11/11/22

LAVORO: PREVENZIONE ANCHE «DI GENERE» - Dopo l'assemblea di Trezzo, un utile contributo alle lavoratrici - Nell'Assemblea Donne/Lavoratrici del 17 nov ne parleremo per farlo diventare piattaforma di lotta

PubblicatO NE "lA BOTtEGA DEL bARBIERI"

di Vito Totire (*)

Dopo l’assemblea di Trezzo del 28 ottobre (**) delle operaie dell’appalto Beretta e di tante altre realtà a livello nazionale: dobbiamo sviluppare (anche) la «prevenzione di genere in campo lavorativo».

Che quella del 28 ottobre sarebbe stata un’assemblea molto importante era nell’aria. A questo punto pare evidente che il clima solidale e combattivo con la chiarezza sui percorsi da seguire abbia superato le più ottimistiche aspettative. La composizione dell’assemblea rende inevitabile che la gestione delle lotte sia in mano direttamente alle donne e alle forme di organizzazione che esse si sono date. A questo movimento vorremmo dare un nostro modesto contributo per così dire tecnico e collaterale anche in vista delle prossime iniziative anche in altre sedi (siamo a conoscenza per esempio della situazione di Italpizza dove provocatoriamente il padrone chiede “risarcimenti” al sindacato di base: è grottesco contestare ai sindacato il fatto stesso di esistere).

Dunque alcune riflessioni:

  • Può essere utile all’affermazione del benessere di lavoratrici e lavoratori cercare di far “capire” ai padroni , e a quei sindacati che svendono i diritti, che ogni contratto o accordo non può prescindere da una realistica valutazione del distress lavorativo e che tutto deve essere valutato anzitutto rispettando la volontà della base ma quanto previsto dall’articolo 28 del decreto 81/2008 che obbliga nella valutazione dello stress a tenere conto delle differenze di genere, di età e di Paese di provenienza (inteso non solo in senso geografico e linguistico ma soprattutto in senso culturale e antropologico)
  • Occorre far “capire” a padroni e sindacati filo padronali che nell’attribuzione e pesatura dei carichi di lavoro occorre tenere conto dei carichi sociali e familiari che gravano su ogni singola persona e particolarmente sulle donne. I dati evidenziano che i cosiddetti “infortuni in itinere” incidono soprattutto sulle donne: questo riscontro può essere attribuito al fatto che nel tragitto casa/lavoro si concentrano fattori di rischio inerenti al carico complessivo di attività e alle costrittività di tipo tempistico (domestiche + lavoro esterno)
  • Mobbing, molestie, “blocco di carriera” e salariale sono fattori di rischio psicosociali ulteriori, gravi e specifici che vanno rintuzzati e anzi estinti alla fonte
  • Permane discriminazione persino nei risarcimenti di patologie somatiche come quelle da amianto cosiddette “paralavorative” (che in verità sono lavorative a tutti gli effetti). Verosimilmente molte di queste sono persino del tutto disconosciute: sicuramente i mesoteliomi peritoneali e i tumori da amianto meno specifici del mesotelioma
  • Le lotte delle donne rivelano contraddizioni e costrittività il cui superamento va a vantaggio di tutti i lavoratori e quindi non sono solo un’occasione in cui tutti i lavoratori hanno motivo di solidarizzare (il che rimane doveroso sul piano etico e sociale) ma sono lotte destinate ad avere un riverbero positivo generale sul complesso delle organizzazioni lavorative
  • Le lotte delle operaie sono occasione per rilanciare un lavoro di osservazione e di ricerca sul tema della «medicina occupazionale di genere» in un quadro in cui la medicina ufficiale e accademica – e soprattutto l’industria capitalistica della salute – tendono a trascurare e negare le differenze (non solo di genere ma anche etniche); come nella migliore tradizione storica operaia ovviamente il lavoro di osservazione e ricerca va impostato sempre con i canoni della non delega ai tecnici e della validazione consensuale
  • Importante la critica rivolta al padrone sulle ipocrite campagne pubblicitarie di Beretta (viva la mamma e benessere animale) che depongono per attenzione ed interesse solo al mercato, alla immagine esterna e alla cosiddetta fidelizzazione del consumatore, trascurando nei fatti le persone reali; BERETTA farebbe meglio a evitare per principio discriminazioni e divisioni fra le lavoratrici.

Seguiremo con attenzione le prossime iniziative sulle quali le protagoniste di questo nuovo movimento ci vorranno informare e l’impatto che esse potranno avere nell’indurre azioni di miglioramento per conquistare il più possibile condizioni di benessere lavorativo.

(*) Vito Totire, medico del lavoro, portavoce «RETE NAZIONALE LAVORO SICURO»

(**) cfr Sostegno alle operaie di Trezzo (Beretta) ovvero…

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