La Camusso ha fatto uscire un appello alle donne (ne riportiamo una sintesi in calce) perchè scendano in piazza il 30 settembre. La Camusso e la Cgil cercano di prendere nelle loro mani la mobilitazione delle donne contro femminicidi e stupri per tentare miseramente di metterci un cappello e deviare la lotta.
Ma:
Primo, la Camusso evidentemente non si accorge proprio delle donne, non vede che le donne già si stanno mobilitando! dalla giusta protesta del 16 settembre a Firenze contro gli stupri dei due carabinieri e contro il sindaco e le sue squallide dichiarazioni, alla manifestazione di centinaia di donne a Roma di ieri pomeriggio sotto il Messaggero, alle mobilitazioni di protesta che si preparano in varie città per il 28, ecc.
Secondo, la Camusso lancia questa mobilitazione nazionale perchè? Perchè le donne chiedano "agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta...". Cioè le donne dovrebbero chiedere a questo stesso Stato, ai suoi apparati, ai suoi uomini responsabili direttamente o indirettamente di questa guerra di bassa intensità contro le donne di cambiare "nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura"; cioè di darsi una "regolata", di "parole", mentre vanno avanti i fatti, questi sì, i fatti della violenza sistemica a 360° gradi di aperto attacco alle condizioni di vita, ai bisogni delle donne?!
Le donne a Firenze hanno gridato: "Fiducia in questo Stato non ne abbiamo!"
L'APPELLO: "Riprendiamoci la libertà! Con questo slogan il segretario generale della Cgil Susanna Camusso invita tutte le donne a scendere nelle piazze italiane sabato 30 settembre per le manifestazioni organizzate dalla Confederazione contro la violenza sulle donne, la depenalizzazione dello stalking, la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime.
Secondo, la Camusso lancia questa mobilitazione nazionale perchè? Perchè le donne chiedano "agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta...". Cioè le donne dovrebbero chiedere a questo stesso Stato, ai suoi apparati, ai suoi uomini responsabili direttamente o indirettamente di questa guerra di bassa intensità contro le donne di cambiare "nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura"; cioè di darsi una "regolata", di "parole", mentre vanno avanti i fatti, questi sì, i fatti della violenza sistemica a 360° gradi di aperto attacco alle condizioni di vita, ai bisogni delle donne?!
Le donne a Firenze hanno gridato: "Fiducia in questo Stato non ne abbiamo!"
Noi l'abbiamo ripetuto pochi giorni fa: "Lo Stato borghese, la sua stampa, i suoi organi di
controllo, repressivi, di "giustizia" sono sempre più il problema non la "soluzione"...Quando... interviene con leggi, disposizioni, controlli, attua soluzioni peggiori del male; perchè chi dovrebbe risolvere è lo stesso che crea le condizioni oggettive e soggettive di questo condizione delle donne; perchè i suoi uomini sono parte degli assassini e stupratori, sono coloro che attuano la violenza sessuale sistematica come modus viventi, come concezione organica di subordinazione, fascista, delle donne; perchè per questo sistema la "soluzione" vuol dire ed è controllo sulle donne, divieti, chiusura e desertificazione degli spazi sociali, dei luoghi di socializzazione, ecc.
Le donne non possono delegare a questo Stato, devono organizzarsi per lottare, per scatenare la furia delle donne contro gli uomini che odiano le donne, lo Stato, il governo, i padroni... che odiano le donne; attuando in questo anche modi e soluzioni sul campo per rispondere... con la giusta violenza organizzata delle donne, che costringa anche a fare passi indietro reali a tutti...
Tutti coloro e tutte coloro che fanno un discorso di "cambiamento di idee", di "cultura", "educazione", o sono ingenui o inconsapevoli epigoni dell'ideologia di questo sistema borghese..."
Nel caso della Camusso siamo, invece, a "consapevoli" anelli della politica, dell'ideologia, di questo sistema.
Le donne, le lavoratrici, le ragazze che l'anno scorso nell'8 marzo hanno fatto lo "sciopero delle donne" perchè tutta la vita deve cambiare, non si sono certo dimenticate che la Camusso, e il Vertice della Cgil, si oppose allo sciopero delle donne; in varie fabbriche e posti di lavoro fece una aperta attività di boicottaggio, fino ai provvedimenti disciplinari verso le delegate e iscritte che invece fecero, con coraggio, lo sciopero.
Infine, un'ultima osservazione. La data proposta dall'appello della Camusso - 30 settembre - sarà un caso?
Il 30 settembre c'è la manifestazione nazionale a Torino e varie altre manifestazioni parallele contro il G7, contro quei padroni del mondo che decidono gli attacchi alle condizioni di lavoro, ai diritti dei lavoratori, che per le donne non si traducono solo in mancanza di lavoro, in contratti miseri e discriminatori, in mancanza di reddito, in precarietà di vita, ma vogliono dire subordinazione, più oppressione, "violenza" alle vite della maggioranza delle donne.
Fare appello alla mobilitazione delle donne proprio in questa occasione, non è per lasciare in pace i manovratori? E fare un favore al governo e in particolare a Minniti?
Che la Camusso e coloro (intellettuali, artiste, ecc.) che stanno firmando (tanto questa firma non costa niente) si tengano il loro appello! La lotta delle donne ha altro da fare!
L'APPELLO: "Riprendiamoci la libertà! Con questo slogan il segretario generale della Cgil Susanna Camusso invita tutte le donne a scendere nelle piazze italiane sabato 30 settembre per le manifestazioni organizzate dalla Confederazione contro la violenza sulle donne, la depenalizzazione dello stalking, la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime.
Per la Cgil “il linguaggio utilizzato dai media e il giudizio su chi subisce violenza, su come si veste o si diverte, rappresenta l’ennesima aggressione alle donne. Così come il ricondurre questi drammi a questioni etniche, religiose, o a numeri statistici, toglie senso alla tragedia e al silenzio di chi l’ha vissuta”.
Con l’appello, dal titolo ‘Avete tolto senso alle parole’, la Cgil lancia una mobilitazione nazionale “per chiedere agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell’assunzione di responsabilità di questo dramma”
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