ora, a ridosso delle elezioni il governo ha deciso di far votare in tutta fretta - dovrà arrivare in aula il 27 maggio prossimo. Gli avvocati penalisti però avvertono: il testo è «segnato da inammissibili profili di incostituzionalità».

Il d.d.l. sicurezza del governo prevede (parti prese da Osservatorio repressione)

più poteri alla polizia con la possibilità di possedere un’arma più leggera fuori dal servizio e l’estensione dell’esclusione della pena per gli agenti che ”facciano uso di armi, della forma o di altri sistemi di coercizione fisica”. 

(da blog pc) - Questo vuol dire ampio uso anche personale delle armi da parte della polizia (quanti nuovi femminicidi ci saranno?); legalizzazione amplificata della violenza, delle torture, fino all'assassinio; estesa impunibilità degli agenti che così si sentiranno in diritto di fare tutto.

Istituzione di nuovi reati: rivolta in carcere e nei C.p.r. con la fattispecie estesa anche a chi istiga la rivolta da fuori; il blocco stradale, se commesso da più persone, da illecito amministrativo diventa reato penale con pena aumentata da 6 mesi e 2 anni ed esteso anche al blocco ferroviario. Altri aumenti di pena e misure speciali: le occupazioni abusive sono sanzionate da 2 a 7 anni; chi scrive sui muri prenderà un anno, 3 se recidivo; i giudici non potranno più sospendere la pena alle donne incinte o con minori a carico fino a 3 anni. Ciliegina sulla torta: per il rinnovo del contratto del personale in divisa c’è pronto un miliardo e mezzo.

(da blog pc) - Sulle carceri, questo ddl sembra la reazione/vendetta isterica del governo alle giuste, ma ancora poche, denunce, processi e condanne in corso da parte di alcune magistrature verso gravissimi fatti di violenza fisica e psicologica, vere e proprie torture da parte di agenti penitenziari, in varie carceri dal nord al sud. Ora, da un lato con questo ddl vengono aumentate, estese le pene ai detenuti che non possono che ribellarsi alle dure condizioni nelle carceri, alla repressione, torture che devono subire (pensiamo, ultimo, le terribili violenza che sono state perpetrate ai minori nel carcere 'Beccaria') dall'altra è un gravissimo segnale a agenti, polizia di piena libertà di agire per reprimere le "rivolte".

Questo ddl sulle manifestazioni, poi, torna indietro di decenni: i blocchi stradali passano da illecito amministrativo a penale con aumento delle pene; vengono colpiti, addirittura fino a 3 anni, anche chi scrive sui muri. E' chiaro che si vogliono colpire le lotte dei lavoratori, degli studenti, dei giovani, di settori popolari, ambientalisti, lotte che naturalmente non potranno che crescere di fronte ai pesanti peggioramenti delle condizioni di lavoro, di vita, all'attacco ai salari, ai disastri ambientali (mentre, i blocchi stradali prolungati dei settori di piccoli e medi padroni agricoltori non hanno ricevuto neanche mezza denuncia, nè un piccolo colpo di manganello...). La mannaia sui blocchi stradali è anche un "avviso" a quei giudici che hanno considerato i blocchi stradali non punibili per lo stato di necessità dei lavoratori, lavoratrici che li facevano.

Altri aspetti che gridano alla reazione fascista, alla disumanità sono le pene per gli occupanti di case, che vengono chiaramente fatte da chi non ha alternative, non ha gli altissimi redditi di ministri. Così è di inaccettabile ingiustizia la non sospensione della pena per le donne incinta o con bambini fino a tre anni, che ora dovrebbero essere costrette a restare in carceri sovraffollate, invivibili per un adulto, figurarsi per bambini. 

A premere sull’acceleratore sarebbe stata soprattutto Fd’I, determinata a replicare la forzatura messa in atto con il ddl autonomia, nella speranza di arrivare alla discussione generale prima delle europee, per poi rinviare i voti sugli emendamenti a dopo le elezioni. Ora per le commissioni è previsto un vero tour de force: quattro giorni di tempo per esaminare il testo, con gli emendamenti da presentare entro oggi e il mandato al relatore da attribuire entro la settimana.

Le forti critiche al ddl di penalisti, costituzionalisti

Nel merito, il presidente dell’Unione camere penali, Francesco Petrelli, nella sua audizione ha demolito il ddl: pene altissime, nuovi reati, criminalizzazione del dissenso e del disagio sociale, fattispecie evanescenti e dubbi di incostituzionalità. Su tutto c’è qualcosa che i penalisti non possono accettare: la possibilità di mandare in carcere le donne incinte. Un passo indietro persino rispetto al vituperato codice Rocco che “dovrebbe essere il parametro di un codice autoritario. Ma ora si fa peggio e a noi garantisti ci ripugna”, dice Petrelli a La Stampa. “Gli istituti a custodia attenuata per detenute madri sono appena 5 in tutta Italia. Finirà che le donne in attesa di partorire andranno in carceri normali... dove le condizioni igieniche fanno pena, senza assistenza psicologica, in realtà sovraffollate. Non è da Stato di diritto”.

Il governo vuole usare il ddl in vista delle elezioni europee. I penalisti rispondono con questa memoria: “Le nuove norme, presentate quali soluzioni ai fatti criminali di maggiore appeal mediatico... finiscono per fornire l’errato messaggio per cui è l’efficacia della risposta punitiva ad eliminare i fenomeni”.

Appare tagliato su misura anche il reato di imbrattamento di edifici che ospitano uffici pubblici. “Considerando che è una protesta non violenta e dai principi condivisibili, entra in conflitto con il codice laddove invece prevede un’attenuante quando si sia mossi da alti valori sociali”. A metà strada tra criminalizzazione del disagio e del dissenso, è poi il nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”.

Vi si punisce con la pena della reclusione da 2 a 8 anni, chiunque promuova una rivolta. La novità è che agli atti di violenza sono equiparati quelli di resistenza passiva all’esecuzione degli ordini impartiti. Petrelli dice: "...il detenuto che sia condannato per “rivolta carceraria” ricadrà sotto l’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario; significa impossibilità di avere benefici carcerari negli anni a seguire".

TUTTO QUESTO NON PUO' E NON DEVE PASSARE!

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