Con questo messaggio, quanto mai attuale, un sostenitore della
campagna “No al 41 bis per Nadia Lioce”, ha sottoscritto stamattina la
petizione lanciata su Change.org dal Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario.
E’ un messaggio che come donne proletarie facciamo nostro,
perché contiene in sé le contraddizioni di questa società e i rapporti di
dominio con cui riesce a governarle, grazie all’indifferenza di un popolo
addomesticato e succube.
Noi quell’indifferenza l’abbiamo scalfita e vogliamo
continuare a farlo. Lo abbiamo fatto con lo stupro di Pizzoli, da parte di un
ex militare in servizio nell’operazione “strade sicure”, lo abbiamo fatto con
lo sciopero delle donne dell’8 marzo scorso e lo facciamo adesso con la
campagna per la difesa delle prigioniere politiche “No al 41 bis per Nadia Lioce”.
Dal 7 luglio ad oggi l’appello del MFPR è arrivato a oltre 1300 sostenitori. Ci
sono le firme di diversi avvocati, medici, lavoratrici e lavoratori, ex
detenuti, attivisti dei diritti umani, dell’osservatorio repressione,
associazione Antigone, ma anche parenti di Nadia, e artisti, registi. In molti
hanno firmato anche dall'estero e tante donne hanno sottoscritto la petizione.
Tantissimi messaggi ci hanno accompagnato con calore, umanità e convinzione in
questa campagna, che rilanciamo in vista del 15 settembre, quando Nadia Lioce
verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e
oltraggio a pubblico ufficiale”.
Ricordiamo che questi reati sono relativi a
battiture di protesta che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione
delle circolari del DAP del 2011 e del 2014, per le quali chi è recluso in 41
bis non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa, se non
quella acquistata tramite l’amministrazione penitenziaria. Inoltre alle
detenute delle Costarelle è vietato detenere più di 2 libri in cella, comunque
decisi dal carcere.
Negli ultimi anni poi è stato sottratto nell’immediata
disponibilità della Lioce vario materiale cartaceo già sottoposto a censura,
che non eccedeva la quantità massima consentita dalle varie restrizioni. Questa
tecnica di deprivazione psichica, di isolamento totale e permanente, non può
chiamarsi altrimenti se non tortura bianca, perché mira all’annientamento della
personalità e identità.
Da 14 anni Nadia è ostaggio di questo Stato, che di diritto
non ha più niente, da 12 anni è sottoposta a tortura, in più di 1300 persone
sinora hanno detto BASTA!
Benvenga quindi il processo, ma a questa falsa
democrazia, a questo stato di polizia, a questo sistema di sfruttamento, di
barbarie e di guerra. Noi ci saremo. E porteremo otre 1300 firme e centinaia di
messaggi
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