28/06/22

Operaie della Maier Cromoplast di Verdellino in sciopero contro la delocalizzazione della fabbrica. Uniamo le lotte delle lavoratrici contro i piani dei padroni. Solidarietà dalle lavoratrici Slai Cobas s.c.

I padroni delocalizzano per rinnovare la forza lavoro, dopo aver consumato sulle linee le operaie, dopo aver succhiato esperienza e tecnologia. Chiudono fabbriche quando il lavoro c’è. Scattato lo sciopero ad oltranza alla Maier Cromoplast di Verdellino. La solidarietà dello Slai Cobas sc.

Il tempo di rendersi conto delle manovre che l’azienda stava compiendo con il trasferimento degli stampi in Spagna, che un’operaia giovedì ha dato l’allarme, a catena è scattato il blocco di tutte le linee, dallo stampaggio alla galvanica, per uno sciopero ad oltranza con presidio alle portinerie, per evitare che altro prezioso materiale tecnico possa finire all’estero.
Tra le operaie e gli operai al presidio la convinzione che questa manovra sia stata organizzata per ‘far fuori la loro fabbrica’ vista come concorrente dal gruppo spagnolo che li ha rilevati cinque anni fa, è forte.
Ora a freddo, tanti particolari acquistano un valore diverso ‘il meccanico che non è stato sostituito, le ferie che improvvisamente vengono concesse senza più restrizioni, gli ordini lasciati… e così tanti altri episodi’, a dire che è una manovra preparata da tempo a tradimento.
Con orgoglio raccontano di come la fabbrica abbia sempre avuto una produzione di qualità, leader nel settore e che questo gruppo spagnolo, che via via ha aumentato le proprie quote di maggioranza nel disinteresse della vecchia proprietà occupata a seguire i profitti delle altre sue fabbriche, aveva evidentemente fin dall’inizio l’intenzione parassitaria di appropriarsi dell’esperienza e delle tecniche di produzione più efficienti delle loro.
Il piano di sottrarre gli stampi di nascosto per non allarmare le operaie che intanto avrebbero dovuto finire la produzione degli ultimi importanti ordini, è saltato.
Ora i cento della Maier Cromoplast (...siamo stati anche in 400 negli anni scorsi ricordano gli operai, le prime a sparire sono state le cooperative e le agenzie), in maggioranza donne con molti anni di lavoro sulle spalle, in presidio davanti alla fabbrica la difendono, sanno che il lavoro c’è. Lunedì nuova assemblea davanti alla fabbrica per decidere come continuare la lotta.
Anche questa fabbrica messa a rischio dai profitti dei padroni, secondo il solito piano arcinoto delle localizzazioni, ci dice quanto sia necessario difendere tutti i posti di lavoro, ma con una lotta che cerchi l'unità con le altre fabbriche in lotta a rischio delocalizzazione. Perché sono i piani dei padroni che dobbiamo far saltare, gli appoggi che hanno dai governi, perché nessuna fabbrica vince da sola, senza puntare ad alzare i rapporti di forza, rischia di finire nelle sabbie mobili degli incentivi all'esodo o degli incontri inconcludenti al Mise o in Regione.

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