Con una bella e appassionata assemblea, fortemente voluta dalle compagne del centro, è iniziata allo storico centro sociale Micene, nel cuore del quartiere proletario di S. Siro, la tappa della marcia delle donne al Nord.
Dopo una breve presentazione che ha legato il seminario/celebrazione per il 20° anniversario dell’ mfpr, lo storico primo sciopero delle donne in questo paese con la necessità di dar vita, oggi, a un nuovo sciopero delle donne. Necessità emersa anche dagli interventi delle compagne.
Emersa nettamente la condizione delle donne, oggi, in questo paese. Il racconto vivo della compagna che, da sola, ha dovuto crescere i figli con le istituzioni che invece di offrire supporto con servizi, strutture si sono mostrate col volto della più brutale oppressione e repressione, sottraendole i figli perché, quando lei era al lavoro, rimanevano in casa da soli. La dura lotta per riaverli con sé. L’orgoglio e la fierezza di saper fare il proprio lavoro e come, ciò, possa essere fonte di consapevolezza e capacità di battersi sul posto di lavoro. Alla richiesta di pulire il laboratorio poter rispondere che il lavoro è di tutt’altro tipo.
Orgoglio e consapevolezza che permette di imporre gli orari sul posto di lavoro per poter curare i figli. Gli anni di stalking subiti dall’ ex e, anche qui, una dura lotta e di come, come spesso accade, sono le donne ad essere sotto accusa delle istituzioni.
Le donne delle coop che dovrebbero pulirsi da sè i bagni del posto di lavoro “perché tanto siete donne ed abituate a pulirli”, oltre ad avere salari più bassi, turni massacranti, diritti negati.
Una compagna ha raccontato che ogni sabato un suo vicino batte la moglie, quando ha bussato per chiedere cosa stesse succedendo, l’uomo risponde che la moglie aveva sentito il figlio lontano e per questo stava piangendo.
Il contrasto quasi ai tentativi di sgomberi delle case occupate per necessità
La difficoltà, l’isolamento in più delle donne migranti che non parlano l’ italiano e hanno meno possibilità di parlare, trovare riferimenti fuori dagli ambiti ristretti della famiglia, famiglia spesso alle prese con i tanti problemi degli immigrati: diritto al lavoro e sul lavoro, la casa, il permesso di soggiorno…
Un clima di solidarietà proletaria per cui è normale che la mamma che deve andare al lavoro lasci il figlio al centro, perché anche questo è successo nel corso dell’assemblea. La preparazione della festa di carnevale per i bambini del quartiere.
La normalità per cui si smonta dal lavoro e si va a un’assemblea con gli abiti da lavoro, ma anche che il proprio compagno si occupi della cura dei figli per permettere alla compagna di partecipare.
Non è mancata la dovuta commemorazione, il saluto alle compagne, donne in India, Palestina, Turchia, ma anche nei paesi imperialisti, compresa l’ Italia, che combattono contro l’oppressione e subiscono carcere, orrende torture sino alla morte.
Con le compagne abbiamo convenuto che è necessaria una rete delle donne, operaie, lavoratrici in lotta per difendere e migliorare le condizioni di vita, perché isolate si perde, perché è necessaria la solidarietà e il sostegno e che questo sciopero è necessario e nei prossimi giorni definiremo con quale iniziativa caratterizzarlo.
Come anche continuerà nei prossimi giorni la tappa al Nord della marcia delle donne.
“NON AVEVO MAI SENTITO PARLARE DI TANTE DELLE COSE CHE HO SENTITO OGGI”, ha detto alla fine una giovane donna immigrata.
“IO CONOSCO TANTE DELLE COSE DI CUI OGGI SI E’ PARLATO E SONO CONVINTA CHE LO SCIOPERO DELLE DONNE E’ QUELLO CHE SERVE, OGGI”, ha detto una compagna
Ha particolarmente colpito, quasi emozionato il libro “Una marcia in più” che raccoglie venti anni di azioni, interventi dell' mfpr
movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano
Dopo una breve presentazione che ha legato il seminario/celebrazione per il 20° anniversario dell’ mfpr, lo storico primo sciopero delle donne in questo paese con la necessità di dar vita, oggi, a un nuovo sciopero delle donne. Necessità emersa anche dagli interventi delle compagne.
Emersa nettamente la condizione delle donne, oggi, in questo paese. Il racconto vivo della compagna che, da sola, ha dovuto crescere i figli con le istituzioni che invece di offrire supporto con servizi, strutture si sono mostrate col volto della più brutale oppressione e repressione, sottraendole i figli perché, quando lei era al lavoro, rimanevano in casa da soli. La dura lotta per riaverli con sé. L’orgoglio e la fierezza di saper fare il proprio lavoro e come, ciò, possa essere fonte di consapevolezza e capacità di battersi sul posto di lavoro. Alla richiesta di pulire il laboratorio poter rispondere che il lavoro è di tutt’altro tipo.
Orgoglio e consapevolezza che permette di imporre gli orari sul posto di lavoro per poter curare i figli. Gli anni di stalking subiti dall’ ex e, anche qui, una dura lotta e di come, come spesso accade, sono le donne ad essere sotto accusa delle istituzioni.
Le donne delle coop che dovrebbero pulirsi da sè i bagni del posto di lavoro “perché tanto siete donne ed abituate a pulirli”, oltre ad avere salari più bassi, turni massacranti, diritti negati.
Una compagna ha raccontato che ogni sabato un suo vicino batte la moglie, quando ha bussato per chiedere cosa stesse succedendo, l’uomo risponde che la moglie aveva sentito il figlio lontano e per questo stava piangendo.
Il contrasto quasi ai tentativi di sgomberi delle case occupate per necessità
La difficoltà, l’isolamento in più delle donne migranti che non parlano l’ italiano e hanno meno possibilità di parlare, trovare riferimenti fuori dagli ambiti ristretti della famiglia, famiglia spesso alle prese con i tanti problemi degli immigrati: diritto al lavoro e sul lavoro, la casa, il permesso di soggiorno…
Un clima di solidarietà proletaria per cui è normale che la mamma che deve andare al lavoro lasci il figlio al centro, perché anche questo è successo nel corso dell’assemblea. La preparazione della festa di carnevale per i bambini del quartiere.
La normalità per cui si smonta dal lavoro e si va a un’assemblea con gli abiti da lavoro, ma anche che il proprio compagno si occupi della cura dei figli per permettere alla compagna di partecipare.
Non è mancata la dovuta commemorazione, il saluto alle compagne, donne in India, Palestina, Turchia, ma anche nei paesi imperialisti, compresa l’ Italia, che combattono contro l’oppressione e subiscono carcere, orrende torture sino alla morte.
Con le compagne abbiamo convenuto che è necessaria una rete delle donne, operaie, lavoratrici in lotta per difendere e migliorare le condizioni di vita, perché isolate si perde, perché è necessaria la solidarietà e il sostegno e che questo sciopero è necessario e nei prossimi giorni definiremo con quale iniziativa caratterizzarlo.
Come anche continuerà nei prossimi giorni la tappa al Nord della marcia delle donne.
“NON AVEVO MAI SENTITO PARLARE DI TANTE DELLE COSE CHE HO SENTITO OGGI”, ha detto alla fine una giovane donna immigrata.
“IO CONOSCO TANTE DELLE COSE DI CUI OGGI SI E’ PARLATO E SONO CONVINTA CHE LO SCIOPERO DELLE DONNE E’ QUELLO CHE SERVE, OGGI”, ha detto una compagna
Ha particolarmente colpito, quasi emozionato il libro “Una marcia in più” che raccoglie venti anni di azioni, interventi dell' mfpr
movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano
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