E
proprio oggi giornata in cui si celebra la festa della donna, si
registrano ben altri tre omicidi di donne: in
provincia di Frosinone, a Veroli, dove un uomo
ha ucciso la moglie, di 46 anni; a
Vigevano, dove un uomo di 71 anni ha ucciso a
coltellate la compagna Assunta Sicignano, di 43 perché non accettava la fine della loro
relazione; a
Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Qui un
uomo di origine romena ha ucciso la compagna Ofelia Bontoiu, di 28
anni, a scatenare
la furia omicida sarebbe stata una lite, forse originata dal rifiuto
di lei di seguire l'uomo Oltremanica, dove lavorava...
____________________________________________________
La realtà dei femminicidi sta diventando
sempre più una strage quotidiana. Solo prendendo queste ultime
settimane, quasi non c'è giorno in cui una donna non viene uccisa, e
sempre dal proprio convivente.
Abbiamo già parlato delle ragioni
strutturali, sistemiche che sono a fondo di questa guerra di bassa
intensità contro le donne e che creano l'humus di "uomini che odiano le
donne".
Ma su un aspetto c'è ancora molto da indagare: il legame tra crisi e femminicidi, e il suo inevitabile rafforzamento.
La crisi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di vita,
non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni dei
lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di frustrazione,
di sofferenza/devastazione ideologica, che in alcuni casi si trasforma
in imbarbarimento dei rapporti umani, e in scaricamento di queste
frustrazioni nella famiglia e sulle donne.
La crisi quindi porta ad un
intreccio più stretto tra le difficoltà materiali delle
persone, la difficoltà di vivere e, verso gli uomini, la crescita
dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto tutto, scaricano la
loro frustrazione sull'unica "cosa" che loro considerano rimasta come
proprietà: la donna. Quando anche questa "proprietà" possono perderla,
quando l'ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, della
famiglia si rompe, non lo accettano.
Alla disperazione materiale si
aggiunge per alcuni uomini la disperazione di vedersi crollare la loro
"dignità di maschi", e più vengono meno le meschine ragioni materiali di
questa ideologia maschilista e più cresce l'humus rivendicativo, e
l'odio verso le donne che vogliono rompere il loro "giocattolo", e che
gli mettono in crisi quelle misere catene di proprietà, a cui si
aggrappano.
Questo avverrebbe più
conseguentemente nelle famiglie e nei rapporti nella piccola borghesia,
ma l'ideologia maschilista imperante in questo sistema sociale, fa sì
che avviene sempre più nelle famiglie proletarie da parte di operai,
lavoratori, disoccupati, ecc.
Come è scritto nell'opuscolo
"Uccisioni delle donne, oggi" del MFPR: "... La famiglia, soprattutto
proletaria, è il luogo centrale in cui si gestisce un’economia
sociale sempre più misera, si amministrano i salari sempre più
ridotti o inesistenti, si gestiscono gli aumenti del costo della
vita. La famiglia proletaria garantisce nella fase di attacco, di
crisi, di attutire l’impatto devastante di queste politiche. Ma
l'assistenza tra familiari, da normale relazione tra persone basata
sui legami sentimentali diventa un obbligo, diventa uno schiavismo
insopportabile per le donne, e spesso provoca depressione e rotture.
Nella famiglia ritornano i lavoratori licenziati, restano per anni
figli disoccupati.... La famiglia, per questo sistema fa da paracadute alle frustrazioni, alla messa in crisi di
posizioni di privilegio dell’uomo in famiglia...
E
ci sono le famiglie dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, in
cui nel come tirare avanti, nel come arrangiarsi, nelle speranze
deluse di una vita migliore, si consuma la vita e anche spesso i
sentimenti... la proprietà può essere solo verso la donna e
i figli; il maschio schiacciato sul lavoro, nella
società si rivale sulla “propria” moglie...".
Questo,
e tanto altro ancora da indagare e denunciare, mostra che nel legame
crisi/femminicidi non ci sono misure governative, interne allo Stato del
sistema capitalista - causa delle crisi economiche - che possano
fermare gli assassini delle donne.
Ma
solo la lotta di classe rivoluzionaria contro questo sistema
"assassino" e in essa la lotta delle donne, è la strada opporsi
realmente alla guerra di bassa intensità contro le donne.
Nessun commento:
Posta un commento