Il 23 aprile scorso in Senato è passato l’emendamento, proposto dal deputato Malagola di Fratelli d'Italia, al DL 19/2024 che prevede e rafforza l'accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori inserendoli nella ripartizione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resistenza (PNRR) che riguarda il finanziamento della sanità territoriale.
Le Regioni, a cui spetta l'organizzazione dei servizi consultoriali,"possono avvalersi" senza oneri a carico della finanza pubblica, "del coinvolgimento di soggetti del terzo settore" con "qualificata esperienza nel sostegno alla maternità".
La legittimazione nazionale delle associazioni antiabortiste per operare nei consultori si colloca in una realtà già tragica: i finanziamenti pubblici ai consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e antiabortiste esistono da tempo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia mentre quelli pubblici vengono chiusi, svuotati di personale, inglobati nelle case della salute, privandoci di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche, aperte e accessibili a tuttə. La legge n. 34/1996 e anche il recente DM n. 77/2022 prevedono 1 consultorio ogni 20.000 abitanti, mentre ormai a livello nazionale siamo arrivati a 1 consultorio ogni 45.000/75.000 abitanti e molte delle offerte plurispecialistiche (accompagnamento alla gravidanza, al postparto e alla menopausa, l'aborto farmacologico, la contraccezione, la prevenzione,lo spazio giovani) vengono disattese ovunque.
Oggi non solo i consultori sono insufficienti, ma non svolgono più molte delle funzioni per le quali sono nati, svuotati dalla loro finalità politica per diventare in molti casi poco più che ambulatori.
Rafforzare e sostenere con fondi statali a livello nazionale la libertà di accedere ai consultori alle associazioni antiabortiste significa sfruttare la pressione psicologica (e non la decantata consulenza sulla maternità) per manipolare le nostre scelte in merito alla nostra salute sessuale e riproduttiva.
Questo emendamento, oltre a rappresentare un uso improprio dei fondi del PNRR – come sottolineato anche dalla Commissione europea per gli Affari economici e finanziari – non apporta alcun miglioramento alla sanità pubblica, ma rinforza il legame già esistente tra i vertici del governo e le associazioni antiabortiste fondamentaliste.
L'attacco al diritto all'aborto va inoltre di pari passo con la messa in discussione della salute delle persone trans e non binarie: a gennaio l'ispezione al Carreggi sull'uso della triptorelina e la successiva creazione di un tavolo tecnico - promosso dai ministri Schillaci e Roccella - per la valutazione dell’uso di questo farmaco non lasciano dubbi sul fatto che queste iniziative portino anche la firma di organizzazioni antiabortiste come Provita e famiglia.
Vogliamo attraversare gli spazi della salute senza paura, senza giudizio e senza abusi, confidando nella tutela del sistema sanitario pubblico e laico, senza essere penalizzatə e senza interferenze sulle nostre decisioni.
Noi siamo e saremo sempre dalla parte di ogni donna, persona trans o non binaria che decida di interrompere la gravidanza o che decida di portarla avanti, perché nessuno può imporre il proprio credo o i propri ideali sulla vita e sul corpo altrui.
Noi siamo e saremo sempre dalla parte di chi lotta per rivendicare la propria autodeterminazione: siamo al fianco di chi ha contestato la ministra Roccella agli Stati Generali della natalità pochi giorni fa e al Salone del libro di Torino l'anno scorso, come di chi ha protestato all'Università di Catania contro il convegno transfobico.
Ci siamo stufatə delle vostre parole violente, ora dovete ascoltare noi!
Ribadiamo ancora una volta che nessuno può decidere su di noi: né la Chiesa né lo Stato e per questo ci opponiamo alle dinamiche di un governo che non ci rappresenta, ma che cerca di controllarci e strumentalizzarci come incubatrici per la patria. L’aborto è un diritto e continueremo a lottare contro ogni forma di violenza sui nostri corpi, perché ci appartengono: autodeterminarci è una nostra scelta!
Per tutto il mese di maggio scenderemo in piazza in tutta Italia e saremo all'interno dei consultori, che devono tornare a essere luoghi femministi in cui tuttə, dalle operatrici sanitarie alle persone che li attraversano stiano al meglio: lottare per i consultori significa anche lottare per un trattamento dignitoso delle persone che lavorano nella sanità.
Il 22 maggio, anniversario della legge 194/78, sarà una giornata in cui porteremo in piazza il grido "molto più di 194": assistiamo alla grande contraddizione di una legge che dovrebbe tutelare il diritto all'aborto ma che con gli articoli 2,5 e 9 tutela invece la possibilità che le associazioni antiabortiste entrino nei consultori, dà spazio all'obiezione di coscienza e ci obbliga alla "settimana di riflessione" nel momento in cui decidiamo di interrompere una gravidanza.
Il 25 maggio sarà una data di mobilitazione nazionale con cortei, passeggiate e sit-in in tutta Italia, perché vogliamo di più e lo vogliamo ora: attestandoci alle linee guida dell'OMS, l'aborto farmacologico dovrebbe essere possibile fino alla 12esima settimana di gravidanza nei consultori e a casa. Siamo ben lontanə da questo traguardo, oggi più che mai, e a rimetterci è la nostra salute.
Scendiamo in piazza per difendere i diritti conquistati che vengono messi in discussione e per pretenderne di nuovi.
PER CIÒ CHE SIAMO E, SOPRATTUTTO,
PER TUTTO CIÒ CHE ANCORA VOGLIAMO
E POSSIAMO ESSERE.
Non Una di Meno
Rete nazionale consultori e consultorie
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