28/11/22

Lo Stato borghese e la stampa al suo servizio attacca la denuncia e lotta delle donne proletarie e rivoluzionarie contro il governo fascista Meloni

VIDEO | Al corteo di ‘Non una di meno’ attacchi a Giorgia Meloni: “Fascista, sei la prima della lista”. Interviene la Digos

A Roma il corteo organizzato da 'Non una di meno' per dire 'no alla violenza sulle donne in occasione della giornata del 25 novembre


meloni fascista_non una di meno

ROMA – C’è un grande striscione rosso a chiudere il corteo di Roma contro la violenza sulle donne. “Meloni vattene!“, si legge. I ragazzi e le ragazze che sfilano per la manifestazione ‘Non una di meno’ dietro a questo striscione intonano slogan contro la premier: “Meloni fascista, sei la prima della lista“.

Slogan contro Meloni 'fascista', attiviste 'Non una di meno': "La Digos ci ha identificate" from Agenzia DIRE on Vimeo.

ATTIVISTE FERMATE DALLA DIGOS

Fermate e identificate dalla Digos per uno striscione con su scritto “Fascista Meloni noi donne ti farem la guerra“. Lo racconta all’agenzia Dire Donatella, 57enne di Palermo arrivata a Roma con altre amiche per la manifestazione ‘Non una di meno’ contro la violenza sulle donne.

Sullo striscione che portano nella coda del corteo partito da piazza della Repubblica c’è anche una foto della presidente del Consiglio immortalata mentre grida e la scritta: “Ti mangiamo il cuore“. La frase “è una citazione“, assicurano: un film appena uscito con protagonista Elodie, “Ti mangio il cuore”. Donatella racconta: “Manifestiamo contro il governo Meloni che ci fa violenza perché ci vuole attaccare in ogni aspetto. Siamo state circondate dalla Digos per il nostro striscione, ce lo volevano togliere e strappare, minacciando di portarci in questura. Alcune di noi sono state anche identificate. Lo striscione, però, l’abbiamo difeso”.

Poi, continua: “Rivendichiamo quello che abbiamo scritto. Questo governo Meloni rappresenta un governo che ci attacca, non dà nulla per il lavoro, vuole togliere il reddito di cittadinanza e fa passare un messaggio che siamo donne utili solo a fare figli per le fabbriche e per la guerra. Noi non ci stiamo e lo rivendichiamo, perché c’è anche libertà di pensiero. Fino a oggi”.

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