11/03/14

11 marzo: il sangue delle donne grida RIVOLUZIONE!

Il nostro sangue scorre ancora, ma nelle case e nelle strade, oltre che nelle corsie degli ospedali e sul lavoro sotto il vampirismo capitalista:

Bergamo - E' stato arrestato nella notte l'autore dell'omicidio della giovane prostituta albanese scoperto nella tarda serata di ieri in un cascinale isolato sul monte Bue, a Cene, in Val Seriana nel Bergamasco. L'arrestato si chiama Isaia Schena, 37 anni, camionista, gia' la scorsa estate arrestato per avere sequestrato una prostituta romena rompendole anche due costole. Ieri, dopo essersi appartato con la donna nel casolare, l'avrebbe uccisa forse a calci e pugni, abbandonando poi il cadavere. Ma nella fuga l'uomo si e' schiantato con l'auto e dall'incidente sono partite le indagini

Salerno - Un uomo, in preda ad un raptus, ha sparato all'ex compagna e alla cognata prima di uccidersi. Si chiamava Antonio Memoli e non aveva accettato la fine della relazione.
Nell'abitazione erano presenti anche due bambini, messi in salvo dall'ex cognata, Rosaria Ferraro, che li avrebbe chiusi in una stanza prima d'essere colpita alla spalla da un colpo di pistola.
Le due donne sono state trasferite in ospedale al Ruggi d'Aragona, una è ricoverata in gravissime condizioni con una ferita alla testa. Indagano i carabinieri.

E' ora di tornare a sentire il nostro sangue scorrere nelle nostre vene, nella guerra delle donne alla guerra che questo sistema in crisi ci muove, sempre più schiacciante
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La realtà dei femminicidi sta diventando sempre più una strage quotidiana. Solo prendendo queste ultime settimane, quasi non c'è giorno in cui una donna non viene uccisa, e sempre dal proprio convivente.
Abbiamo già parlato delle ragioni strutturali, sistemiche che sono a fondo di questa guerra di bassa intensità contro le donne e che creano l'humus di "uomini che odiano le donne".

Ma su un aspetto c'è ancora molto da indagare: il legame tra crisi e femminicidi, e il suo inevitabile rafforzamento.

La crisi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di vita, non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni dei lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di frustrazione, di sofferenza/devastazione ideologica, che in alcuni casi si trasforma in imbarbarimento dei rapporti umani, e in scaricamento di queste frustrazioni nella famiglia e sulle donne.

La crisi quindi porta ad un intreccio più stretto tra le difficoltà materiali delle persone, la difficoltà di vivere e, verso gli uomini, la crescita dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto tutto, scaricano la loro frustrazione sull'unica "cosa" che loro considerano rimasta come proprietà: la donna. Quando anche questa "proprietà" possono perderla, quando l'ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, della famiglia si rompe, non lo accettano.

Alla disperazione materiale si aggiunge per alcuni uomini la disperazione di vedersi crollare la loro "dignità di maschi", e più vengono meno le meschine ragioni materiali di questa ideologia maschilista e più cresce l'humus rivendicativo, e l'odio verso le donne che vogliono rompere il loro "giocattolo", e che gli mettono in crisi quelle misere catene di proprietà, a cui si aggrappano.

Questo avverrebbe più conseguentemente nelle famiglie e nei rapporti nella piccola borghesia, ma l'ideologia maschilista imperante in questo sistema sociale, fa sì che avviene sempre più nelle famiglie proletarie da parte di operai, lavoratori, disoccupati, ecc.

Come è scritto nell'opuscolo "Uccisioni delle donne, oggi" del MFPR: "... La famiglia, soprattutto proletaria, è il luogo centrale in cui si gestisce un’economia sociale sempre più misera, si amministrano i salari sempre più ridotti o inesistenti, si gestiscono gli aumenti del costo della vita. La famiglia proletaria garantisce nella fase di attacco, di crisi, di attutire l’impatto devastante di queste politiche. Ma l'assistenza tra familiari, da normale relazione tra persone basata sui legami sentimentali diventa un obbligo, diventa uno schiavismo insopportabile per le donne, e spesso provoca depressione e rotture. Nella famiglia ritornano i lavoratori licenziati, restano per anni figli disoccupati.... La famiglia, per questo sistema fa da paracadute alle frustrazioni, alla messa in crisi di posizioni di privilegio dell’uomo in famiglia...

E ci sono le famiglie dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, in cui nel come tirare avanti, nel come arrangiarsi, nelle speranze deluse di una vita migliore, si consuma la vita e anche spesso i sentimenti... la proprietà può essere solo verso la donna e i figli; il maschio schiacciato sul lavoro, nella società si rivale sulla “propria” moglie...".

Questo, e tanto altro ancora da indagare e denunciare, mostra che nel legame crisi/femminicidi non ci sono misure governative, interne allo Stato del sistema capitalista - causa delle crisi economiche - che possano fermare gli assassini delle donne.

Ma solo la lotta di classe rivoluzionaria contro questo sistema "assassino" e in essa la lotta delle donne, è la strada per opporsi realmente alla guerra di bassa intensità contro le donne. 

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