Sopravvissute all’inferno libico: ‘Stuprate, torturate, costrette a morire di parto’
Una
di loro trovata senza vita in un gommone ad est di Tripoli. Quelle che
ce l’hanno fatta, soccorse dalla nave Aquarius, hanno raccontato il
massacro: ‘Sodomizzano anche i bambini’.
Sono testimonianze feroci. Terribili.
Sono le voci delle donne migranti soccorse negli ultimi giorni. Ex
detenute nelle prigioni libiche. Le sopravvissute all’inferno sono state
soccorse dalla nave Aquarius di Sos Mediterranee tra mercoledì e
giovedì, ad est di Tripoli. Erano su un gommone, in fondo al quale c’era
una giovane loro compagna morta. Ad assisterle i personale medico di
Msf che ha raccolto i loro racconti.
Secondo le testimonianze la ragazza alcuni giorni prima dell’imbarco
aveva partorito un bambino nato morto. Ad ucciderla forse la setticemia.
Una donna del Camerun soccorsa
dall’Aquarius ha spiegato ai volontari di Sos Mediterranee che era stata
per 5 mesi in prigione a Sabratha, insieme al suo bambino nato un anno e
mezzo fa nel deserto del Niger. “In prigione le donne morivano – ha
detto – Una è deceduta dopo aver partorito, il cordone era stato
tagliato col filo; non c’è niente, niente medicine, cure”. “Non ci si
poteva lavare, l’acqua non era potabile. La tratta dei neri esiste in
Libia, dove tutti sono armati, anche i bambini. Prendono le donne, e
imprigionano, le torturano, le spogliano. Gli uomini e i bambini erano
sodomizzati. Spezzavano le dita alle ragazze serrandole nelle porte. I
trafficanti ci hanno spinto in mare dicendoci: ‘Andate a morire nel
Mediterraneo'”.
Non si può rimanere ancora silenti davanti a questo genocidio. Non si può.
da Globalist
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