18/04/20

La CGS ribadisce la linea di divieto di sciopero e sanzioni - NON DEVE PASSARE, SERVONO INIZIATIVE UNITARIE

La Commissione Garanzia Sciopero con la nota che riproduciamo ha ribadito la volontà di applicare pesantissime sanzioni per lo sciopero delle donne del 9 marzo.
Questa posizione che riguarda ora tutti gli scioperi, non ha alcuna base nè legata all'emergenza coronavirus, nè giuridica; in realtà si vuole usare l'emergenza per cominciare ad attaccare in generale il diritto di sciopero.
La CGS diventa così la "voce e il braccio del padrone"; sanno bene che i loro piani di far lavorare senza sicurezza e aprire tutte le fabbriche anche "non essenziali" scatenerà inevitabilmente nuovi scioperi dei lavoratori.
Per questo, questo provvedimento della CGS non riguarda solo lo Slai cobas sc che lo ha ricevuto ma tutti, e in primis i sindacati di base.
Non possiamo lamentarci dopo della repressione e non impedire ora che vada avanti questo attacco.
Lo Slai cobas sc ha lanciato una proposta/appello a tutti i sindacati di base, agli organismi dei lavoratori, alle associazioni di lotta a rispondere unitariamente.
Dobbiamo dire che finora solo il gruppo di lavoro del 'Coordinamento lavoratrici/lavoratori autoconvocati per l'unità della classe' ha risposto condividendo la necessità di una risposta unitaria e comunicando un approfondimento sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi/settori essenziali.
Mentre l'Usb - anch'essa destinataria di un provvedimento simile della CGS per lo sciopero del 25 marzo - pensa evidentemente che ognuno fa per conto suo.
Noi pensiamo, invece, che occorre ora una battaglia larga, interna all'unica linea giusta: "toccano uno, toccano tutti"

 
RIPORTIAMO LA NOTA INVIATA ALLA CGS DA SLAI COBAS per il sindacato di classe:

Alla COMMISSIONE GARANZIA SCIOPERO
All'att.ne Presidente Giuseppe Santoro Passarelli
15.4.20

OGGETTO: Opposizione alla Delibera n. 20/56 del 16.3.20
La scrivente O.S. in riscontro alla Delibera, in oggetto indicata, osserva quanto segue:
1) E' la prima volta nella storia della Repubblica che viene bloccato uno sciopero a livello nazionale.
2) L’iniziativa del Garante va oltre le competenze di codesta CGS che riguardano, come dalla Legge 146/90 e successive modificazioni, il rispetto delle norme di autoregolamentazione dello sciopero nei
servizi pubblici essenziali, non certo il divieto di sciopero in ogni attività e in ogni settore lavorativo non previsti nell'elenco dei servizi pubblici essenziali.
La Commissione di garanzia si chiama così perché ad essa spetta garantire il contemperamento dell’esercizio del diritto di sciopero con il godimento dei diritti della persona costituzionalmente garantiti, alla cui tutela i servizi pubblici sono funzionali. “Contemperare”, quindi, e non “vietare”, dal momento che qualsiasi regolazione dello sciopero dovrebbe tener conto della sua dimensione di diritto costituzionale, cioè di valore costitutivo dell’ordine democratico.
La scrivente O.S nella proclamazione e nell'attuazione dello sciopero ha rispettato la legge 146/90, preservando i servizi pubblici essenziali.3) Vietando tutti gli scioperi, la CGS ha violato sia lo Statuto dei Lavoratori che la norma costituzionale che tutela il diritto di sciopero, art.40 Cost., così subordinando (non "contemperando") il diritto di sciopero agli altri diritti. Atteso che tale diritto (sia pur regolamentato nei servizi pubblici essenziali) è parte delle libertà fondamentali delle persone.
4) Codesta CGS motiva il divieto di sciopero in tutti i settori lavorativi (mettendo insieme "essenziali" e non "essenziali"  - e anche questo, a conoscenza della scrivente e di giuristi, avviene per la prima volta) richiamando un regolamento contenuto nelle discipline dei vari settori lavorativi che recita che gli scioperi vanno sospesi in caso di "avvenimenti eccezionali di particolare gravità o di calamità naturale". Ma la clausola in questione è però fondamentalmente invocabile solo quando uno sciopero è in grado, in qualsiasi modo, di influire sulla situazione emergenziale, e non per sospenderne l’esercizio prescindendo da qualsiasi valutazione nel merito dei suoi effetti concreti.D'altra parte nei settori che non fanno parte dei servizi pubblici essenziali, e come poi è stato stabilito dai Dpcm e dal protocolli Governo/OOSS, gli interessi delle persone, nel caso concreto della salute) andavano più tutelati nel non lavorare e stare a casa (come in effetti hanno fatto le lavoratrici in sciopero il 9 marzo - dato che non si sono tenute manifestazioni) che nel lavorare. Ed è paradossale che in tante realtà lavorative le lavoratrici potevano lavorare, con tutti i rischi di mancata distanze, mancate protezioni individuali, e invece non potevano scioperare!
La CGS pone un arbitrario rapporto tra l'emergenza coronavirus, i suoi rischi e il divieto di astenersi dal lavoro, ma a parte i servizi essenziali (in primis in questo caso la sanità) in cui si è assolutamente rispettata la legge 146/90, tutti gli altri scioperi non incidono sull’attività di “prevenzione e contenimento della diffusione del virus”.
Se si considera, come la stessa Costituzione prevede, che l’arma dello sciopero costituisce uno strumento di difesa dei lavoratori, in questo caso lo sciopero aveva una doppia valenza, sia rispetto alla condizione generale delle donne, delle lavoratrici, sia rispetto alla condizione particolare in cui agli inizi di marzo sui posti di lavoro non erano state adottate neanche quelle minime misure di tutela della salute, e le lavoratrici e i lavoratori hanno scioperato anche per rivendicarle.
Questo sciopero, pertanto, è stato pienamente legittimo e non ha assolutamente violato le disposizioni dellaLegge 146/90 e successive modifiche.
La scrivente O.S. con la presente fa opposizione alla delibera n. 20/56 e chiede a codesta Commissione di Garanzia Sciopero di non procedere oltre.

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