16/04/20

Le lavoratrici Slai cobas sc non se ne stanno a casa...

A PALERMO: Protesta e catena di solidarietà per le mamme delle lavoratrici


Abbiamo avuto segnalazioni e denuncia di mamme con neonati e donne incinte prossime al parto sulla difficoltà di reperire vestitini e articoli per i corredini, visto che i negozi che vendono questi articoli sono chiusi da marzo e anche i grandi supermercati che al loro interno vendono questi articoli oltre agli alimentari hanno il divieto di farlo, secondo sia i DPCM che le ordinanze regionali.
Questa mamme, donne lavoratrici ci hanno detto "ma questi non sono beni essenziali? I bambini appena nati dovrebbero restare nudi?"
Telefonare al Comune di Palermo? Non risponde mai nessuno!"
Con le lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe, che non se lo sono fatte ripetere due volte, abbiamo attivato una immediata catena solidale verso alcune mamme che non riuscivano a comprare tutine e vestitini per i loro bambini nati da alcuni giorni. 
Una catena che ha visto in particolare alcune lavoratrici, ma non solo, mobilitarsi uscendo di casa, formando come una sorta di "staffetta", ha detto una lavoratrice, per fare arrivare i vestitini alle mamme, sfidando divieti, rischi di multe...
I volontari che portano cibo o farmaci agli anziani,  ecc qui a Palermo vengono pure multati grazie ai proclami quotidiani di Musumeci a suon di più esercito e polizia!
Dopo una protesta anche telefonica verso i palazzi  di Roma (Presidenza del Consiglio, Dipartimento della famiglia...) abbiamo mandato nota come Lavoratrici Slai cobas sc  a Roma e Regione Siciliana. 
PS. Sarà come sarà, ma nell'ultimo decreto di ieri Conte ha inserito anche i negozi di abiti per neonati tra quelli che potranno riaprire.


A TARANTO: Sfidano i divieti per organizzarsi
- "Cercavo di affiggere la lettera ma un carabiniere me l'ha impedito. Non mi sono data per vinta e le copie della lettera le ho distribuite a mano"

Lettera aperta-appello da Talsano-Taranto: Non sono le elemosine che ci risolvono la situazione
Ci sono tantissimi di noi che ora versano in condizioni disperate, ultrasettantenni soli e senza aiuto, senza reddito, chi ha famiglie con bambini che finora vivevano di espedienti lavorando anche a nero che ora chiedono aiuto ai parenti, che si vendono l’oro o vanno a elemosinare alla Caritas.
Dobbiamo denunciare le elemosine che sta dando il governo (bonus spesa...), che non risolvono il problema per le famiglie indigenti che prima erano tante adesso sono troppe.
Ma gli stessi figli nostri che prima cercavano di mantenersi facendo camerieri, lavapiatti, manovale ecc., ora sono chiusi in casa; come dire, oltre il danno la beffa, perché non lavorando, non socializzando molto spesso cadono in depressione o addirittura con forti attacchi di panico e allora devi comprare le medicine e come si può quando non hai i soldi neanche per mangiare!?
Senza parlare dei prezzi dei prodotti di prima necessità che continuano a crescere.
Questa questione non può essere risolta tamponando il momento di crisi, sarebbe necessario un reddito generale per tutti. Ma per questo è necessario che ci uniamo, ci organizziamo.
Facciamolo, soprattutto come donne.
Contattateci, mandateci segnalazioni, perché via via faremo iniziative per confrontarci con il Comune e con la prefettura, perché non bisogna essere a rischio “salute-mangiare”, non possiamo accettare passivamente tutto quello che sta accadendo.
Concetta – abitante di Talsano-Taranto
dello Slai cobas per il sindacato di classe

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