Ancora difficile dare un bilancio dei civili uccisi in tre edifici della città kurda: nell’ultimo palazzo sarebbero morte almeno 79 persone. Ankara parla di fine delle operazioni, ma continua a minacciare le Ypg siriane
di Chiara Cruciati
Roma, 12 febbraio 2016, Nena News – Le operazioni a Cizre sono concluse. Così il ministro degli Interni turco, Efkan Ala, annunciava ieri la fine della campagna militare contro la città kurda nella provincia sudorientale di Sirnak. Un’operazione “di successo”, dice il ministro, anche se “le attività di ricerca e i coprifuoco continueranno per un po’, come a Silopi”.
Poche parole che dimenticano i massacri di civili compiuti dal 14 dicembre, quando il coprifuoco è diventato ininterrotto e il destino della città è stata deciso dall’esercito. Cizre è distrutta, demolita, città fantasma. Piange centinaia di morti, molti uccisi nelle ultime settimane, dentro palazzi assediati dalle truppe turche dove avevano trovato rifugio 149 persone. Sono almeno tre gli edifici target, l’ultimo un sotterraneo in cui – dice il partito di sinistra Hdp – sono stati uccisi la scorsa settimana almeno 79 civili. Il governo di Ankara li ha definiti “terroristi”, ma la popolazione insiste: si trattava di civili, massacrati e poi lasciati all’interno dell’edificio, rendendo impossibile ai soccorsi di portare via i corpi.
Nei giorni precedenti le violenze avevano avuto come teatro un altro edificio, dove foto scattate successivamente mostravano corpi bruciati, ma ancora integri, che hanno convinto gli attivisti kurdi che l’esercito avrebbe utilizzato armi chimiche.
Ieri notte 36 cadaveri sono stati portati da Cizre a Urfa, in diversi ospedali, dove saranno condotte le autopsie. Aumenta così il bilancio che Amnesty International aveva reso pubblico a inizio gennaio: allora i civili uccisi – da fine luglio – erano almeno 150, ora potrebbero essere il doppio. Tra loro decine di donne e bambini. Ad accendere ulteriormente la rabbia sono stati i festeggiamenti della polizia e dell’esercito a Cizre, che hanno sparato in aria per celebrare la fine delle operazioni.
“I squadroni della morte in tutta la città hanno sparato in aria mezz’ora prima dell’annuncio del ministro – ha detto il deputato Sariyildiz, dell’Hdp – Più tardi abbiamo capito che stavano celebrando il bagno di sangue. Un massacro e un crimine contro l’umanità è stato commesso a Cizre. Ci troviamo di fronte ad un sistema vile e ad un governo spregevole. Siamo convinti che le persone nel sotterraneo siano state uccise. Non c’è altra spiegazione per la dichiarazione di ‘missione compiuta’ mentre mancanoancora informazioni che suggeriscano che quei civili sono in buone condizioni”.
Il leader dell’Hdp, Selahattin Demirtas, si è spinto oltre e durante l’assemblea del partito ha parlato chiaramente di genocidio, facendo appello alla gente perché aumenti la resistenza contro la repressione. Una resistenza che superi i confini del Kurdistan turco e coinvolga i popoli vittime di quella che definisce “alleanza di guerra” del presidente turco Erdogan. A partire dalla Siria dove Ankara non ha mai nascosto l’intenzione di distruggere il progetto confederale democratico di Rojava: negli ultimi giorni la Turchia ha insistito per la creazione di una “safe zone” al confine turco, dentro il territorio siriano, in chiara chiave anti-kurda.
Ankara teme un ampliamento ulteriore dell’entità kurda a nord della Siria, dove ieri le Ypg, le unità di difesa kurde, hanno ripreso una base militare strategica ad ovest, a poca distanza dal confine. Due giorni fa il premier turco Davutoglu aveva tuonato contro il Pyd, il Partito di Unione Democratico kurdo-siriana, minacciando di “fare tutto il necessario” contro la minaccia rappresentata dal gruppo: “Come ho già detto, il legame tra le Ypg e il Pkk è ovvio. Se le Ypg minacceranno la nostra sicurezza faremo tutto il necessario”.
di Chiara Cruciati
Roma, 12 febbraio 2016, Nena News – Le operazioni a Cizre sono concluse. Così il ministro degli Interni turco, Efkan Ala, annunciava ieri la fine della campagna militare contro la città kurda nella provincia sudorientale di Sirnak. Un’operazione “di successo”, dice il ministro, anche se “le attività di ricerca e i coprifuoco continueranno per un po’, come a Silopi”.
Poche parole che dimenticano i massacri di civili compiuti dal 14 dicembre, quando il coprifuoco è diventato ininterrotto e il destino della città è stata deciso dall’esercito. Cizre è distrutta, demolita, città fantasma. Piange centinaia di morti, molti uccisi nelle ultime settimane, dentro palazzi assediati dalle truppe turche dove avevano trovato rifugio 149 persone. Sono almeno tre gli edifici target, l’ultimo un sotterraneo in cui – dice il partito di sinistra Hdp – sono stati uccisi la scorsa settimana almeno 79 civili. Il governo di Ankara li ha definiti “terroristi”, ma la popolazione insiste: si trattava di civili, massacrati e poi lasciati all’interno dell’edificio, rendendo impossibile ai soccorsi di portare via i corpi.
Nei giorni precedenti le violenze avevano avuto come teatro un altro edificio, dove foto scattate successivamente mostravano corpi bruciati, ma ancora integri, che hanno convinto gli attivisti kurdi che l’esercito avrebbe utilizzato armi chimiche.
Ieri notte 36 cadaveri sono stati portati da Cizre a Urfa, in diversi ospedali, dove saranno condotte le autopsie. Aumenta così il bilancio che Amnesty International aveva reso pubblico a inizio gennaio: allora i civili uccisi – da fine luglio – erano almeno 150, ora potrebbero essere il doppio. Tra loro decine di donne e bambini. Ad accendere ulteriormente la rabbia sono stati i festeggiamenti della polizia e dell’esercito a Cizre, che hanno sparato in aria per celebrare la fine delle operazioni.
“I squadroni della morte in tutta la città hanno sparato in aria mezz’ora prima dell’annuncio del ministro – ha detto il deputato Sariyildiz, dell’Hdp – Più tardi abbiamo capito che stavano celebrando il bagno di sangue. Un massacro e un crimine contro l’umanità è stato commesso a Cizre. Ci troviamo di fronte ad un sistema vile e ad un governo spregevole. Siamo convinti che le persone nel sotterraneo siano state uccise. Non c’è altra spiegazione per la dichiarazione di ‘missione compiuta’ mentre mancanoancora informazioni che suggeriscano che quei civili sono in buone condizioni”.
Il leader dell’Hdp, Selahattin Demirtas, si è spinto oltre e durante l’assemblea del partito ha parlato chiaramente di genocidio, facendo appello alla gente perché aumenti la resistenza contro la repressione. Una resistenza che superi i confini del Kurdistan turco e coinvolga i popoli vittime di quella che definisce “alleanza di guerra” del presidente turco Erdogan. A partire dalla Siria dove Ankara non ha mai nascosto l’intenzione di distruggere il progetto confederale democratico di Rojava: negli ultimi giorni la Turchia ha insistito per la creazione di una “safe zone” al confine turco, dentro il territorio siriano, in chiara chiave anti-kurda.
Ankara teme un ampliamento ulteriore dell’entità kurda a nord della Siria, dove ieri le Ypg, le unità di difesa kurde, hanno ripreso una base militare strategica ad ovest, a poca distanza dal confine. Due giorni fa il premier turco Davutoglu aveva tuonato contro il Pyd, il Partito di Unione Democratico kurdo-siriana, minacciando di “fare tutto il necessario” contro la minaccia rappresentata dal gruppo: “Come ho già detto, il legame tra le Ypg e il Pkk è ovvio. Se le Ypg minacceranno la nostra sicurezza faremo tutto il necessario”.
Fonte: Nena News
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