Contro il licenziamento di massa delle lavoratrici dei nidi e delle scuole materne, costruiamo anche a Roma il nuovo sciopero delle donne l'8 marzo!
Si tratta di una tragedia
annunciata sulla quale pesa per questo, ancora di più, il
silenzio delle istituzioni. Ecco cosa sta succedendo e
perché.
ROMA - Sulla Capitale sta per abbattersi un
licenziamento di massa dalle drammatiche dimensioni. Rischiano
il posto di lavoro, infatti, ben 2000 educatrici d'infanzia
iscritte nelle graduatorie comunali dal lontano 1997. Ecco
cosa sta succedendo, e perché le istituzioni tacciono.
Cosa sta succedendo
A Roma sono circa 2000 le educatrici d'infanzia che oggi rischiano il loro posto di lavoro senza alcuna possibilità di essere riassunte. Una tragedia annunciata sulla quale pesa per questo, ancora di più, il silenzio delle istituzioni. La deadline del loro destino è fissata tra 150 giorni, quando scadrà l'anno l'anno di deroga che il governo italiano aveva ottenuto 12 mesi or sono per cercare di risolvere la situazione.
A Roma sono circa 2000 le educatrici d'infanzia che oggi rischiano il loro posto di lavoro senza alcuna possibilità di essere riassunte. Una tragedia annunciata sulla quale pesa per questo, ancora di più, il silenzio delle istituzioni. La deadline del loro destino è fissata tra 150 giorni, quando scadrà l'anno l'anno di deroga che il governo italiano aveva ottenuto 12 mesi or sono per cercare di risolvere la situazione.
La sentenza della Corte Europea
Alle origini della vicenda la sentenza della Corte Europea che aveva puntato di dito, lo scorso settembre, contro l'uso reiterato in Italia di contratti a tempo determinato, fissando per gli stessi un tetto massimo di 36 mesi. La sentenza colpiva duramente, tra gli altri, proprio queste 2000 educatrici d'infanzia soggette a condizioni di lavoro "estreme" (contratti a tempo, spesso perfino giornalieri) senza nessun tipo di tutele contrattuali.
Alle origini della vicenda la sentenza della Corte Europea che aveva puntato di dito, lo scorso settembre, contro l'uso reiterato in Italia di contratti a tempo determinato, fissando per gli stessi un tetto massimo di 36 mesi. La sentenza colpiva duramente, tra gli altri, proprio queste 2000 educatrici d'infanzia soggette a condizioni di lavoro "estreme" (contratti a tempo, spesso perfino giornalieri) senza nessun tipo di tutele contrattuali.
Cosa non ha fatto (ancora) il governo
Il governo, correndo ai ripari per evitare dal giorno alla notte un licenziamento di massa, è riuscito a ottenere la deroga in corso per allinearsi alla volontà della Corte Europea: un anno per trovare una soluzione, ma il tempo concesso dall'UE sta scadendo senza che abbia fatto nulla per tutelare i lavoratori coinvolti. All'inizio di febbraio, perciò, le lavoratrici si sono organizzate autonomamente, creando un 'Coordinamento contro la precarietà' al fine di «far sentire la nostra voce sia all'amministrazione capitolina sia al Governo».
Il governo, correndo ai ripari per evitare dal giorno alla notte un licenziamento di massa, è riuscito a ottenere la deroga in corso per allinearsi alla volontà della Corte Europea: un anno per trovare una soluzione, ma il tempo concesso dall'UE sta scadendo senza che abbia fatto nulla per tutelare i lavoratori coinvolti. All'inizio di febbraio, perciò, le lavoratrici si sono organizzate autonomamente, creando un 'Coordinamento contro la precarietà' al fine di «far sentire la nostra voce sia all'amministrazione capitolina sia al Governo».
5mila donne a Roma rischiano il loro posto di lavoro
Ora, sul piede di guerra, ci sono le 2mila educatrici degli asili nido di Roma, ma il numero potrebbe salire a 5mila perché a rischiare il posto di lavoro sono anche le insegnanti delle scuole materne per le stesse identiche ragioni. Si tratta di lavoratrici, donne e spesso madri, che avrebbero grandi difficoltà a trovare un'altra occupazione. Un licenziamento in massa di donne, nella Capitale, che potrebbe avere effetti drammatici sulla società e sull'economia capitolina.
Ora, sul piede di guerra, ci sono le 2mila educatrici degli asili nido di Roma, ma il numero potrebbe salire a 5mila perché a rischiare il posto di lavoro sono anche le insegnanti delle scuole materne per le stesse identiche ragioni. Si tratta di lavoratrici, donne e spesso madri, che avrebbero grandi difficoltà a trovare un'altra occupazione. Un licenziamento in massa di donne, nella Capitale, che potrebbe avere effetti drammatici sulla società e sull'economia capitolina.
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