12/09/17

15 settembre processo a Nadia - Comunicato stampa

“Il carcere e' lo specchio della società: Non sarò mai libero e mi giro dall'altra parte se una persona viene violentata nei suoi diritti fondamentali da chi (lo Stato) dovrebbe, invece, tutelare e proteggere”.
Con questo messaggio, quanto mai attuale, un sostenitore della campagna “No al 41 bis per Nadia Lioce”, ha sottoscritto stamattina la petizione lanciata su Change.org dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
E’ un messaggio che come donne proletarie facciamo nostro, perché contiene in sé le contraddizioni di questa società e i rapporti di dominio con cui riesce a governarle, grazie all’indifferenza di un popolo addomesticato e succube.
Noi quell’indifferenza l’abbiamo scalfita e vogliamo continuare a farlo. Lo abbiamo fatto con lo stupro di Pizzoli, da parte di un ex militare in servizio nell’operazione “strade sicure”, lo abbiamo fatto con lo sciopero delle donne dell’8 marzo scorso e lo facciamo adesso con la campagna per la difesa delle prigioniere politiche “No al 41 bis per Nadia Lioce”.
Dal 7 luglio ad oggi l’appello del MFPR è arrivato a oltre 1300 sostenitori. Ci sono le firme di diversi avvocati, medici, lavoratrici e lavoratori, ex detenuti, attivisti dei diritti umani, dell’osservatorio repressione, associazione Antigone, ma anche parenti di Nadia, e artisti, registi. In molti hanno firmato anche dall'estero e tante donne hanno sottoscritto la petizione.
Tantissimi messaggi ci hanno accompagnato con calore, umanità e convinzione in questa campagna, che rilanciamo in vista del 15 settembre, quando Nadia Lioce verrà processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”.
Ricordiamo che questi reati sono relativi a battiture di protesta che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP del 2011 e del 2014, per le quali chi è recluso in 41 bis non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa, se non quella acquistata tramite l’amministrazione penitenziaria. Inoltre alle detenute delle Costarelle è vietato detenere più di 2 libri in cella, comunque decisi dal carcere.
Negli ultimi anni poi è stato sottratto nell’immediata disponibilità della Lioce vario materiale cartaceo già sottoposto a censura, che non eccedeva la quantità massima consentita dalle varie restrizioni. Questa tecnica di deprivazione psichica, di isolamento totale e permanente, non può chiamarsi altrimenti se non tortura bianca, perché mira all’annientamento della personalità e identità.

Da 14 anni Nadia è ostaggio di questo Stato, che di diritto non ha più niente, da 12 anni è sottoposta a tortura, in più di 1300 persone sinora hanno detto BASTA!
Benvenga quindi il processo, ma a questa falsa democrazia, a questo stato di polizia, a questo sistema di sfruttamento, di barbarie e di guerra. Noi ci saremo. E porteremo otre 1300 firme e centinaia di messaggi

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