(Dall'opuscolo S/catenate - donne-lavoro-non lavoro, una lotta di classe e di genere - del MFPR)
LO SCIOPERO DELLE DONNE
Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perché ha al centro le lavoratrici, ma chiama alla lotta tutte le donne.
Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti.
Uno SCIOPERO che intreccia e trova le sue ragioni nella condizione di CLASSE E DI GENERE.
Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita significa più oppressione, più subordinazione, più attacchi ideologici, più legittimazione di un clima generale da moderno medioevo - vera fonte delle violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare, in una famiglia che diventa sempre più sia il più grande “ammortizzatore sociale” per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi, ma anche strumento di controllo, normatività.
Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società capitalista.
Per questo uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, del peso e peggioramento dei servizi sociali, del lavoro domestico, di assistenza, del lavoro riproduttivo gratuito scaricato sulle donne, ma vuol dire scoperchiare l’insieme della condizione di vita, l'intreccio nei luoghi di lavoro tra lavoro sfruttato/lavoro nero e discriminazioni, oppressione, fino a molestie sessuali, fino a violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare al sud (pensiamo alle braccianti), l’intreccio tra lavoro in casa e subordinazione in famiglia/maschilismo/violenze sessuali e uccisioni delle donne, ecc.
Uno sciopero, quindi, che parla non solo delle condizioni di lavoro, non solo della violenza contro le donne ma che pone il legame tra le due cose.
Uno sciopero anche nel lavoro “invisibile”. Immaginate che le donne decidessero di non eseguire lavori domestici, di cura di bambini e anziani, di disabili e malati. Immaginate che le donne si astenessero da quelle attività non retribuite che svolgono quotidianamente. Ore di lavoro invisibile che non entra nel Prodotto Interno Lordo, e quindi non è monetizzato né riconosciuto.
Immaginate anche solo “un giorno senza le donne”.
Contro questa condizione generale delle donne, il nostro discorso, il nostro programma, la nostra lotta è all'insegna: “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo”, “tutta la vita deve cambiare”, “contro il doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, ecc.
Uno “sciopero delle donne” non solo economico/sindacale, ma che, sia pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni, è espressione e si carica della condizione generale delle donne. Senza questo tipo di sciopero delle donne, le donne sono invisibili in quanto classe e genere, e non possono imporre il loro punto di vista.
Uno SCIOPERO DELLE DONNE è una novità controcorrente, una rottura inaspettata. Lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale. La condizione delle donne non si può ridurre ad un punto delle piattaforme sindacali, né a problema di qualche posto nelle strutture sindacali alle donne.
Lo sciopero delle lavoratrici non può che essere fuori e contro i sindacati confederali, non solo per le loro politiche, piattaforme, metodi che sono contro tutti i lavoratori, ma per il “carico” maschilista che viene messo verso la condizione delle lavoratrici.
In questo senso lo sciopero delle donne è anche un contributo alla battaglia per un sindacato di classe, che abbia come principio costituente e permanentemente agente la centralità della questione delle lavoratrici e del loro ruolo.
Lo sciopero delle donne chiama gli stessi lavoratori, i propri compagni di lavoro a una trasformazione. Perchè mette in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, spesso accettate o rivendicate dai lavoratori maschi, mette in discussione il loro maschilismo dentro il posto di lavoro e in famiglia, mette in discussione l'idea che si ha delle donne. Cioè mette in discussione tutto! Quando le lavoratrici lottano portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso dovendo lottare contro i mariti, i propri compagni di vita, il più delle volte lavoratori sfruttati anche loro.
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, di rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perché ha al centro le lavoratrici, ma chiama alla lotta tutte le donne.
Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti.
Uno SCIOPERO che intreccia e trova le sue ragioni nella condizione di CLASSE E DI GENERE.
Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita significa più oppressione, più subordinazione, più attacchi ideologici, più legittimazione di un clima generale da moderno medioevo - vera fonte delle violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare, in una famiglia che diventa sempre più sia il più grande “ammortizzatore sociale” per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi, ma anche strumento di controllo, normatività.
Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società capitalista.
Per questo uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, del peso e peggioramento dei servizi sociali, del lavoro domestico, di assistenza, del lavoro riproduttivo gratuito scaricato sulle donne, ma vuol dire scoperchiare l’insieme della condizione di vita, l'intreccio nei luoghi di lavoro tra lavoro sfruttato/lavoro nero e discriminazioni, oppressione, fino a molestie sessuali, fino a violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare al sud (pensiamo alle braccianti), l’intreccio tra lavoro in casa e subordinazione in famiglia/maschilismo/violenze sessuali e uccisioni delle donne, ecc.
Uno sciopero, quindi, che parla non solo delle condizioni di lavoro, non solo della violenza contro le donne ma che pone il legame tra le due cose.
Uno sciopero anche nel lavoro “invisibile”. Immaginate che le donne decidessero di non eseguire lavori domestici, di cura di bambini e anziani, di disabili e malati. Immaginate che le donne si astenessero da quelle attività non retribuite che svolgono quotidianamente. Ore di lavoro invisibile che non entra nel Prodotto Interno Lordo, e quindi non è monetizzato né riconosciuto.
Immaginate anche solo “un giorno senza le donne”.
Contro questa condizione generale delle donne, il nostro discorso, il nostro programma, la nostra lotta è all'insegna: “noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo”, “tutta la vita deve cambiare”, “contro il doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, ecc.
Uno “sciopero delle donne” non solo economico/sindacale, ma che, sia pur partendo dalle ragioni concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni, è espressione e si carica della condizione generale delle donne. Senza questo tipo di sciopero delle donne, le donne sono invisibili in quanto classe e genere, e non possono imporre il loro punto di vista.
Uno SCIOPERO DELLE DONNE è una novità controcorrente, una rottura inaspettata. Lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale. La condizione delle donne non si può ridurre ad un punto delle piattaforme sindacali, né a problema di qualche posto nelle strutture sindacali alle donne.
Lo sciopero delle lavoratrici non può che essere fuori e contro i sindacati confederali, non solo per le loro politiche, piattaforme, metodi che sono contro tutti i lavoratori, ma per il “carico” maschilista che viene messo verso la condizione delle lavoratrici.
In questo senso lo sciopero delle donne è anche un contributo alla battaglia per un sindacato di classe, che abbia come principio costituente e permanentemente agente la centralità della questione delle lavoratrici e del loro ruolo.
Lo sciopero delle donne chiama gli stessi lavoratori, i propri compagni di lavoro a una trasformazione. Perchè mette in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, spesso accettate o rivendicate dai lavoratori maschi, mette in discussione il loro maschilismo dentro il posto di lavoro e in famiglia, mette in discussione l'idea che si ha delle donne. Cioè mette in discussione tutto! Quando le lavoratrici lottano portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso dovendo lottare contro i mariti, i propri compagni di vita, il più delle volte lavoratori sfruttati anche loro.
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, di rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
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