Rosaria Di Fabio
aveva 50 anni e lavorava come Operatrice Socio Sanitaria presso
l’Azienda Servizi alla Persona “Golgi Radaelli” a Milano, Ente che
gestisce diverse Residenze sanitarie assistenziali sul territorio...
Rosaria
era mamma, era una donna ben voluta, una collega infaticabile ed
eccezionale. Ora non è più nulla, è una delle tante eroine che si è
immolata, suo malgrado al grido “andrà tutto bene”. Tutto bene per lei
non è andata e si è spenta senza nemmeno accorgersi di esser dipartita.
La
morte della collega non deve essere vana, devono pagare i responsabili:
ogni OSS deve pretendere di lavorare nel massimo della sicurezza in
tutti i reparti e sul territorio”.
Qualche
collega di Rosaria ha parlato di impreparazione dell’azienda e di
“bastardate” ai danni dei lavoratori, che continuano ad essere mandati
in corsia senza armi e senza scudi. Mancano i Dispositivi di Protezione
Individuale, manca la formazione, manca la serietà.
Lei
lavorava nella ASP da diverso tempo. Ha avuto un contatto con un
Paziente affetto da Covid-19, si è ammalata a sua volta e il virus le la
procurato una brutta polmonite che l’ha costretta dapprima al ricovero,
poi al decesso in ospedale.Nessuno ha voluto presidiare le case di
riposo e le RSA, ora si pagano i danni, danni che si chiamano infetti e
morti.
Per
lo SLAI-COBAS “nessuno si è preoccupato di evitare questa morte, ancora
oggi si viaggia con la lotteria per avere mascherine e presidi giusti e
nessuno si sta preoccupando di fare i tamponi del caso agli operatori”.
Addio Rosaria...
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