Non Una Di Meno sta facendo della presentazione del
«Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e tutte le forme di
violenza di genere» il cuore della manifestazione del 25 novembre.
Entreremo più avanti anche nel merito dei vari punti del piano, ma la questione importante è stigmatizzare subito la filosofia che guida questo piano, la classe che lo esprime, e la pratica conseguente che ne deriva.
Entreremo più avanti anche nel merito dei vari punti del piano, ma la questione importante è stigmatizzare subito la filosofia che guida questo piano, la classe che lo esprime, e la pratica conseguente che ne deriva.
La filosofia è quella di voler migliorare/cambiare dall'interno questo sistema borghese, imperialista, che in realtà è sempre più marcio, che ogni giorno regala alle masse popolari peggioramenti inaccettabili delle condizioni di vita, di lavoro, dei diritti democratici, diremmo "umani"; peggioramenti che verso le donne hanno doppie conseguenze, spesso drammatiche.
Con questa filosofia, la denuncia di questo Stato, dei
governi, della classe dei padroni si ferma alla soglia degli aspetti
fenomenici, di cui si chiedono riforme.
A questo si finalizza la/le manifestazioni delle donne,
facendo un'operazione di rovesciamento tipica del riformismo borghese: le
riforme non sono il sottoprodotto della rivoluzione, della paura della
borghesia della rivoluzione delle masse, ma sono le lotte che diventano il
sottoprodotto, l'accompagnamento alle riforme (che ora più che mai il governo,
il parlamento non può e non vuole dare).
D'altra parte, lo stesso cambiamento che si chiede è molto di "trasformazione culturale e politica", e invece pochissimo in termini di cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro delle donne, delle donne proletarie che sono la maggioranza delle donne.
D'altra parte, lo stesso cambiamento che si chiede è molto di "trasformazione culturale e politica", e invece pochissimo in termini di cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro delle donne, delle donne proletarie che sono la maggioranza delle donne.
E quindi i luoghi principi di questa trasformazione
diventano le scuole, le Università, il mondo educativo; in cui le lotte contro
la "buona-scuola" diventano lo "scenario", e il centro
diventano "...figure professionali e qualsiasi elemento coinvolto dagli
avvocati agli insegnanti eccetera. La formazione si allarga ad altre
professioni, «dai media all’industria culturale», per cominciare a decostruire
«narrazioni tossiche» e analfabetismi discriminatori altrettanto noti...".
Su questo si vogliono spargere illusioni, mentre si persegue molto più concretamente una realtà.
Sulle illusioni di poter cambiare le idee, senza rovesciare il sistema capitalista, la classe borghese dominante già tanti anni fa Marx ed Engels hanno detto parole definitive:
"Le idee della classe dominante
sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza
materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale
dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone
con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché a
essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi
della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che
l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti
materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che
appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo
dominio. (...)".
[Marx Engels, L'ideologia tedesca]
Sulla realtà concreta, come affermano le esponenti di Nudm: "Il focus, oggi come allora, ruota intorno ai centri antiviolenza, «luoghi di elaborazione politica, autonomi, laici e femministi, formazione «permanente e multidisciplinare» al cui interno operano esclusivamente donne e il cui obiettivo principale è attivare processi di trasformazione culturale e politica e intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile e di genere sulle donne». E per questi si chiedono finanziamenti pubblici e strutturali.
Sulla realtà concreta, come affermano le esponenti di Nudm: "Il focus, oggi come allora, ruota intorno ai centri antiviolenza, «luoghi di elaborazione politica, autonomi, laici e femministi, formazione «permanente e multidisciplinare» al cui interno operano esclusivamente donne e il cui obiettivo principale è attivare processi di trasformazione culturale e politica e intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile e di genere sulle donne». E per questi si chiedono finanziamenti pubblici e strutturali.
Il questo il contrasto con il governo e le proposte e
documenti prodotti dall’Osservatorio nazionale contro la violenza è soprattutto
perchè tali proposte non sono state condivise con i Centri antiviolenza.
Anche la denuncia della violenza come strutturale - perché «nasce dalla disparità di potere, non è amore, è trasversale e avviene principalmente in famiglia e nelle relazioni di prossimità. (…) e gli uomini che agiscono violenza non sono mostri, belve, pazzi, depressi" - per cui sarebbe essenziale la formulazione di una "carta deontologica rivolta agli operatori ed operatrici del sistema informativo e mediatico" - non pone la conseguenza logica che è allora la struttura da attaccare.
Si dice che la "violenza è strutturale" solo per dire che non è frutto di individui ma è insita nella società, nella famiglia, ecc. Un pò poco decisamente.
Anche la denuncia della violenza come strutturale - perché «nasce dalla disparità di potere, non è amore, è trasversale e avviene principalmente in famiglia e nelle relazioni di prossimità. (…) e gli uomini che agiscono violenza non sono mostri, belve, pazzi, depressi" - per cui sarebbe essenziale la formulazione di una "carta deontologica rivolta agli operatori ed operatrici del sistema informativo e mediatico" - non pone la conseguenza logica che è allora la struttura da attaccare.
Si dice che la "violenza è strutturale" solo per dire che non è frutto di individui ma è insita nella società, nella famiglia, ecc. Un pò poco decisamente.
Non si fa un'analisi di classe di questa società, non si
denuncia che è questo sistema capitalista la causa principe e che quindi non si
può chiedere allo stesso sistema di non essere tale, e di conseguenza non si
fa, anzi si contrasta una lotta delle donne che abbia come prospettiva il
rovesciamento della struttura sociale capitalista, il suo Stato, il suo
governo.
Questo è evidente in questa mobilitazione del 25 novembre, in cui le principali esponenti di Nudm, soprattutto romane, hanno decisamente contrasto la volontà (espressa in vari interventi nell'assemblea nazionale a Pisa) dei settori più proletari delle donne di fare un corteo diverso, non una semplice grande manifestazione, ma un corteo combattivo, che esprima forza, ma anche determinazione, rabbia, volontà di elevare la lotta, un corteo che possa assediare alcuni Palazzi del potere.
"La classe non è acqua"! Queste posizioni esprimono e sono il frutto delle donne appartenenti alla piccola e anche media borghesia.
Noi porteremo in questa manifestazione piattaforme, lotte
reali, istanze, proposte espressione delle lotte di ogni giorno delle
lavoratrici, precarie, disoccupate...
Ma ancora una volta si conferma che la forma più adatta
della lotta delle donne proletarie è lo sciopero delle donne, e a questa arma
bisogna tornare nel futuro, creando una rete autonoma da Nonunadimeno delle
donne operaie e proletarie.
Nello sciopero delle donne è stata portata una
piattaforma, ma essa è elaborata “sul campo” dalle stesse lavoratrici,
precarie, disoccupate, immigrate, braccianti, ecc. in anni di lotte, lavoro,
iniziative sui posti di lavoro e fuori, nei quartieri, nei caseggiati, ecc.
Il valore di questa piattaforma e ciò che la distingue
dalle altre è di essere arma di lotta oggi delle donne su tutti i fronti, ma
mostrando, nello scontro con questo sistema sociale borghese che non solo nega
i diritti alla maggioranza delle donne, soprattutto proletarie, ma sempre più
li toglie, anche quelli conquistati con grandi movimenti femministi di lotta,
che per ottenere questi obiettivi “normali” per la vita, la dignità,
l'autodeterminazione delle donne, occorre una nuova società, una società
socialista, in cui le donne abbiamo potere e possano dare l'assalto al cielo e
conquistarselo.
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