«C’è un atteggiamento vessatorio nei confronti di Nadia
Lioce». Una settantina di provvedimenti disciplinari a suo carico in soli 3
mesi vogliono dire 2 anni di isolamento.
Questa è la pena per chi si ribella a condizioni detentive
inaccettabili in un paese democratico!
Questo è il quadro emerso nella seconda udienza del processo
a carico della prigioniera politica Nadia Lioce, accusata di “Disturbo delle
occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale” per
aver protestato con una piccola bottiglia di plastica, battuta contro le sbarre
della cella.
Una cella ormai abbastanza grande da contenere 2 anni di
isolamento e rendere le perquisizioni ordinarie e straordinarie più agevoli da
parte della polizia penitenziaria!
Una cella oltre la quale iniziano ad emergere vessazioni
pressoché quotidiane e sulla quale non è consentito battere neanche con una
bottiglietta per denunciare le pesantissime condizioni detentive del 41 bis!
Condizioni rese ancor più gravi dalle circolari ministeriali
del 2011 e 2014, che hanno stabilito:
- un numero massimo di libri da detenere in cella (massimo 3, a discrezione del carceriere, a L'Aquila solo 2);
- il divieto di ingresso di libri e riviste ricevuti dall'esterno;
- il divieto di scambiare libri e riviste tra detenuti e di inviarne all’esterno;
- la lettura di stampa autorizzata vincolata all'acquisto in ambito penitenziario, tramite l'impresa di mantenimento del carcere (con tutte le censure e lentezze immaginabili);
- la sottoscrizione di abbonamenti a riviste e quotidiani autorizzati, solo direttamente dalla direzione del carcere.
Condizioni contro cui Nadia si è ribellata e per questo le
sono state inflitte ulteriori restrizioni con isolamento perpetuo,
perquisizioni e sottrazioni di ogni oggetto che potesse aiutarla a sopravvivere
a questo annichilimento.
Tutto questo è tortura, è violenza di Stato contro una donna
che continua a resistere, a tenere alta la testa contro questo sistema che di umano non ha
niente.
La cronaca della giornata la trovate anche sui principali
media locali, di cui trovate links qui.
In questa sede intendiamo valorizzare le iniziative di solidarietà di cui siamo a conoscenza, messe in piedi il 15 settembre, in occasione del processo a Nadia:
- A L’Aquila si è tenuto un presidio del MFPR davanti al Tribunale ordinario, con volantinaggio ed esposizione dello striscione “41 bis = Tortura - Solidarietà a Nadia Lioce”. Sempre al Tribunale ordinario sono state depositate le prime firme della campagna “No al 41 bis per Nadia Lioce” (oltre 1500, di cui alleghiamo ricevuta, in attesa di ricevere il numero di protocollo). Il volantinaggio è continuato al Tribunale per i minorenni, dove si svolgeva la videoconferenza. Nadia non è apparsa in video e l’istruttoria è proseguita in presenza delle avvocate Caterina Calia e Ludovica Formoso, che hanno depositato, oltre ai verbali delle 70 infrazioni disciplinari suddette, anche l’interrogazione parlamentare del Senatore Luigi Manconi, riservandosi di presentare nella prossima udienza, che è stata fissata per il 24 novembre, uno scritto che potrebbe contribuire a far luce su questa situazione kafkiana;
- Un presidio di solidarietà, organizzato dal MFPR, si è tenuto anche a Taranto, con la raccolta di decine di firme per dire “No al 41 bis per Nadia Lioce”;
- Attacchinaggi dell’appello del MFPR si sono svolti a Palermo;
- A Torino si è tenuto un presidio del Soccorso Rosso Internazionale davanti al tribunale.
La campagna del MFPR continua e si estende. Condividiamo la
petizione, mobilitiamoci anche in forme autonome e prepariamoci per il 24 novembre con una mobilitazione più ampia.
Alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza
sulle donne, diremo basta anche alla violenza di Stato contro le donne, No al
41 bis per Nadia Lioce!
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