Riportiamo
di seguito, un articolo pubblicato su un giornale aquilano il 4 giugno
dello scorso anno, 3 settimane prima della manifestazione nel capoluogo
abruzzese, della campagna "pagine contro la tortura". Da allora le
condizioni di Nadia Lioce sono ulteriormente peggiorate e anche i vaglia
inviati da terzi le vengono bloccati. Tutto questo è accanirsi non solo
su Nadia, ma sulla solidarietà e umanità. Se il 15 settembre vogliono
processarla per aver fatto chiasso in cella, noi ci saremo, ovunque
saremo. Da tutta Italia e da tutta Europa, dall'America, alla Russia e
all'Australia faremo sentire la nostra voce: "No al 41 bis per Nadia
Lioce".
Intasiamo, per il 15 settembre, la posta del carcere e del
DAP con mail ad oggetto "NO AL 41 BIS PER NADIA LIOCE"! Indirizziamole a
cc.laquila@giustizia.it e a dgdetenutietrattamento.dap@giustizia.it
Ma mandiamo messaggi anche ai media, che inizino a prenderci sul serio!
Qui
segnaliamo gli indirizzi di media aquilani e di alcuni giornalisti e
radio nazionali a cui inviare messaggi il 15 settembre (se voi ne avete
altri che possano essere utili a far conoscere questa campagna usateli
pure):
info@laquilablog
redazione@abruzzo24ore.tv
Facciamoci comunque vedere e sentire, lì dove siamo e come possiamo.
La solidarietà non conosce confini e non si può ingabbiare!
(se fate foto con striscioni o cartelli o altro che possa essere importante per questa campagna, inviatele a mfpraq@autistici.org)
Di seguito l'articolo e il link a un comunicato su Abruzzo Web
Da
ottobre 2014 chi è sottoposto al regime 41bis dell’ordinamento
penitenziario non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di
stampa. Tutta la lettura è sottoposta a censura. E’ vietato leggere,
studiare, tenere più di due libri in cella, comunque decisi dal carcere
La
casa circondariale dell’Aquila è oggi l’unico carcere, sul territorio
nazionale, unicamente dedicato al 41 bis. Su 131 detenuti sottoposti a
regime di carcere duro nella nostra città, 7 sono donne e “sono trattate
peggio dei boss mafiosi”. Tra queste Nadia Lioce è l’unica prigioniera
politica. Per quanto il 41-bis sia già un regime di detenzione speciale,
al suo interno sono previste delle ulteriori aree riservate, nelle
quali sono detenuti i prigionieri politici, allo scopo di aggravarne la
condizione di isolamento.
Il 29 novembre 2014, il personale di
Polizia penitenziaria della casa circondariale dell’Aquila, sottrasse
alla disponibilità di Nadia Lioce materiale di cancelleria, libri e
quaderni, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento
totale e perenne, all’inaccettabile limitazione della naturale
estrinsecazione della personalità umana, con conseguente cancellazione
dei più basilari e inviolabili diritti umani. Giulio Petrilli fornì una
fotografia terrificante della condizione detentiva delle donne recluse
alle Costarelle e in particolare della Lioce. Come altro può definirsi
questo trattamento se non tortura? Questa tortura “bianca”, che punta ad
annientare lentamente il corpo e la mente, ha già ucciso. “È accaduto a
Diana Blefari, prigioniera nello stesso carcere dell’Aquila. “Era
caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se
ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino
agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo”, racconta
Elettra Deiana. “Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31
ottobre del 2009″.
“La lettura è ossigeno per le coscienze” ha
detto il presidente Mattarella, “Leggere ha a che fare con la libertà e
con la speranza”. Ma L’Aquila, dove si seppellisce chi è libero di
leggere sotto le macerie e la speranza di chi non lo è sotto i muri e il
filo spinato, è il simbolo del moderno medioevo in cui questa
Repubblica è caduta, sotto il peso dell’ignoranza di molti e il profitto
di pochi, coltivato da questo sistema capitalistico di barbarie.
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