Rinviati a
giudizio Sesso e avances, molestie e ingiurie: nell’aula gup del
Tribunale militare va in scena la Caserma Clementi di Ascoli, quella
di Salvatore Parolisi e di altri dieci suoi colleghi. È una storia
"a luci rosse" nata dopo il delitto della moglie Melania
Rea... Ci sono rapporti sessuali che vengono consumati negli ambienti
della caserma, soprusi, prevaricazioni. Parolisi c’è dentro e
finisce coinvolto in questa nuova vicenda giudiziaria. A lui viene
contestato il reato di violata consegna, perché - ritengono il
procuratore militare Marco De Paolis e il pm Antonella Masala,
titolari dell’inchiesta - si intratteneva con le allieve a bere,
chiacchierare, e chissà che altro ancora. E ieri il gup militare ha
deciso di rinviarlo a giudizio disponendo il processo per il 27
maggio davanti alla II sezione penale...
GLI ABUSI
...dai
racconti di alcune allieve si respirava un clima da "Full metal
Jacket". Tra maltrattamenti e bacchettate di qualche istruttore
- «vi faccio sputare sangue, mi fate schifo, tornate a casa a fare
le casalinghe, con quei prosciutti» - alle violenze vere e proprie,
come obbligare le allieve a mimare un rapporto sessuale con i pupazzi
utilizzati per gli addestramenti. Uno spaccato militare dove c’era
molto di più di Parolisi. C’erano, a esempio, il maresciallo
Antonio Di Gesù e il caporal maggiore Giancarlo Mosca, che verranno
giudicati dal gup il 10 aprile prossimo, ma per violenza sessuale.
Mentre un altro soldato, questa volta donna, dovrà presentarsi dal
gup l’8 maggio per violata consegna.
I RACCONTI
Di Mosca,
il soldato Enza racconta vari episodi. «Mi si è rivolto - dice -
chiedendomi cosa gli potevo dare per sapere la mia destinazione. E io
ho risposto: "nulla, aspetto altri due giorni e lo saprò"».
L’altro, invece, è andato oltre. «Devi offrire te stessa a me e
poi agli altri istruttori - è ancora la sua testimonianza - Mi devi
dire se sei vergine o meno, perché se lo sei devo prendere delle
precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini».
Secondo la procura «il caporal maggiore dopo il contrappello
riceveva alcune allieve con cui si intratteneva per scambiarsi
effusioni. Le contattava via sms chiedendo loro di raggiungerlo in
ufficio per chiacchierare e avere un rapporto sessuale». Non tutte,
però, ci stavano, e molte neanche sapevano di quegli incontri a luci
rosse. Gaia, invece, veniva presa di mira per il suo décolléte.
«Una sera Mosca ha detto - ricorda la giovane - che avrebbe
preferito entrare nelle camerette e trovare le volontarie in
biancheria intima invece che in uniforme. E alla fine ha espresso
apprezzamenti sulla mia scollatura».
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