Da una compagna di Taranto
1 MAGGIO FEMMINISTA!
Precarie, sfruttate, povere!
Questa è la situazione delle donne lavoratrici italiane.
L’Italia è fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile e con un differenziale peraltro di 20 punti percentuali quasi sempre stabile fra donne e uomini che aumenta con dati preoccupanti nel Mezzogiorno.
Siamo al 104 posto tra 146 paesi rispetto alle pari opportunità lavorative tra uomini e donne.
Abbiamo un gap salariale notevole in favore degli uomini, lo dicono i dati dell’INPS che ha un osservatorio sui dipendenti privati che ci dice che su uno stipendio medio basso, peraltro considerando che in Italia un salario medio-basso è molto più basso rispetto agli altri paesi europei, il differenziale è di € 8.000,00, cioè gli uomini, nel settore privato ed a parità di qualifica, guadagnano 8.000 euro in più rispetto alle donne. Ma non solo, la segregazione orizzontale fa sì che le donne siano più impiegate nei settori più poveri e precari incrementando la cosiddetta fascia di lavoro povero ovvero lavorare e rimanere poveri, un ossimoro, una assurdità e una ingiustizia inaccettabile. Ad esempio, 2/3 delle donne che si trovano in part time, dichiarano di avere un part time involontario, che vorrebbero lavorare a tempo pieno ma gli impegni familiari non glielo consentono oppure lavorano in settori in cui non è garantita la continuità lavorativa ovvero non lavoro tutto l’anno, lavoro solo alcuni mesi durante l’anno oppure alterno dei periodi di occupazione e disoccupazione, tutti presupposti che non consento ad una donna di uscire dalla condizione di dipendenza economica. Nel frattempo la Presidente Meloni si vanta di versare bonus per le lavoratrici, bonus che di fatto hanno raggiunto solo poche lavoratrici. Bonus che irridono una classe operaia allo stremo. Anzi, proprio nell’anno in cui abbiamo una premier donna, l’Italia perde ben 16 posizioni nella graduatoria internazionale del Global Gender Gap elaborata dl World Economic Forum.
1 donna su 5 esce dal mercato del lavoro a seguito della maternità, come dimostrano i dati dell’Ispettorato del Lavoro. Mancano le strutture per l’infanzia, anzichè aumentare i nidi, li chiudono, non sempre i nonni sono disponibili a sostituirsi al welfare che dovrebbe essere pubblico e gratuito e i padri non contribuiscono alle attività di cura.
E cosi che le donne italiane non possono lavorare e non guadagnano.
Una classe dirigente e imprenditoriale miserabile governa questo capitalismo ultraliberista che sta umiliando la classe operaia e le donne e i giovani, che, quali soggetti ancora più fragili di questo nuovo mercato del lavoro, ne pagano le conseguenze peggiori.
Per un 1 maggio femminista, non staremo più zitte!
Da una lavoratrice di Palermo
Buon 1° Maggio a noi lavoratori e lavoratrici
A chi difende il proprio posto di lavoro con coraggio e tenacia, a chi lo cerca, a chi lo ha perso ingiustamente, a chi non è stato difeso, nel cuore chi è morto per il lavoro sfruttato senza ritegno dai padroni, a tutti i lavoratori del mondo
A noi lavoratori e lavoratrici persone straordinarie nella "normalità " quotidiana chiamati a lottare per una società senza più sfruttamento e oppressione da parte di un pugno di padroni.
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