L'intervento di Trama di Terre dinnanzi al ministro Minniti il 23 giugno a Imola
Signor Ministro,
siamo Trama di terre, un'associazione che da 20 anni accoglie a Imola donne straniere e richiedenti asilo. Sono donne che quasi sempre hanno vissuto violenza maschile e discriminazioni nella sfera pubblica e in quella privata:
nel Paese dove sono nate e in quelli di transito, molte volte anche in
quello d'arrivo e persino nei centri di accoglienza finanziati dallo
Stato. Si tratta di violenza psicologica e fisica, stupri e aborti
forzati, tratta a fini di sfruttamento sessuale, matrimoni forzati,
mutilazioni genitali. E nei Paesi di partenza per queste donne è spesso
impedito l’accesso ai sistemi educativi e socio-assistenziali e al
diritto a una giustizia che veda riconosciti i loro diritti in tutte le
fasi della vita.
di certo saprà che l'Italia aderisce alla Convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento italiano nell'agosto 2013 e entrata in vigore al Consiglio d'Europa dal 2014.
L'Italia è quindi obbligata a riconoscere la violenza contro le donne
basata sul genere come una forma di persecuzione ai sensi della
Convenzione di Istanbul e di quella di Ginevra del 1951 relativa allo
status dei rifugiati e delle rifugiate che rafforzano le norme nazionali
che già riconoscono atti di persecuzione quelli diretti contro un
genere. Ed è anche per questo motivo che alcuni costituzionalisti
ritengono la sua legge, cioè la 46 del 2017, incostituzionale.
La
legge Minniti-Orlando sta violando le Convenzioni e le altre norme
nazionali quando svuota il primo grado di giudizio rendendo solo
eventuale la comparizione della donna davanti al giudice e negando
l'appello. Questo significa una grave compressione del diritto d'asilo
perché crea una giustizia parallela nel nostro sistema giudiziario.
La
videoregistrazione che sarà usata in sede di audizione nelle
commissioni territoriali per decidere della protezione o del rigetto è
un'ulteriore vittimizzazione e abuso per le donne che possono non volere
o non potere raccontare quanto loro accaduto perché ancora
traumatizzate e impaurite, non consapevoli di quali sono i loro diritti e
le loro opportunità. Riferire gli atti di violenza subiti ed essere
riprese sarebbe per loro una ulteriore terribile violenza psicologica.
Ancora,
la sua legge, istituendo i CPR e rafforzando il sistema dei rimpatri
forzati, viola la Convenzione di Istanbul che prevede il diritto al non-respingimento per le donne
in Paesi dove la loro vita potrebbe essere in pericolo o dove
potrebbero essere esposte al rischio di violenze, trattamenti o pene
inumane e degradanti. Gli accordi bilaterali che l'Italia ha fatto con
alcuni Paesi da dove queste donne provengono dimenticano che la maggior
parte di questi Stati non è in grado di proteggerle adeguatamente e
talvolta le opprime direttamente.
Infine,
signor Ministro, la sua legge attribuisce impropriamente a noi
operatrici e operatori le funzioni di Pubblici Ufficiali, un ruolo che
non vogliamo e non possiamo avere perché le nostre competenze sono altre
e perché, nel caso di Trama di terre ma ci creda anche in moltissimi
altri casi, noi vogliamo continuare ad accogliere attraverso modalità basate sulle pratiche di genere. Dopo
aver raccolto la storia dolorosa di una donna, dopo aver condiviso con
lei la fatica di ricominciare a vivere in un Paese straniero, dopo
averle insegnato l'italiano, dopo averla messa in condizione di
conoscere i propri diritti in Italia, dopo tutto questo in caso di
diniego secondo lei noi dovremmo obbligarle con la forza ad andarsene?
Per noi è un atto di violenza inaccettabile e diciamo e diremo sempre
NO.
PRETENDIAMO CHE I DIRITTI DELLE DONNE E I DIRITTI UMANI SIANO APPLICATI SEMPRE.
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