Alla vigilia del 1° Maggio i provvedimenti annunciati dalla Meloni - interni ad un decreto soprannominato da alcuni giornalisti, appunto, ‘dl Primo maggio', non solo sono una miseria a fronte della condizione di vita, di lavoro o non lavoro di tantissimi lavoratori, senza reddito, ma per le donne, le lavoratrici diventano una grande ipocrisia, di fatto una conferma che comunque prioritario resta sempre il ruolo delle donne di fare figli.
I padroni invece di essere sanzionati perchè attuano discriminazioni verso le donne, vengono premiati, se, bontà loro, assumono una donna. Anche le parole che la stampa usa sono per nascondere la realtà di una situazione che è di classe e per le donne unisce allo sfruttamento di classe l'oppressione. Il giornale dei padroni Sole 24 ore, riprendendo parole delle ministre di questo governo parla di "datori di lavoro che offriranno un impiego alle donne". Loro "offrono" - della serie: "quanto è buono lei...!"
Così diventano normali, non illegali, i trattamenti disparitari, e diventa una “eccezione” corrispondere trattamenti uguali, salari uguali a lavoratrici e lavoratori - dati Inps: se mediamente un uomo prende in un anno 27.250 euro, la donna prende 20.378, quasi 7 mila euro in meno, ma le cifre aggiornate parlano di 8mila euro in meno, e al sud il divario è molto più ampio; e comunque sono cifre incomplete, che nascondono la realtà del lavoro precario, in nero di gran parte delle donne - (mentre questo governo non vuole neanche fare una legge per il salario minimo garantito).
Questi "premi" ai padroni, di fatto, servono non certo a migliorare la condizione delle donne per il lavoro, sui posti di lavoro, bensì a cristallizzare la condizione sempre più pesante delle lavoratrici.
La realtà è che la condizione delle donne sta peggiorando.
Stellantis, la più grande fabbrica che occupa operaie, circa un terzo del totale dei lavoratori, manda a casa o riduce il lavoro e il salario fino agli inizi di agosto; le operaie dopo averle sfruttate, danneggiato i loro corpi, con lunghi periodi chiamate al lavoro o lasciate a casa solo con un messaggio WA, che per le donne significa fare salti mortali per sistemare all'ultimo momento i figli, sono le prime a subire questi tagli. E in tante altre fabbriche sono in atto licenziamenti.
Le lavoratrici precarie - recentemente le tante che lavorano nelle cooperative sociali hanno fatto uno sciopero nazionale - vengono tenute sulla corda, a continuo rischio di perdere il lavoro, di avere condizioni salariali, di orario sempre più ridotte; sono precarie a vita, hanno a volte contratti di lavoro anche solo di un mese. E se vanno in maternità tante non rientrano al lavoro, perchè i padroni non le vogliono o perchè tutto il carico dei figli è su di loro. Tornano nelle famiglie, dove devono subire la "dipendenza economica", e anche peggio, e non possono rompere legami oppressivi, violenti.
Le operaie immigrate che lavorano negli appalti, subappalti, soprattutto al nord, devono subire discriminazioni: lavorano di più dei lavoratori diretti delle aziende madri spesso multinazionali, ma devono prendere di meno, devono avere meno diritti, ricattate, minacciate da padroni e capi e anche subire molestie sessuali da luridi capi, ecc.
I padroni vengono "incentivati"... Ma se per le stragi di operai il governo, i Ministri "piangono le lacrime da coccodrillo" e promettono interventi sulla sicurezza solo per un giorno, le morti sul lavoro delle lavoratrici non sono neanche degne di ipocrite dichiarazioni, semplicemente non sono in "calendario"; e le Anile, le Luane continuano a morire, a rischiare la loro vita, stritolate dalla sete di profitto ad ogni costo dei padroni e padroncini; o ammalate, uccise dalla fatica, dallo sfruttamento come tante donne nelle campagne.
E ciò che è pure disgustoso sono i discorsi ipocriti di segretari sindacali, che anche in occasione di questo 1°Maggio diranno qualche frase sulle lavoratrici - non più di qualche capoverso breve dei loro discorsi preparati; quando negli altri 364 giorni se ne dimenticano o fanno accordi che confermano le discriminazioni di condizioni di lavoro, salariali, nelle grandi aziende come nelle piccole.
In tutto questo Meloni, Roccella ci stanno martellando perchè le donne facciano tanti figli, vantandosi anche di aver deciso un aumento per l'Assegno unico universale.
Ma su questo il coro è generale - da qui l'attacco in ogni forma al diritto d'aborto (anche con l'ultima grave decisione di mettere rappresentanti pro-vita nei consultori, con la trovata truffaldina di prendere per questo i soldi dal Pnrr, tanto che la Ue si è arrabbiata); il coro va dal governo a Bergoglio, ai padroni: "la sfida della natalità passa dalle aziende", titolava a marzo un articolo, per "consolidare il capitale umano"; ma chiaramente la questione della natalità non è un problema solo dell'Italia, Macron è stato più esplicito e ha parlato di "riarmo demografico" necessario per rendere il paese più forte".
Quindi governo, padroni, capi di stato rendono chiaro perchè le donne devono fare figli: per dare nuove braccia da sfruttare al capitale, per dare corpi da mandare ad uccidere e a morire nella loro guerra che si approssima a diventare guerra mondiale.
Ma nel 1° Maggio noi vogliamo affermare soprattutto la lotta delle lavoratrici, di cui spesso si sa pochissimo. Sono ancora poche queste realtà, ma quando lottano le donne hanno una marcia in più e lottano anche per tutte le altre donne sfruttate, oppresse, perchè nella lotta portano tutta la loro vita, perchè tutta la loro vita deve cambiare e per questo saranno in prima fila nella rivoluzione proletaria, per una nuova società, la società socialista, verso il comunismo.
In questo primo Maggio ci sentiamo unite alle operaie che in tanti altri paesi lottano, combattive e determinate. Vogliamo in particolare ricordare la grande lotta, che continua, delle operaie tessili del Bangladesh, che pur vedendo sparate, uccise le loro compagne dalla polizia, non demordono; e qui i padroni criminali non sono solo quelli del Bangladesh ma sono anche in casa nostra, i grandi marchi della moda che si ingrassano sul sangue, sullo sfruttamento di migliaia di operaie nei paesi dipendenti dall'imperialismo, e che anche sui disastri che negli anni hanno visto morire migliaia di operaie, se ne escono con "le mani pulite", mentre grondano di sangue.
In questo 1° maggio tutto il nostro cuore, la nostra rabbia, la nostra volontà di lottare sempre di più va alle donne palestinesi, che trasformano il loro immenso dolore in resistenza, in forza. Ogni donna massacrata è una nostra sorella, ogni bambino ucciso dal regime neo nazista di Israele è un nostro figlio. E Netanyahu, l'imperialismo Usa, il nostro governo la Meloni sua amica che contribuisce a fornire armi che uccidono decine di migliaia di donne e bambini, mentre ingrassano anche le nostre industrie delle armi, che nel nostro paese parla di "figli" e in Palestina è complice del fatto che tante donne non possono partorire sono costrette ad abortire in condizioni atroci; tutti devono pagare caro questo genocidio.
In questo 1° Maggio diciamo alle operaie, alle lavoratrici, alle donne proletarie: noi donne siamo una forza se ci uniamo e lottiamo.
Noi se siamo "le prime tra gli ultimi", vogliamo essere le prime, con tutte e tutti gli ultimi in una rivoluzione che trasformi la terra e il cielo.
Il Movimento femminista proletario rivoluzionario serve per questa battaglia. E chiama in questo 1° Maggio le lavoratrici a rafforzarla, a costruire dovunque il Mfpr, perchè le lavoratrici siano l'avanguardia di un vasto movimento delle donne che nel nostro paese si è dimostrato possibile, con mezzo milione di donne, ragazze nella grande manifestazione del 25 novembre e nella grande giornata dell'8 marzo, con al centro lo sciopero delle donne.
VIVA IL 1° MAGGIO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO E INTERNAZIONALISTA
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