10/11/22

Dopo assemblea della Beretta, un messaggio/contributo del medico del lavoro, Vito Totire, portavoce della Rete Lavoro sicuro


Dopo la assemblea di Trezzo del 28 ottobre delle operaie dell’appalto Beretta e di tante altre realtà organizzative a livello nazionale: sviluppiamo (anche) la “prevenzione di genere in campo lavorativo”

Che quella del 28 ottobre sarebbe stata una assemblea molto importante era nell’aria; ma a questo punto pare evidente che il “clima” solidale e combattivo e la chiarezza sui percorsi da seguire abbiano superato le più ottimistiche aspettative; la composizione della assemblea rende ovvio e inevitabile che la gestione delle lotte sia in mano direttamente alle donne e alle forme di organizzazione che esse si sono date; a questo movimento vorremmo dare un nostro modesto contributo per così dire “tecnico” e collaterale continuando a dare sostegno alle prossime iniziative anche in altre sedi (siamo a conoscenza per esempio della situazione di Italpizza dove, provocatoriamente, il padrone chiede “risarcimenti” al sindacato di base! richiesta grottesca che equivale a contestare a un sindacato di base il fatto stesso di esistere;

dunque alcune riflessioni:

  • Può essere utile alla affermazione del benessere di lavoratrici e lavoratori cercare di far “capire” ai padroni, e a quei sindacati che svendono i diritti, che ogni contratto o accordo non può prescindere da una realistica valutazione del distress lavorativo e che tutto deve essere valutato anzitutto rispettando la volontà della base ma anche tenendo conto di quanto previsto dall’art.28 del decreto 81/2008 che obbliga, appunto, nella valutazione dello stress, a tenere contro delle differenze di genere, di età e di paese di provenienza (inteso non solo in senso geografico e linguistico ma soprattutto in senso culturale e antropologico)

  • Occorre far “capire” a padroni e sindacati filo padronali che nella attribuzione e “pesatura” dei carichi di lavoro occorre tenere conto dei carichi sociali e familiari che gravano su ogni singola persona e che gravano particolarmente sulle donne; i dati evidenziano che i cosiddetti “infortuni in itinere” incidono particolarmente sulle donne: questo riscontro può essere attribuito al fatto che nel tragitto casa/lavoro si concentrano fattori di rischio inerenti al carico complessivo di attività e alle costrittività di tipo tempistico (domestiche + lavoro esterno)

  • Mobbing, molestie e “blocco di carriera” e salariale sono fattori di rischio psicosociali ulteriori, gravi e specifici che vanno rintuzzati ed estinti alla fonte

  • Permane persino discriminazione nei risarcimenti di patologie somatiche come le patologie da amianto cosiddette “para lavorative” che in verità sono lavorative a tutti gli effetti; verosimilmente molte di queste sono persino del tutto disconosciute (sicuramente i mesoteliomi peritoneali e i tumori da amianto meno specifici del mesotelioma)

  • Le lotte delle donne rivelano contraddizioni e costrittività il cui superamento va a vantaggio di tutti i lavoratori e quindi non sono solo una occasione in cui tutti i lavoratori hanno motivo di solidarizzare (il che rimane doveroso sul piano etico e sociale) ma sono lotte destinate ad avere un riverbero positivo generale sul complesso delle organizzazioni lavorative

  • Le lotte delle donne/operaie sono occasione per rilanciare un lavoro di osservazione e di ricerca sul tema della “medicina occupazionale di genere” in un quadro in cui la medicina ufficiale e accademica (e soprattutto la industria capitalistica della salute) tendono a trascurare e negare le differenze (non solo di genere ma anche etniche); come nella migliore tradizione storica operaia ovviamente il lavoro di osservazione e ricerca va impostato sempre con i canoni della non delega ai tecnici e della validazione consensuale

  • Importante la critica rivolta al padrone sulle ipocrite campagne pubblicitarie di Beretta (viva la mamma e benessere animale!) che depongono per attenzione ed interesse solo al mercato, alla immagine esterna e alla cosiddetta fidelizzazione del “consumatore”, trascurando nei fatti le persone reali; BERETTA farebbe molto meglio ad evitare per principio discriminazioni e divisioni tra le lavoratrici, piuttosto che fare azioni propagandistiche.

Seguiremo con attenzione le prossime iniziative sulle quali le protagoniste di questo nuovo movimento ci vorranno informare e l’impatto che esse potranno avere nell’indurre azioni di miglioramento per conquistare il più possibile condizioni di benessere lavorativo.

Con preghiera di diffusione a chiunque interessata/o.

Vito Totire, medico del lavoro, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO

Via Polese 30 40122-Bologna

vitototire@gmail.com 333.4147329

Bologna, 7.11.2022

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