Molte lavoratrici, negli ultimi mesi, a partire da marzo-aprile,
sottoposte a ritmi «forzati» di pulizie, fino a 10 ore al giorno,
costrette «quasi a pulire dove era già pulito»
Nuovo appalto con effetto diretto sulle lavoratrici, perché comporterà una riduzione delle ore lavorate nella fase transitoria
Il bando tampone, che scade questa settima, è calcolato su 81 addetti,
per 3 ore di lavoro al giorno, e non sulle attuali 124 addette.
Il costoso appalto per la pulizia degli uffici regionali rappresenta una
doppia iattura: su quello vecchio, affidato 2013 e scaduto il mese
scorso, la Regione ha presentato un esposto in procura per
segnalare una serie di anomalie nella gestione dei
servizi e nella contabilizzazione delle ore di lavoro; su quello nuovo,
bandito per errore in ritardo, l’amministrazione ha dovuto cimentarsi in
una soluzione ponte per garantire l'occupazione alle 124 addette alle
pulizie e mantenere il decoro degli uffici nei prossimi due mesi, in
attesa della conclusione della gara. Le superfici da lavare e
spolverare ogni giorno nei palazzi regionali, dalla sede di piazza
Castello agli uffici periferici di Ivrea, sono come oltre 10 campi da
calcio.
L’APPALTO
Partiamo dalla prima iattura, del valore di oltre 13 milioni di euro.
L’appalto scaduto è stato vinto nel 2013 dall’associazione temporanea di
imprese Meranese servizi Spa, con una durata di 4 anni più due
eventuali. Su questo appalto sono in corso accertamenti: alcune
lavoratrici sono state sentite nei mesi scorsi in procura, perché la
Regione ha sollevato rilievi sui resoconti di spesa. In altre parole il
conteggio delle ore lavorate non tornerebbero alla perfezione con quelle
contabilizzate, in particolare quelle fatte negli anni passati. Errori
di gestione? Sviste? Chissà: in compenso molte lavoratrici, negli ultimi
mesi, a partire da marzo-aprile, sarebbero state sottoposte a ritmi
«forzati» di pulizie, fino a 10 ore al giorno, costrette «quasi a pulire
dove era già pulito». E più di una volta le dipendenti si sono
lamentate che il materiale in dotazione scarseggiava. All’inizio
dell’appalto, le lavoratrice erano più di 160: alcune di queste, dopo
l’esplosione nell’estate del 2013 dell’impianto antincendio del museo di
Storia Naturale e la sua successiva chiusura, erano finite in cassa
integrazione. Giusto per aggiungere un po’ di malasorte.
L’AMMISSIONE
La seconda iattura arriva da sé, con il nuovo appalto, visto che quello
vecchio è scaduto al 4 di agosto. E ad ammetterlo è lo stesso assessore
al Bilancio Aldo Reschigna. «Sì purtroppo c’è stato un problema - dice
-: gli uffici pensavano di poter gestire la nuova gara con il sistema
Consip. Quando si è scoperto che ciò non era possibile, abbiamo subito
preparato un nostro bando di gara che scadrà il 15 ottobre». Valore
stimato oltre 6 milioni di euro, per la durata di un anno. Ma in questi
giorni si settembre chi fa le pulizie?
Dopo una serie di trattative con l’Ati Meranese, la Regione ha ottenuto
dall’azienda l’impegno a proseguire il servizio «alle stesse condizioni
economiche vigenti», ma solo fino al 30 settembre. E dal 30 settembre al
15 ottobre chi farà le pulizie? Ci penserà l’impresa che vincerà il
«bando tampone» bandito d’urghenza nei giorni scorsi attraverso la
negoziazione aperta del sistema Mepa, il mercato digitale che consente
alle pubbliche amministrazioni di acquistare bene e servizi per valori
inferiori alla soglia comunitaria. Ma questa procedura, utilizzabile per
spese limitate, avrà un effetto diretto sulle lavoratrici, perché
comporterà una riduzione delle ore lavorate nella fase transitoria.
Pazienza se gli uffici regionali, in quei gironi, non saranno più lindi
come nel periodo di super lavoro. Tradotto in numeri, il bando tampone,
che scade questa settima, è calcolato su 81 addetti, per 3 ore di lavoro
al giorno, e non sulle attuali 124 addette. «Una cosa inaccettabile.
Non possono essere le lavoratrici a pagare per gli errori degli uffici
regionali. Chi resta a casa non potrà nemmeno ottenere la cassa
integrazione» dice Angelina Scavo, agguerrita portavoce del sindacato
autonomo Fisal. E se per ipotesi le 81 addette accettassero di divedere
le 3 ore di lavoro con le altre colleghe, ognuna di loro dovrà lavorare
metà tempo, per una paga giornaliera di circa 7 euro.
«Comprendo a fondo il disagio che ci sarà nella fase transitoria, perché
sono in ballo le vite di persone che lavorano. Posso assicurare -
afferma Reschigna - che il nuovo appalto garantisce la clausola sociale:
tutti lavoratori dovranno essere assorbiti dall’impresa che vincerà la
gara».
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