25/11/22

25 novembre: "Le proletarie non devono stare alla coda del femminismo borghese... ma essere la prima linea per la rivoluzione - Dall'intervento del Mfpr all'assemblea operaie della Beretta

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Dallo scoppio della pandemia alla fase che oggi 
viviamo della guerra interimperialista la condizione di sfruttamento e di oppressione che la maggioranza delle donne proletarie già viveva nel nostro paese si è peggiorata ulteriormente.
E’ peggiorata la situazione della mancanza del lavoro, le prime ad essere licenziate sono le donne, ricordiamoci che solo durante la prima ondata della pandemia su 101mila nuovi disoccupati 99mila sono state donne che hanno perso il lavoro, nel 2022 in questo paese su dieci lavoratori le donne che lavorano sono solo quattro e la situazione è più pesante in particolare nelle regioni del sud, è peggiorata la condizione della precarietà lavorativa, è peggiorato un aspetto che tante operaie vivono sulla propria pelle in fabbrica così come diverse lavoratrici vivono in altri posti di lavoro in termini di differenze sul piano del salario, di discriminazioni nelle mansioni rispetto agli uomini, con atteggiamenti di capi e capetti sessisti e maschilisti.
Il 75% di chi seleziona il personale in aziende grandi, medie e piccole, ammette che sono gli uomini ad avere la precedenza, le donne sono scartate, uno dei motivi? il periodo di maternità che incide sui costi e sull’organizzazione aziendale.
I salari bassi sono sempre più erosi dal caro vita, caro prezzi e caro bollette amplificato dallo scaricamento dei costi dell’attuale sporca guerra al servizio degli interessi dei padroni del mondo  su operai, lavoratori, proletari e doppiamente sulla vita delle operaie, delle donne proletarie.
Peggiorano le condizioni di insicurezza in fabbrica, e più in generale nei posti di lavoro, (inchieste fatte a Montello, Evoca, Beretta…), aumentano gli infortuni in fabbrica causati dallo sfruttamento insaziabile dei padroni per il profitto fino ad uccidere operai e operaie, le donne che hanno perso la vita sul lavoro e per il lavoro da gennaio a luglio del 2022 sono state 33. Sono assassini che accusano apertamente questo sistema capitalista sfruttatore e criminale in cui la condizione spesso di maggiore necessità e maggiore difficoltà per le donne a trovare un lavoro e a mantenerlo, viene usata dai padroni che se ne approfittano in pieno per ottenere più lavoro, con meno sicurezza e meno diritti, lavoro che in questo sistema sociale che trasuda da ogni ambito sessismo, maschilismo, patriarcalismo si dà anche per scontato.
E’ peggiorata la ricattatoria condizione generale delle lavoratrici immigrate in fabbrica o nelle campagne, sfruttate e oppresse in condizioni da moderno schiavismo, soggette spesso a violenze sessuali come nella pesante vita che son costrette a fare nei campi/lager.
Il lavoro di cura continua ad essere motivo di abbandono del lavoro per circa il 40% delle donne o di ricorrere a lavori part time, a mezzi lavori, per prendersi cura dei figli, per occuparsi della famiglia che diventa una catena in questo senso. Il lavoro in casa, il lavoro di cura di figli e anziani/persone non autosufficienti, é scaricato quasi totalmente sulle spalle della maggioranza delle donne proletarie, delle operaie, delle lavoratrici mentre si tagliano sempre più risorse per la scuola pubblica, per gli asili, i nidi pubblici, la sanità pubblica, i servizi sociali e di assistenza pubblici, perché oggi questo Stato borghese con i governi al suo servizio deve destinare sempre più soldi ai padroni da un lato e alla guerra imperialista dall’altro, vedi l’aumento delle spese militari e su questo piano il governo Meloni sarà in continuità con il governo precedente Draghi, ma mostrando più apertamente le caratteristiche reazionarie, fasciste, amplificherà queste politiche dentro la dimensione della fase attuale di crisi/guerra con lo scarico più pesante dei servizi e del carovita che colpirà in particolare le donne.
Un governo della destra borghese più reazionaria che per la sua ideologia/politica legata anche a personaggi fascisti/razzisti alla La Russa, neo presidente del Senato, clericointegralisti, omofobi alla Fontana neo presidente della Camera, uno che vuole che le donne facciano solo figli, siano ricacciate a casa, all’interno di un’onda nera che si va espandendo, dagli Usa all’Europa, all’Italia, attaccherà le donne, gli immigrati, le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici.
Non abbiamo certo dovuto aspettare la Meloni nominata Presidente del Consiglio per sapere che tra i primi bersagli da colpire per il primo governo a guida di una donna al servizio dei padroni, delle classi dominanti e del sistema capitalista e imperialista ci sono proprio le donne, a cominciare anche dal diritto di aborto e di libera scelta delle donne già annunciato chiaramente nella becera campagna elettorale.
Ma come una donna fascista come la Meloni alla presidenza del consiglio, è anche una opportunità per noi donne proletarie in lotta, perchè questo mostrerà in modo chiaro che essere donna non è neutro, non è perchè sono donna sono automaticamente dalle parte degli interessi della maggioranza delle donne, le donne in questa società non sono affatto tutte uguali, ci sono le donne borghesi, piccolo borghesi e le donne proletarie, e le donne al potere come la Meloni oggi, le padrone, le ricche, le politicanti sono la faccia più concentrata e feroce del potere capitalista e imperialista, mettendosi apertamente al servizio della loro classe.
E’ quindi la classe e non il genere che distingue o unisce le donne, è la contraddizione di classe che è alla base e in questo senso la donne proletarie, le operaie, le lavoratrici sfruttate e oppresse di fronte a tutto questo hanno un oggettivo interesse ad essere in prima linea nella lotta non solo in difesa della loro condizione di lavoro ma anche di diritti basilari che sono stati conquistati con la lotta, vedi il diritto di aborto, ma ancora di più in difesa di tutta la loro vita più generale sotto attacco.
Alcuni nomi dei ministeri ora sono cambiati e questo rende chiaro l’indicazione del tipo di politica di questo governo reazionario di destra. Il ministero della famiglia, per la natalità e le pari opportunità, messe all’ultimo e il loro senso è solo di “conciliazione” tra ruolo in famiglia e sul lavoro, (Eugenia Roccella) sarà esplicitamente impegnato a ricattare ideologicamente, moralmente e praticamente con misure da elemosina economica di stampo fascista le donne perchè facciano più figli, ma solo per l’economia del capitale e per la guerra imperialista, porrà più ostacoli alle possibilità di abortire, insieme a campagne ideologiche cattolicofasciste sulla famiglia tradizionale, sul ruolo di “madre” della donna, e contro ogni differente “famiglia” (i diritti delle Lgbt + saranno ignorati o repressi), Giorgia Meloni ha detto che il suo modello è la Polonia, fare come la Polonia, un paese che ha cancellato il diritto all’aborto e ha colpito tutti i diritti umani, civili, del lavoro. 
E che le disparità, le discriminazioni verso le donne lavoratrici aumenteranno diventa chiaro anche guardando a chi ora starà al Ministero del lavoro, con una ministra, Marina Calderone, presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei Consulenti del lavoro. “Negli ultimi decenni non c’è professione che abbia contribuito ad abbassare diritti e salari più dei consulenti del lavoro”, avendo “come unico obiettivo la riduzione del costo del lavoro con qualsiasi mezzo”.
Ma le donne non sono state ferme! In alcuni posti di lavoro stanno partendo lotte, il 28 settembre vi è stata una prima lotta di massa delle donne, dei movimenti femministi, contro l’attacco al diritto di aborto ci sono state manifestazioni in tante città da Milano a Palermo, dove sono scese in lotta anche tante lavoratrici, precarie, che hanno rivendicato con forza che la nostra vita non si tocca! La nostra libertà di scelta non si tocca! Alla vostra guerra risponderemo con la nostra guerra di classe!
La lotta delle operaie delle Beretta per esempio è importante perché il grave accordo fatto dai padroni con la Uil che taglia il salario già basso delle operaie colpendo diritti basilari come la maternità, costituisce un pericoloso precedente che si può estendere in altri posti di lavoro contro altre lavoratrici. I padroni entrano nel merito del ruolo produttivo e riproduttivo delle donne …
Una lotta che pone anche la questione della condizione che vivono come donne, con tutte le oggettive difficoltà a gestire per esempio il lavoro di cura in famiglia, i figli, le difficoltà di arrivare a fine mese e oggi ancor di più con l’aumento dei prezzi/bollette/generi di prima necessità… “difficoltà doppie, triple” essendo per la maggior parte anche donne immigrate che non hanno nessuna risorsa a parte il lavoro...
...collegarsi, sostenersi e incoraggiarsi reciprocamente, unire le nostre forze anche se viviamo e lottiamo in città e posti di lavoro o realtà diverse perchè l’attacco di padroni e governo seppur in forme diverse è comune; questo significa estendere la conoscenza delle lotte che le donne proletarie fanno in questo paese contro la congiura del silenzio messa volutamente in atto spesso dai mass media asserviti o dai sindacati confederali organicamente dalla parte dei padroni, del governo.
In questo senso questa è una assemblea diversa che vuole dare protagonismo, peso alle lotte e al ruolo agente in esse delle donne proletarie, delle operaie, delle lavoratrici che invece spesso anche alcuni stessi sindacati di base sottovalutano o ignorano.
E ci sono tante realtà di operaie e lavoratrici in lotta o in sofferenza significative che non devono restare sole… le operaie della Clementoni, le operaie della Stellantis di Melfi, le lavoratrici della Pellegrini appalto nell’Acciaieria Italia, ex Ilva di Taranto, le operaie che imbustano l’insalata a Bergamo, che sanno quando entrano in fabbrica e non sanno quando escono con turni di lavoro massacranti, le lavoratrici precarie di Palermo, le immigrate delle campagne, della logistica…
Viviamo in un sistema capitalista che pone come una delle sue basi la doppia oppressione della maggioranza delle donne, un sistema sociale che la borghesia al potere fa sempre passare, ideologicamente e politicamente come immutabile, eterna, come la migliore delle società.
Ma se guardiamo alla realtà concreta che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle cosa dovremmo difendere di questa società? 
Una società che ci sfrutta fino all’osso in fabbrica fino a quando serve e che poi ci butta in strada dall’oggi al domani quando i padroni decidono di delocalizzare e chiudere le fabbriche qui per andare a sfruttare altre operaie in altri paesi a più basso costo per arricchirsi ancora di più, una società che ci riserva solo miseria, carovita, precarietà, disoccupazione, in cui non ci possiamo curare se ci ammaliamo, che toglie soldi a servizi basilari per destinarli alla guerra, una società in cui una donna viene uccisa quasi ogni giorno, in cui le donne sono assassine se decidono di abortire e poi se fanno figli non li possono campare perchè non c’è lavoro, i salari non bastano, il carovita aumenta di giorno in giorno, si tagliano servizi essenziali e nello stesso tempo la sacralità della vita a cui con becera ipocrisia inneggiano i politicanti fascisti alla Meloni/Salvini sparisce del tutto quando i bambini immigrati muoiono annegati in mare nei viaggi allucinanti sui barconi che fanno per fuggire da guerra, oppressione e povertà dai loro paesi oppressi che governi imperialisti senza scrupoli come il nostro avallano e di sui sono i mandanti.
In questo senso le lotte che facciamo come lavoratrici nei posti di lavoro inevitabilmente non possono non intrecciarsi con tutto questo e non possono non avere a che fare con la lotta contro questi attacchi politici, ideologici che mettono in discussione tutta la nostra vita di donne. Ma tutto questo è necessario e importante perché suscita nelle lotte delle donne, delle lavoratrici, una “marcia in più”, che va oltre la questione sindacale e pone la necessità che come donne proletarie allarghiamo la visuale e impugniamo una lotta più ampia che è anche politica, ideologica contro i padroni, il governo, questo Stato, contro una condizione di oppressione che è a 360 gradi.
Le proletarie non devono stare alla coda del femminismo piccolo borghese ma affermare la loro piattaforma, organizzazione, unità e le lotte necessarie alla maggioranza delle donne, ed essere la prima linea del sentiero per la rivoluzione proletaria.
Dobbiamo, insieme, costruire solidarietà tra le donne, perchè nessuna sia sola. Lotta una lottano tutte!
Il nostro scopo non è lottare per migliorare questo sistema sociale capitalista che scarica pandemia, guerre, su di noi e oggi il governo Meloni e il parlamento nero, pone nella sua agenda in uno dei primi punti l’attacco alle donne sul diritto d’aborto, sulle condizioni di lavoro e nella famiglia, sempre più resa oppressiva e pericolosa per le donne. Noi vogliamo abolire questo sistema di classe, di doppio sfruttamento e oppressione per le donne. Noi vogliamo lottare per un mondo nuovo, in cui tutta la vita deve cambiare.
Ogni attacco che subiamo in questa società ha una causa profonda, alla radice che è il sistema capitalista in cui viviamo, un sistema che fa della doppia oppressione delle donne una sua base.
Tutta la nostra vita deve davvero cambiare! Non è solo una parola d’ordine ma deve essere una prospettiva che come donne proletarie dobbiamo impugnare già ora nelle lotte che facciamo costruendo l’unità di queste lotte che racchiudono in sé la condizione generale di oppressione, e la necessità il bi/sogno di rivoluzione per una vera liberazione delle donne e di tutti.

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